Domenica 07 Dicembre 2025

IL VANGELO DEL GIORNO

Convertirsi per accogliere: il vero cammino dell’Avvento

La predica corta della domenica, in dicembre l'omelia di don Samuele Pinna

Convertirsi per accogliere: il vero cammino dell’Avvento

La liturgia di questa II domenica di Avvento ci invita a volgere lo sguardo sulla figura di Giovanni il Battista, il testimone per eccellenza. Egli ci interpella ancora oggi, rendendo il Vangelo attuale e vivo. 

Si legge nel brano odierno che egli predicava nel deserto. Il deserto è il luogo del silenzio, della solitudine, del contatto privilegiato con Dio. È lì che si impara a essere autentici testimoni: radicati nel Signore, ma presenti nella storia senza lasciarsi imprigionare dalle sue esteriorità. Giovanni ci ricorda che la vera testimonianza nasce dall’incontro con Dio e dalla decisione di andare nel mondo a propagare la buona novella. 

Il Battista proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. “Conversione” rischia di essere una parola scomoda, che spesso preferiamo rivolgere agli altri piuttosto che a noi stessi. Non siamo noi a peccare – ci convinciamo –, ma gli altri. Giovanni ci richiama alla verità: forse oggi c’è poca fede non perché non comprendiamo più il messaggio del Vangelo, ma perché non ci piace ciò che ci chiede. 

Il Precursore, ancor più profondamente, diventa la voce di uno che grida nel deserto. Una voce che scuote le coscienze, arrivando a toccare persino quella di Erode. E noi, quale voce lasciamo che ci scuota? Spesso si è convinti che seguire i dettami della propria coscienza significhi fare ciò che si vuole o si sente in un determinato momento. Seguire la voce della propria coscienza significa, invece, comprendere dove abita il vero bene e metterlo in pratica. Per i credenti è realizzare ciò che il Signore ci chiede. Non basta, quindi, percepire una cosa come giusta per compierla: deve esserlo realmente. Abbiamo bisogno della Verità, quella che ci aiuta a distinguere il bene dal male, il vero dal falso. E questa Verità è Dio stesso. 

“Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”: ecco l’invito dell’Avvento. Non un’attesa svagata, ma una preparazione concreta. C’è un lavoro da compiere: si devono raddrizzare le strade storte e portare così tutto alla giusta misura. Domandiamoci: cosa è sproporzionato nella nostra vita? Dove occorre raddrizzare i sentieri del nostro quotidiano? 

Il Battista è una figura che vive in radicale essenzialità. Non è un dettaglio pittoresco: il suo modo di vestire e di nutrirsi è già un messaggio. Egli si colloca fuori dalle logiche del potere e del benessere, scegliendo la via della sobrietà e della dipendenza totale da Dio. È un profeta che richiama Elia e, proprio attraverso la sua vita austera, diventa segno di autenticità, di libertà dalle convenzioni e di forza interiore.  

Nemmeno il luogo del suo ministero, il Giordano, è casuale: è il fiume che segna l’ingresso nella Terra Promessa e diventa simbolo di un nuovo passaggio. Chi si immerge nelle sue acque compie un gesto di conversione, un esodo interiore, lasciando alle spalle il peccato e aprendo il cuore a una vita rinnovata. La confessione pubblica dei peccati, legata al battesimo di Giovanni, rappresenta un atto di “vera” verità e di umiltà: è riconoscere la propria fragilità e desiderare un cambiamento. 

Colpisce la risposta della gente: molti accorrono a lui da Gerusalemme, dalla Giudea e dalle regioni limitrofe. Del resto, Giovanni non annuncia sé stesso, ma prepara la strada a un Altro. Egli ci ricorda che la vera forza non sta nell’apparenza o nella ricchezza, ma nella fedeltà a Dio, e ci invita a spogliarci del superfluo e a tornare all’essenziale, per riconoscere ciò che davvero conta e accogliere la novità che Cristo porta. 

Giovanni non ha poi paura di usare parole forti: “Razza di vipere” è l’appellativo rivolto ai suoi uditori più critici. Ciò ci suggerisce come non possano esserci giustificazioni davanti al male, né al non impegno per il bene. Non basta dire: “Abbiamo Abramo per padre”, non si può cioè ridurre la religiosità a una pratica abitudinaria, né accontentarsi di proclamare di avere la fede: occorre viverla, incarnarla nelle scelte quotidiane. «È meglio essere cristiano senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo», ha lasciato scritto sant’Ignazio di Antiochia. 

Infine, Giovanni profetizza il battesimo in Spirito Santo e fuoco. Il battesimo è immersione in Gesù, ma anche purificazione del peccato che ancora ci abita. Lo avvertiamo questo residuo di male? Siamo cristiani autentici o ci pieghiamo al pensiero dominante? 

L’Avvento è, in definitiva, tempo di decisione. È il tempo in cui prepararci non solo con le parole, ma con la vita, perché il Signore viene, e viene per ciascuno di noi. 

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