Educazione
Milziade
31 Gennaio 2014 - 06:03
| Nome: | Milziade, o Melchiade |
| Luogo e data nascita: | ? - in Africa |
| Elezione: | 2 luglio 311 |
| Durata: | 2 anni, 6 mesi, 8 giorni |
| Data morte: | 10 gennaio 314 |
| Sepolto: | Catacombe di S. Callisto |
| Festa: | 10 gennaio |
Posizione cronologica: | 33 |
L’editto di tolleranza di Sardica (Sofia), proclamato il 30 aprile 311 poco prima della elezione di Milziade, è il preludio a quegli eventi favorevoli che permetteranno alla comunità cristiana di affermarsi definitivamente nella vita pubblica. Infatti, l’imperatore d’Oriente Galerio (250 ca.-311), in seguito alle atroci sofferenze causategli da un terribile cancro, decide di restituire le chiese ai cristiani, riconosce loro il diritto di riunirsi per il culto e per le celebrazioni liturgiche ed eleva il cri- Milziade stianesimo al rango di religio licita. Non si ha quasi nessuna notizia di Milziade (o Melchiade) prima della sua elezione a pontefice. Sappiamo solo che è di origine africana e che si trova a Roma al termine della dura persecuzione dell’Imperatore Diocleziano, l’ultima, la “grande persecuzione” (303-305).
L’inizio del governo di Milziade è indicato in diversi momenti, ma ancora più incerta sarebbe la data della morte, a seconda delle fonti. Tuttavia, si farebbe risalire l’elezione al 2 luglio 311 e la morte il 10 gennaio 314. L’avvenimento centrale del pontificato è la vittoria di Costantino (274-337) su Massenzio (278-312) il 28 ottobre 312, presso ponte Milvio a Roma, sotto l’egida del labaro fregiato con il “monogramma” – il “segno di Cristo” che Costantino ha ricevuto in sogno direttamente da Gesù –, forti del motto «In hoc signo vinces» apparso in cielo alle truppe (fatti confermati sotto giuramento dallo stesso Costantino allo storico Eusebio che lo riporta nelle sue opere Storia Ecclesiastica e Vita di Costantino).
Con la vittoria, Costantino diventa l’unico imperatore d’Occidente e può con piena autorità proclamare l’Editto di Milano il 13 febbraio 313, in accordo con il sovrano orientale Licinio (265ca.-325), concedendo ai cristiani la possibilità di testimoniare pubblicamente la loro fede nei territori imperiali.
Le conseguenze dell’Editto sono notevoli: le leggi emanate in passato contro i cristiani sono abolite; i luoghi di culto depredati durante le persecuzioni devono essere restituiti senza obbligo di riscatto; la domenica assurge a festività e dal 321 diventa giorno di riposo; la croce fa il suo ingresso nella vita pubblica. Nel 315 è abolita la crocifissione e nel 325 la lotta dei gladiatori. La famiglia viene tutelata da leggi che sanzionano l’adulterio, il concubinato e l’istigazione alla prostituzione. Anche gli schiavi vedono migliorate le loro condizioni di vita, con la proibizione di separarli dalle famiglie. Ai vescovi sono concessi onori prima riservati solo a senatori e consoli; la Chiesa è riconosciuta come ente giuridico e quindi capace di ricevere lasciti ed eredità.
Milziade riceve in dono da Costantino la Domus Faustae (di proprietà della moglie Fausta), il palazzo del Laterano che diverrà sede ufficiale dei pontefici ininterrottamente fino alla “cattività Avignonese”. Lo stesso Costantino edifica la chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme e a Roma l’antica basilica di S. Pietro, la basilica di S. Paolo sulla via Ostiense e la basilica di S. Sebastiano sulla via Appia.
Il Cristianesimo conquista il proprio spazio nella vita civile per espresso desiderio del sovrano temporale che riconosce un’istituzione utile per il mantenimento dell’armonia sociale, convinto del valore del suo messaggio spirituale (anche se Costantino riceverà il battesimo solo al termine della vita terrena, nel 337 da Eusebio di Nicomedia). Tuttavia, una volta sancita l’alleanza tra i due poteri emergono i problemi per definire gli ambiti di competenza. Nasce il complesso sistema di rapporti tra Stato e Chiesa che spesso degenera nel “cesaropapismo”, che si verifica quando a capo dell’impero ci sono forti personalità che tendono a sottomettere il Papa e la Chiesa alla loro autorità. In particolare, Costantino si sente in dovere di sostenere gli interessi della Chiesa, difenderla dagli attacchi degli eretici (come i donatisti) intervenendo spesso in questioni prettamente teologiche senza la necessaria competenza.
Milziade non ha un ruolo diretto in questo processo di sdoganamento del cristianesimo, ma si avvale della situazione politica favorevole per riottenere ciò che ai cristiani era stato tolto ingiustamente. Le vicende che lo vedono coinvolto in prima persona sono legate soprattutto allo scontro con i donatisti. Il 30 settembre del 313 in Laterano presiede un Concilio alla presenza di diciannove vescovi per dirimere la questione circa il vescovo di Cartagine Ceciliano, accusato dal vescovo di Numidia Donato (270-335) di aver ricevuto la consacrazione in maniera illegittima dal vescovo Felice d’Abtungi, che in passato era stato un traditor, vale a dire aveva consegnato (dal latino tradere, consegnare) i libri sacri ai persecutori e quindi non era più in comunione con Roma, nonostante si fosse pentito. L’ala giustizialista della Chiesa di Cartagine considera invalido il sacramento se chi lo conferisce non è in grazia di Dio. E chi aveva tradito doveva sottoporsi ad un secondo battesimo, se laico, o a una nuova ordinazione, se sacerdote, per riottenere piena cittadinanza nella Chiesa.
Il Concilio è convocato con pieno accordo tra Papa e imperatore. La considerazione di Costantino per le qualità umane e spirituali di Milziade è totale, sia per la dottrina sia per l’attitudine energica di affrontare le questioni: «la vostra fermezza giudicherà in quale modo si debba troncare per il meglio la suddetta causa e chiuderla secondo il diritto».
È indicativo il fatto che venga scelto Milziade come arbitro, quando invece la richiesta specifica di Donato a Costantino è di avere dei giudici-vescovi provenienti dalle Gallie, dato il sostegno per Ceciliano dell’ambiente romano. Per Milziade infatti, la validità del sacramento non dipende dalla condizione spirituale del celebrante. Pertanto condanna Donato e la sua eresia, confermando l’efficacia dei sacramenti anche se amministrati da sacerdoti in stato di peccato mortale.
Milziade prende altre decisioni di carattere organizzativo, disciplinando il digiuno dei credenti, ad esempio mai durante la domenica essendo la festa della risurrezione di Gesù nella carne, e il giovedì. Affronta con decisione l’opera di alcuni manichei a Roma.
Muore il 10 gennaio 314 e viene sepolto nel cimitero sulla via Appia. I due anni e mezzo di governo gli fanno meritare l’elogio di S. Agostino: «vero figlio della pace e vero padre per i cristiani».
IL TIMONE N. 104 - ANNO XIII - Giugno 2011 - pag. 54 - 55










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