Venerdì 24 Ottobre 2025

L'amministratore disonesto

La predica corta della domenica, in settembre l'omelia di don Gianluca Attanasio.

L'amministratore disonesto
Cari fratelli e sorelle, questa mattina Gesù ci racconta una parabola molto intrigante, una parabola che racconta di una storia che potremmo leggere anche oggi sui giornali: un amministratore sperpera i beni del suo padrone. Pensiamo anche agli sperperi del bene pubblico. Questo amministratore viene colto, come si dice, in castagna. Viene accusato da altri amministratori, evidentemente da altri servi del padrone e non può difendersi perché i numeri parlano chiaro. La sua colpevolezza è manifesta e sa con certezza che verrà licenziato. A questo punto non si perde d'animo, non si abbatte e chiama vari creditori del padrone e, facendo delle ricevute false, dimezza i debiti che costoro hanno verso il padrone. Quindi, anche dopo che è stato scoperto a rubare, continua a essere disonesto. Perché l'amministratore disonesto fa questo? Perché qualcuno, quando avrà perso il lavoro, lo accolga in casa sua. Dobbiamo sottolineare innanzitutto che questa parabola non è l'esaltazione della disonestà. Tutta la vita di Gesù è una predicazione sul bene, tale interpretazione perciò contraddirebbe tutto il suo insegnamento. Ma anche semplicemente leggendo la parabola, l’amministrazione è chiaramente indicata come disonesta. È sottolineato più volte che questo modo di comportarsi non va bene. Fino a questo punto il racconto è umanamente comprensibile. Se io sapessi che la contabile della parrocchia ruba i soldi, o li regala per interessi personali, mi arrabbierai tantissimo. Invece cosa fa il padrone? Il padrone loda il ladro. Chi è, quindi, questo padrone se non Dio che è così ricco che non ha paura di perdere niente? Perché lo loda? Perché aveva agito con scaltrezza: era andato dritto verso ciò che desiderava raggiungere. Si era dimostrato deciso nel raggiungere il suo scopo: essere sicuro che, una volta licenziato, qualcuno lo accogliesse nella sua casa. Così commenta Gesù: “i figli di questo mondo sono decisi nel cercare la ricchezza e anche in altre cose, quanto più voi dovete essere decisi nel puntare al regno dei Cieli.” Detto tra le righe: possiamo imparare anche da chi commette il peccato, anche dai pagani, possiamo imparare qualcosa da tutti. Ebbene, continua Gesù, io vi dico fatevi amici con la disonesta ricchezza, perché quando verrà a mancare vi accolgano nelle dimore eterne. Paradossalmente, la notizia di un amministratore ladro – apparsa sul giornale, raccontataci oggi da Gesù, attraverso il Suo sguardo – ci fa alzare gli occhi verso il cielo, verso le dimore eterne. Su questa terra noi maneggiamo i soldi, maneggiamo ricchezze che passano, maneggiamo soldi che sono segnati dal peccato, dall'ingiustizia. Siamo immersi in un mondo di peccato. A cosa dobbiamo tendere, in che cosa dobbiamo essere scaltri? In questo mondo segnato dal peccato dobbiamo puntare all'amicizia. “Fatevi amici con la disonesta ricchezza”. Perché la ricchezza è disonesta? Perché non è eterna, perché passa. Fatevi amici, perché quando verrà a mancare vi accolgano nelle dimore eterne. Dunque, in questo mondo di peccato, cercate l'amicizia, cercate l'amore vero, cercate l'amore che resta, che è quello degli amici, che è quello gratuito, che non è per un contraccambio, che non è per un utilitarismo. Cercatevi amici che possano pregare per voi quando vi presenterete davanti al Padre per il giudizio universale. Questo mi è stato amico, ha condiviso la vita con me. Accoglilo, o Padre, nelle dimore eterne. Concludo ricordando una magnifica parola di Sant'Agostino, che ci dice che non solo nell'eternità gli amici sono importanti – perché pregano per noi affinché il Padre ci accolga nel suo Paradiso – ma anche sulla terra. Niente è veramente bello, niente veramente si gusta senza la gioia, la consolazione e la pace dell'amicizia. Sant'Agostino dice Nihil amicus sine amico. Niente è amico sulla terra, tutto è estraneo, tutto è lontano, tutto è triste senza un amico che è realmente l'anticipo della vita eterna, dell'amore vero, dell'amore trinitario che ci attende nel Paradiso.

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