Riportiamo alcuni passaggi salienti dell’intervista rilasciata a Philippine de Saint Pierre, Direttrice generale presso KTO Télévision Catholique, dalla “voce forte della Chiesa in Africa”, sua Eminenza il Cardinal Ambongo, presidente della SCEAM, simposio delle conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar. Sacerdote dal 1988, cappuccino, vescovo dal 2004 e arcivescovo di Kinshasa dal 2018, creato cardinale da Papa Francesco nel 2019, due anni dopo diventa membro del ristretto consiglio di cardinali del Sommo Pontefice.
«A proposito di Europa e di Occidente, Eminenza, qualche settimana fa avete avuto parole molto dure nei confronti dell’Occidente in merito alla perdita di direzione per quanto riguarda i suoi valori e al rischio della sua scomparsa e questo ci ha scioccato; può spiegare la sua intenzione dietro queste parole?»
«Per prima cosa mi scuso se qualcuno si è sentito scioccato da queste parole, ma l’idea dietro questa espressione è la realtà dell’Occidente oggi. Noi abbiamo, almeno dall’esterno, l’impressione che l’Occidente stia perdendo le proprie radici e le radici dell’Occidente sono esattamente i valori che l’Occidente ci ha portato durante la colonizzazione e noi abbiamo creduto in questi valori; ma constatiamo oggi che per l’Occidente questi valori non esistono più e questo ci confonde un po’. Ci poniamo delle domande: dove sta andando l’Occidente con questo genere di passi? E quando ho detto che l’Occidente rischia di sparire è per il fatto che un popolo è anche la sua cultura, ma abbiamo l’impressione che l’Occidente non è più disposto ad assumere la sua cultura: tutto è relativizzato, tutto è messo in discussione, e questo comunque ci inquieta».
«Fate riferimento in particolare alla questione della famiglia e alla questione del genere?»
«E’ tutto questo insieme»
«E precisamente dal punto di vista ecclesiale ciò vorrebbe dire che piuttosto che lasciare sparire l’Occidente il momento sarebbe propizio perché la Chiesa d’Africa apporti qualcosa all’Occidente che glielo ha consegnato in origine, il Vangelo? C’è una vocazione della chiesa in Africa che potrebbe beneficiare la chiesa universale e questo Occidente invecchiato?»
«La chiesa d’Africa vive questo come una responsabilità: ieri l’Occidente ci ha portato Gesù Cristo, il Suo vangelo, oggi noi abbiamo come un po’ l’impressione che l’Occidente cominci a prendere le distanze nei confronti del Vangelo e crediamo che, essendo da noi la Chiesa in crescita, abbiamo un numero sufficiente di personale e possiamo, in termini di solidarietà, venire in aiuto all’Occidente portandogli del personale (“laici e presbiteri”, Ndr)».
«Eminenza, nella vita recente della Chiesa ci sono stati dei punti di contatto nei quali le placche continentali non erano allineate, penso in particolare alla pubblicazione di Fiducia Supplicans, il testo pubblicato da Roma il dicembre scorso, che fissa il quadro delle benedizioni delle coppie in situazioni irregolari, in particolare degli omosessuali; c’è stata una levata di scudi da parte di numerosi responsabili della chiesa in Africa, al punto che infine c’è stato un adeguamento particolare su questo testo per il continente africano. Innanzitutto può dirci perché questa levata di scudi? perché abbiamo la sensazione visto da qui che questo testo in realtà non cambi granché nella pratica dei sacramentali così come li conosciamo nella Chiesa.»
