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Anche i libri di 007 ora nel mirino della censura
NEWS 1 Marzo 2023    di Federica Di Vito

Anche i libri di 007 ora nel mirino della censura

In occasione delle censure apportate alle opere di Roal Dahl avevamo parlato del “sensitivity reader– nuova figura editoriale al limite tra paladino del politicamente corretto e funzionario dell’inquisizione woke. Il prescelto in questione ha il compito di passare al setaccio il manoscritto alla ricerca di frasi e osservazioni offensive, stereotipi, pregiudizi, incomprensioni e rappresentazioni sbagliate che gli autori non appartenenti a una certa minoranza potrebbero aver tralasciato. Proprio per questo, un sensitivity reader deve appartenere alla specifica comunità di il libro tratta.

Bene, nel mirino del lettore più sensibile e corretto di tutti ci è finito 007. Ian Fleming Publications Ltd, proprietaria dei diritti letterari delle opere dell’autore britannico, ha fatto rivedere i testi originali da un gruppo di temibili “sensitivity readers”, a renderlo noto The Telegraph. Tutti i libri dell’agente segreto più famoso al mondo – modificati seguendo fedelmente i consigli dei sensitivity readers – saranno ripubblicati ad aprile, in occasione del 70° anniversario dell’uscita del primo libro delle avventure di 007, Casino Royale, pubblicato nel 1953 e adattato al grande schermo sia nel 1967 sia nel 2006, con Daniel Craig nei panni del celebre agente britannico.

Sempre secondo The Telegraph, ogni suo libro dovrà includere il seguente disclaimer: «Questo libro è stato scritto in un’epoca in cui erano comuni termini e atteggiamenti che potrebbero essere considerati offensivi dai lettori moderni. In questa edizione sono stati apportati alcuni aggiornamenti, pur mantenendo il più possibile il testo originale e il periodo in cui è ambientato». Nello specifico, a subire le modifiche sono state le parole considerate «razziste» o «poco inclusive».

In questa nuova edizione dei romanzi di James Bond, oltre alla modifica della parola «negro», prontamente sostituita con «persona di colore», sono stati rimossi alcuni riferimenti all’etnia di alcuni personaggi, come nel caso di un barman in Operazione tuono, di un medico e di un criminale in Dr. No e di quella degli ex autisti in Missione Goldfinger. Allo stesso modo, in Vivi e lascia morire non troveremo più il riferimento all’abuso di alcool nella descrizione dei commercianti di oro e diamanti di origine africana. Per dare un contentino agli appassionati di 007, rimangono originali le seguenti descrizioni: «Dolce sapore dello stupro», «donne che non riescono a fare un lavoro da uomo» e l’omosessualità descritta come una «disabilità ostinata». Per ora.

In vita Fleming aveva accettato di attenuare alcuni passaggi erotici e riferimenti razziali troppo espliciti nelle sue opere, in particolare in Live and Let Die, per andare incontro alle richieste dei censori statunitensi. Ma non credo si sarebbe aspettato il mondo in cui viviamo oggi. Un mondo dove perfino prima di guardare il cartone di Peter Pan la Disney ci deve ricordare con un bel disclaimer anti-razzista che Capo Indiano con la pelle rossa sarebbe denigratorio.

In un pezzo di editoriale per The Independent, il biografo di Ian Fleming, Andrew Lycett, ha dichiarato che «ciò che un autore mette su carta è sacrosanto e non dovrebbe essere alterato. È la prova dell’atteggiamento dello scrittore e della società in un determinato momento, che si tratti di Shakespeare, Dickens o Ian Fleming». Parole sante le sue. Quel modo originale e unico scelto dall’autore sarebbe testimonianza degli usi e del pensiero culturale di quello specifico periodo, è sempre stato così. Ma cancellare la memoria non ricorda vagamente l’uso dei regimi totalitari di imporre politiche di memoria ben definite e ideologizzate?

D’altronde già ci eravamo dovuti sorbire l’idea di far fuori James Bond e dare il benvenuto a una nuova 007 donna e afro-britannica. Ma, con buona pace di chi smania nel vedere qualsiasi personaggio inchinarsi alla “rivoluzione woke”, alla fine la produttrice della saga Barbara Broccoli aveva affermato: «Non penso che una donna dovrebbe interpretare James Bond. Credo che ci sia necessità di creare personaggi femminili e non soltanto di avere donne che interpretino ruoli di uomini. Non credo ci siano abbastanza grandi ruoli per le donne ed è molto importante per me realizzare film per le donne sulle donne». Quindi, nulla più dovrebbe sconvolgerci. Avanti il prossimo. (Fonte foto: Facebook)

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