Venerdì 24 Ottobre 2025

La croce è la strada che ci conduce alla Gloria

La predica corta della domenica, a settembre l'omelia di don Gianluca Attanasio.

La croce è la strada che ci conduce alla Gloria

ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE - Festa Carissimi fratelli e sorelle, questa mattina Gesù ci insegna che nessuno è mai salito al cielo se non Colui che è disceso dal cielo. Dio è luce, purezza, amore assoluto. Come possiamo noi salire nel suo cielo? Noi che invece siamo peccatori?

Lo abbiamo ascoltato nell'Esodo. Il popolo di Israele riconosce il suo peccato: “Abbiamo peccato perché abbiamo parlato contro il Signore”. Il vero peccato è la lamentela, la sfiducia, la mancanza di fede in Dio. Chi è esente da questo peccato? Riflettiamo un attimo sui nostri pensieri, i pensieri che ci assalgono, la critica verso i fratelli, la lussuria, l’avarizia, le parole che escono dalla nostra bocca, che nascono dai nostri pensieri, i fatti… e pensiamo più di tutto all'orgoglio, alla superbia che a volte ci portano anche a pensare che Dio stia sbagliando. “Nessuno è mai salito al cielo se non colui che è disceso dal cielo, il figlio dell'uomo”. Se fossimo santi, se fossimo puri, la nostra vita sulla Terra sarebbe già un appartenere al cielo. Ciò che ci impedisce di vedere e di vivere in cielo è il nostro peccato. Ma c'è uno, un uomo, puro e santo, che è disceso dal cielo. Nessuno è mai salito al cielo se non colui che è disceso dal cielo, il figlio dell'uomo. Figlio di Maria, un uomo che scende dal cielo e accetta di vivere in un mondo contaminato dal male, senza essere contagiato da questo male. Un uomo che è Dio, che vince il male con il bene, che mentre viene tradito dall'amico che ha condiviso il pane con lui lo chiama amico, pur sapendo che è da lui tradito. Un uomo che, mentre ha le braccia distese sulla croce, chiede al Padre suo di perdonare chi lo crocifigge. Cari fratelli e sorelle, la Chiesa ci fa festeggiare l'esaltazione della croce, perché questa festa, che ogni anno si festeggia il 14 settembre, oggi cade di domenica. Nella croce vediamo Gesù, il figlio dell'uomo, che non si lamenta del Padre, a differenza di noi peccatori, neppure quando è in croce. Un uomo che vive questa totale umiltà, questa fede assoluta nel Padre, nel disegno del Padre che ha permesso la croce per redimerci dal peccato e permetterci di salire al cielo con lui. Questo mostra la massima gloria della Croce. San Giovanni evangelista, quando parla della croce, parla di un innalzamento: “come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il figlio dell'uomo perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. La croce, che è la massima umiliazione, il massimo dolore, la massima fatica, è in realtà la massima gloria perché Gesù, prendendo su di sé il nostro peccato, ci riapre la porta del Paradiso. Nelle chiese la croce veniva normalmente messa sopra l’altare mentre nell'abside veniva rappresentata la gloria di Cristo risorto, proprio per mostrare che la croce è un passaggio che ci conduce alla gloria, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. La croce ci riconduce al cielo, la croce è strada alla gloria, la croce è un passaggio. Mettere dunque la croce nell'abside della chiesa è un grave errore liturgico perché ci mostra la morte come il fine della vita. Quindi, l'esaltazione della croce, se è la festa che ci mostra come attraverso l'umiliazione di Gesù siamo ricondotti alla gloria del cielo, ci mostra anche il vero significato della vita. La morte e la vita sono la legge universale della vita cristiana. In fondo ogni minima possibilità di diventare persone più cresciute, più risorte, esige di abbracciare una morte, una rinuncia, impegnarsi perdendo la propria vita. Dobbiamo accettare la legge della crocifissione per assumere poi quella della resurrezione. Domandiamo, cari fratelli e sorelle, in questa festa bellissima della Chiesa, accettare che la nostra strada per il ritorno al Padre passa per la croce ma non dimenticare mai che è una strada che ci conduce alla gloria.

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