«Condivido del tutto la sua analisi. Io credo che questo testo non fosse necessario in questo momento, perché uscivamo dalla prima sessione del Sinodo sulla Sinodalità e stiamo aspettando la seconda sessione. Torneremo sopra tutte le domande che avevamo sollevato durante la prima sessione del Sinodo; ci avremmo guadagnato molto aspettando la fine della seconda sessione e il maturare di questo tema in uno spirito di sinodalità. Penso che quello che più mi ha sorpreso, scioccato è stato il modo nel quale questo testo è stato pubblicato, devo dire, al di fuori dello spirito di sinodalità. Intendo sul piano della metodologia e del timing; ma anche quando leggiamo il contenuto del testo, come ha giustamente detto, non si trova una rivoluzione nel documento perché noi le benedizioni le facciamo, benediciamo tutti, benediciamo anche gli animali, le auto, ho benedetto anche delle Bic (su richiesta di giovani studenti, Ndr),.. »
«E’ questo che ha maggiormente turbato, perché in effetti la benedizione non si indirizza a qualcuno che è perfetto e non è riservata a persone che si trovano in una situazione perfetta… »
«Per niente, affatto! La benedizione si può donare a tutti. Ciò significa che ciò che ha creato problemi non è la benedizione, perché le benedizioni le facciamo già. Ciò che ha un po’ scioccato, e credo che si sarebbe dovuta preparare un po’ meglio l’opinione nel quadro della sinodalità, è piuttosto la benedizione del legame omosessuale.»
L’intervistatrice prosegue spiegando il ruolo di mediatore che il cardinale ha svolto tra i suoi confratelli africani che hanno avuto le reazioni più intense e Roma, per giungere a una sorta di moratoria particolare per la chiesa africana. Il cardinale ricorda come la visita di un anno fa del Santo Padre che tutti hanno amato sia ancora fresca nella memoria di tutti. Ciò che si profilava era in quel momento una sorta di scontro frontale col Papa. Nel suo ruolo di presidente della SCEAM ha scritto alle singole conferenze episcopali e non ai singoli vescovi e ha insistito perché ci fosse sempre una concertazione prima di uscire con una qualsiasi dichiarazione. Il pericolo da evitare è la perdita di comunione con l’autorità di Roma. Fatto un lavoro di sintesi di tutte le dichiarazioni raccolte dalle conferenze episcopali africane, il cardinale, in quanto membro del C9 e quindi come consigliere del Papa, gli ha scritto una lettera personale. Ha incontrato personalmente Papa Francesco e, riferisce sempre nell’intervista. si è detto pieno di ammirazione e gratitudine per il suo senso pastorale. Si è confrontato con il cardinal Fernandez, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede perseguendo un duplice obiettivo: calmare gli animi dei fedeli africani che si sono sentiti feriti nella loro fede e salvare la comunione col successore di Pietro.
«Visto da questo Occidente che giudicate severamente abbiamo avuto l’impressione che ci fosse la manifestazione di un disprezzo degli omosessuali da parte della chiesa cattolica africana. Occorre ricordare, per chi non lo sa, che su 55 paesi africani ce ne sono 33 nei quali l’omosessualità è un crimine punito dalla legge, e il Santo Padre dice come questa criminalizzazione non sia né giusta né buona. Può dirci una parola sullo sguardo che la chiesa africana ha sulle persone omosessuali?»
«Da sempre in Africa si conoscono casi di pratica dell’omosessualità, ma i casi che esistono in Africa sono considerati come una deviazione, un abominio. Un po’ come nella Bibbia: i casi esistono. A livello di continente africano si può vedere come l’omossessualità non sia ancora legalizzata ed è soprattutto questo che ha scioccato. Come si possono benedire delle cose che sul piano legale sono vietate? (…) In Africa dal punto di vista della cultura la pratica dell’omosessualità esiste, ma non è considerata come una pratica normale.»
«Ma la Chiesa è pronta ad accogliere queste persone?»
«La Chiesa a livello di continente ha un’attitudine molto chiara: gli omosessuali li si accoglie come esseri umani, come figli e figlie di Dio, non li si rifiuta. Ma non ne deriva il principio che questo orientamento sessuale sia qualcosa che possiamo insegnare ai nostri bambini; non si stigmatizza, ma non si incoraggia nemmeno questa pratica.»
(Fonte foto: Ktotv.com)
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