Domenica 23 Novembre 2025

LA PAROLA DEL GIORNO

Lo scettro dell'universo in mano a chi ha vinto la morte

La predica corta della domenica, in novembre l'omelia di Padre Adolfo Scandurra

Lo scettro dell'universo in mano a chi ha vinto la morte

NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO RE DELL'UNIVERSO – SOLENNITÀ - ANNO C


Perché un percorso così spirituale come l’anno liturgico culmina in questa solennità? Sembra una questione di potere: chi è che comanda? Siamo così abituati a sentirci dire che siamo i padroni di noi stessi che questa regalità ci sembra un sopruso, un residuo della “chiesa trionfalista” che vuole essere al centro dell’universo. Se poi andiamo a guardare come Gesù sia arrivato a sedersi su quel trono, scompaiono tutti i concorrenti, gli aspiranti “re dell’universo” si dileguano. Il trono di Gesù (re certificato addirittura da Roma, con la scritta trilingue), ci dice il vangelo di oggi, è la croce. Il popolo (chi non ha il potere) stava a vedere, per apprendere chi lo comanderà. Entrano allora in campo i detentori del potere.

I capi lo invitano a salvare se stesso, a “farsi” un miracolo dopo averne fatti tanti per gli altri, visto che si tratta dell’eletto di Dio. La fede serve per stare bene, Dio è quello che ci fa andare ben gli affari e la salute. O no? I soldati parlano in termini di potere che salva se stesso: se tu sei il re dei Giudei … fai come tutti gli altri re, schiaccia i tuoi nemici e salva te stesso. Poi c’è il ladrone che insulta Gesù e chiede salvezza anche per sé e assomiglia tanto a noi, che nella difficoltà gridiamo: perché non fai nulla? A tutti questi Gesù non risponde niente. Tace. Alla fine, parla il “buon ladrone” che ammette la propria colpa e vede la regalità di Cristo. Cosa avrà visto? La mitezza di quel crocifisso? Lo avrà sentito perdonare i carnefici? La sua innocenza perfetta, senza fremiti di violenza, di indignazione? Una cosa è certa: ha visto in Gesù la vittoria sulla morte. Vide in quel crocifisso innocente la porta per oltrepassare la propria morte ed entrare in un regno bellissimo di cui Gesù è re. Fu preso dal desiderio di essere insieme con Lui. È il primo cristiano della storia: un criminale ha visto per primo il mistero pasquale e ha riconosciuto la regalità di Cristo.

Lo scettro dell’universo ce l’ha solo chi è capace di strapparlo dalla mano della morte, solo chi non ha nessuna connivenza con essa, chi non la usa come strumento di consenso o di ricatto. Dicevamo che il Figlio di Dio è l’unico che non ci tiene al guinzaglio della paura, non esercita su di noi quel tipo di potere, quindi ci fa liberi, radicalmente. Eppure, ha un potere ancora più grande della paura della morte: l’amore per noi, l’unico vero e totalmente, divinamente gratuito. Non è re per se stesso, è re per noi, per governarci, per crearci di nuovo, per farci diventare figli di Dio e fratelli Suoi. Gesù, con la vittoria sulla morte, ha fatto nuove tutte le cose (l’universo!): ha inaugurato un nuovo modo di amare, di lavorare, di nascere e di morire, di organizzare la società, l’economia, di fare arte, musica, cultura.

Altrimenti che regno sarebbe se fosse solamente ultraterreno? Avrebbe lasciato le nostre vite terrene, l’universo creato, nel potere delle tenebre, in mano al Principe di questo mondo? Ci vuole troppo bene per darla vinta al Suo e nostro avversario. Quindi il Regno di Gesù comincia sulla terra quando qualcuno lo segue non a parole ma con i fatti, ma culmina in cielo quando attraversiamo la morte con Lui. In fondo, è una questione di memoria: Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno, sulla bocca del discepolo, fa eco all’implorazione struggente di Gesù: Fate questo in memoria di me! Il regno di Cristo è eucaristico. È memoria amorosa che unisce terra e cielo in un unico Destino.   

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