Giovedì 23 Ottobre 2025

«Senza etica non c’è diritto ma solo organizzazione della forza»

Premio Internazionale di Cultura Cattolica conferito dalla Scuola di Cultura Cattolica di Bassano del Grappa al professor Mauro Ronco, docente emerito di diritto penale e vicepresidente del Comitato Nazionale di Bioetica

Si è svolta venerdì sera a Bassano del Grappa la cerimonia di consegna del 42° Premio Internazionale Cultura Cattolica, conferito al prof. Mauro Ronco, docente emerito di Diritto Penale, vicepresidente del Comitato Nazionale di Bioetica e socio fondatore di Alleanza Cattolica. Una figura, come si legge nella motivazione del Premio, di “giurista insigne, scrittore versatile e polemista acuto” che è diventato “riferimento per tutti coloro che, nel mondo del diritto – e non solo –, intendono dare testimonianza alla verità in un’epoca soffocata dalla dittatura del relativismo”. Rispondendo alle domande del prof. Sergio Belardinelli, Ronco ha esordito sottolineando l’importanza della fede nello svolgimento della sua professione di studioso del diritto. “Ho iniziato i miei studi perché desideravo operare per la giustizia”. Fin da subito, ha aggiunto, si è reso conto che era il caso di occuparsi non solo della ricerca, ma anche della storia e dei casi delle persone, che oscillano continuamente tra il bene e il male. “Calarsi nella storia delle persone cercando di apprezzare il bene e il male consente di capire che il diritto non è separato dall’etica, ma vi è strettamente connesso”. Esso è distinto dall’etica ma non ne è separato, come pensa una certa parte degli studiosi del diritto penale. “Senza etica, senza il rispetto dei principi morali fondamentali della singola persona non c’è diritto, ma solamente l’organizzazione della forza”. Da fondatore e presidente anche del Centro Studi Rosario Livatino, sempre più un riferimento nell’approfondimento per gli studiosi del diritto e non solo, il professore ha evidenziato come sia fondamentale tenere presente che “l’uomo giusto può creare giustizia”. Oggi possiamo ritenerci all’altezza dell’esempio di Rosario Livatino? “La magistratura – ha risposto – ha creato molte forze tecnicamente valide per combattere la malavita, e ci sono molti magistrati coraggiosi. Bisogna che questa consapevolezza contro la metastasi della criminalità si accresca dal punto di vista etico, che si acquisisca una consapevolezza che questa battaglia non è una battaglia di potere, ma è una battaglia per la verità e la giustizia”. Verità e giustizia, appunto. “Se ci sono delle parole che oggi non godono di grande consenso – ha sottolineato nell’introdurre il tema il prof. Belardinelli – sono proprio quelle di verità e giustizia”. Come possono essere articolate in una società pluralistica come la nostra? Il fondamento sta nella parola di Cristo “io sono la via, la verità e la vita”, ha risposto Ronco. “Senza la verità, senza Cristo, non c’è vera vita, bisogna avere il coraggio di pronunciare questa parola”. E la verità parte dalle singole esperienze di vita. Da avvocato, ha commentato, si è reso conto che anche nelle arringhe più infuocate bisogna sempre saper distinguere “il male commesso dalla persona dal bene a cui tendiamo”. Qui sta il fondamento del diritto: “cercare di difendere un soggetto – o accusarlo – ma sempre riservando lo spazio per la verità della persona, per la sua ‘creaturalità’ e per la sua dimensione di persona fatta a immagine somiglianza di Dio”. Solo in questo modo si possono superare “gli ostacoli dell’indifferentismo che negano la verità ma che non possono negare che la persona ha un valore intrinseco superiore alle cose e alle contingenze, anche quando si sia resa responsabile di delitti”. Venendo all’attualità, e in particolare al caldissimo tema del fine vita, Ronco ha usato toni ottimistici sul futuro. “Sul fine vita il mondo cattolico e anche non cattolico italiano ha resistito coraggiosamente, se paragoniamo la nostra situazione ad altri Paesi europei”. La sentenza della Corte Costituzionale del 2022, ha spiegato, “ha detto in maniera forte che l’aiuto al suicidio e l’omicidio del consenziente sono un delitto”. Certo, è innegabile che all’interno della stessa Corte ci siano delle