Sabato 13 Dicembre 2025

Un equivoco

 

 
CIÒ CHE È VERO, GIUSTO, BUONO E BELLO PER GESÙ CRISTO È OGGETTIVAMENTE TALE PER CIASCUN UOMO, A MAGGIOR RAGIONE PER NOI CATTOLICI. AL CONTRARIO, CIÒ CHE DISATTENDE LA SUA LEGGE NON È, NÉ POTRÀ MAI ESSERE VERO, GIUSTO, BUONO E BELLO PER NESSUNO. Si avvicina la consultazione elettorale e le coalizioni presentano candidati che vantano meriti e promettono misure in sintonia con il pensiero della Chiesa, con le aspettative dei cattolici e con i valori che nascono dalla fede. Fatto comprensibile, visto che il mondo cattolico, pur essendo minoranza, fa ancora gola a quanti si propongono di governare la nostra bella Italia. Poiché nostro Signore invita a non giudicare per non essere giudicati, ci asteniamo dal sentenziare sulla buona fede dei candidati. Un giorno, anch'essi risponderanno al solo Giudice infallibile, che chiederà ragione persino delle singole parole pronunciate. Figurarsi delle promesse. Ma su di un punto - meglio: su di un termine - sembra doverosa una sia pur breve considerazione, perché in casa cattolica genera un equivoco. Mi spiego. Uno dei cavalli di battaglia utilizzato per raccogliere consensi risponde al termine “solidarietà”. Secondo alcuni opinionisti, noi cattolici dovremmo orientare il voto a favore di quella coalizione che mostra un maggior grado di interesse in tema di solidarietà. Quest'ultima sarebbe, infatti, criterio di giudizio massimo, se non unico, per operare una scelta coerente con la fede. Ora, qui si nasconde un equivoco che sarà bene chiarire. In realtà, ciò che a noi cattolici interessa non è una vaga idea di solidarietà, ma Gesù Cristo. Egli è primo criterio di valutazione di ogni atto della vita, anche di una preferenza elettorale. Che cosa significa, nel concreto? Significa che ciò che è vero, giusto, buono e bello per Gesù Cristo è oggettivamente tale per ciascun uomo, a maggior ragione per noi cattolici. Al contrario, ciò che disattende la sua legge non è, né potrà mai essere vero, giusto, buono e bello per nessuno. E questo vale per i singoli come per i popoli, per gli Stati come per le società. Da ciò partiamo per valutare meriti e demeriti di programmi, candidati e coalizioni. Che siffatto modo di pensare non corrisponda, oggi, al comune sentire, a noi cattolici importa solo come pungolo per intensificare l'opera di evangelizzazione, non per arretrare, disarmare o fare nostri criteri mutuati da altri. Ciò detto, una cosa resta ancora da precisare. Provate a parlare di solidarietà tra noi cattolici e subito qualcuno la attribuisce a cuor leggero anche a chi si trova culturalmente e politicamente su posizioni divorziste, abortiste, favorevoli all'eutanasia, alla libera diffusione della droga, alle coppie omosessuali, a quelle di fatto e via dicendo. Ora, va detto a chiare lettere che qui di solidarietà non si vede neanche l'ombra. Si tratta piuttosto della promozione dell'errore, della diffusione del male e della legalizzazione del peccato. Va da sé che un cattolico si guarderà bene dal dare il suo consenso a forze o a coalizioni che operano in questa direzione. E quali esse siano, è noto a tutti. Non è sufficiente preoccuparsi, come si gloriano di fare i rogressisti, dell'immigrato, del drogato, dello zingaro, dell'omosessuale, dei cibi transgenici, dell'inquinamento dell'ambiente, della salvaguardia degli animali e via elencando, fare di questa preoccupazione una bandiera di progresso e civiltà e vantare benemerenze in tema di solidarietà. Se stiamo al concreto, ci sono cose più importanti e decisive. Ne volete una? Pensate alla questione dell'aborto: oltre 130.000 bambini eliminati ogni anno in Italia col permesso di una legge che proprio i progressisti difendono come intoccabile. E' una strage immane. Ci chiediamo: dov'è la solidarietà con queste vittime innocenti? E se ne volete un'altra, pensate alla famiglia. Nel calderone della loro “solidarietà” mettono dentro unioni di fatto o coppie di omosessuali e si dimenticano, o addirittura osteggiano la famiglia naturale, come l'ha voluta nostro Signore, e il suo diritto alla libertà di educazione. E' un tema prioritario per la costruzione di una società ordinata al bene comune, che a noi cattolici interessa più di molti altri. Difficile riconoscere attestati di solidarietà a quanti (e sappiamo bene chi sono) s'oppongono alla famiglia naturale. Mi fermo qui. La lista degli esempi è lunga, lo spazio, invece, limitato. Il lettore saprà trarre opportune conseguenze da queste sintetiche considerazioni.
 

IL TIMONE N. 12 - ANNO III - Marzo/Aprile 2001 - pag. 1

 

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