tendenze laicistiche, tuttavia bisogna prendere atto di questa presa di posizione forte che “ha escluso dalla punibilità delle situazioni marginali, ribadendo anche che l’ordinamento deve dare uno spazio completo alle cure palliative, che sono un rimedio importante contro la disperazione del malato sofferente”. Ciononostante, soprattutto sul piano mediatico è maggioritaria la narrazione “volta a far credere che ormai i giochi sono fatti”. “Anche qualche politico di spessore a volte sembra cedere e a questa tendenza comunicativa, ma bisogna dare forza alla convinzione che la battaglia per la tutela della vita non è perduta”. Serve conservare un bene prezioso. Si tratta di un atteggiamento che – con le parole di Belardinelli – non ha nulla di scandaloso perché “è la risposta più normale che diamo alla caducità delle cose”. Eppure, ha ammesso, “conservare” è una parola screditatissima soprattutto sul piano politico, ambito che potrebbe invece trarre giovamento dall’emergere di un movimento conservatore che si rifaccia alla Dottrina sociale della Chiesa (DSC). Da parte sua, il prof. Ronco ha concordato sul punto: “che sia fondamentale riscoprire la DSC lo diceva anche Giovanni Paolo II nell’enciclica Sollicitudo rei socialis del 1991. Egli però diceva che bisogna riscoprirla nella sua integralità, quindi sia nella sua dimensione di contrasto ai totalitarismi, sia in quella di opposizione alla tendenza individualistica e quindi indifferentista”, che è il percorso culturale e sociale dell’Occidente di questi ultimi decenni. “Se il mondo cattolico vuole riscoprire la DSC ha terreni enormi da coprire e impegni enormi da sviluppare anche rinnovando il modo di fare politica in modo propositivo e solidaristico e non solo in quello parassitario di una certa parte della classe dirigente”. La politica, infine, deve recuperare il suo ruolo anche di fronte alle spinte di certa magistratura, che negli ultimi vent’anni ha smontato per sentenza delle leggi dello Stato, in particolare quelle relative ai temi eticamente rilevanti. Anche il presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera ha “ammonito” il Parlamento a legiferare sul tema del fine vita per colmare un presunto “vulnus normativo”. Di che cosa è sintomo e quali possono essere le conseguenze di questi interventi della magistratura nei confronti del legislatore? “A partire dal dopo guerra le costituzioni hanno aperto spazi particolari alla giurisprudenza”, ha spiegato Ronco. “Il principio della legge dello stato che domina su ogni ambito dell’economia e del diritto – principio che ha sostenuto il positivismo giuridico dell’epoca liberale e soprattutto dell’epoca totalitaria – è decaduto per una sua debolezza intrinseca: la legalità è sì un presidio, ma non è assoluto perché la legge, prima di essere approvata secondo le tecniche corrette, deve essere giusta”. Cioè, prima della legalità in senso formale c’è la legalità in senso sostanziale, c’è la giustizia del provvedimento legislativo. La legalità, quindi, non è l’unica fonte del diritto: anche per San Tommaso, ad esempio, ciò che conta non è che la legge sia corretta sotto il profilo formale, ma che sia giusta. “Che anche le Corti rivendichino un ruolo in questo senso non è malsano in sé; ciò che è malsano è la pretesa di fare a meno del legislatore o di sostituirsi ad esso seguendo l’ideologia”. “In Italia non raramente le Corti hanno seguito l’ideologia smontando certi principi e valori fondamentali, anche se poi la realtà li riafferma e li riporta in considerazione”. Secondo Ronco in questo contesto il compito degli uomini di buona volontà e dei realisti è “inserirsi in questo dibattito e operare per le leggi giuste nell’interpretazione prima ancora che nella loro produzione perché prima di fare una legge nuova è fondamentale che cerchiamo di interpretare la legge esistente nel modo migliore in una chiave di ritorno al diritto naturale che fornisce le basi per una corretta interpretazione delle norme così come sussistono”. (Foto il professor Mauro Ronco con il Presidente della Scuola di Cultura Cattolica David Bozzetto - credit Scuola di Cultura Cattolica Bassano del Grappa)

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