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Dai dossier comunisti al caso Emanuela Orlandi, fango a volontà su Giovanni Paolo II
NEWS 14 Aprile 2023    di Manuela Antonacci

Dai dossier comunisti al caso Emanuela Orlandi, fango a volontà su Giovanni Paolo II

È un fatto emblematico, quello accaduto lo scorso 2 aprile, quando la statua di Giovanni Paolo II, posta nello spazio antistante la cattedrale di Lodz è stata trovata imbrattata di rosso. È un fatto emblematico di ciò che sta avvenendo a livello mediatico e non solo, contro il papa che ha segnato il secolo scorso. La scritta, in bianco, riportata sul basamento dell’effige lo conferma Maxima culpa, ovvero il titolo del libro Massima colpa. Giovanni Paolo II lo sapeva, pubblicato, lo scorso, marzo, dal corrispondente olandese in Polonia, Ekke Overbeek, secondo il quale l’allora cardinale Wojtyla avrebbe coperto i preti della sua diocesi colpevoli di abusi sui minori, limitandosi a trasferirli, senza denunciarli alle autorità civili.

Interessante è il fatto che l’anticipazione di tale libro-accusa, uscito lo scorso marzo, sia stata pubblicata lo scorso febbraio, in un inserto del quotidiano Gazeta Wyborcza, l’influente giornale di sinistra che durante il pontificato di Giovanni Paolo II, giova ricordarlo, collaborò – nemmeno tanto sotterraneamente, peraltro – con quelle forze che in Polonia volevano distruggere la grandezza della figura del pontefice; e, guarda caso, si scopre che la casa editrice di Gazeta Wyborcza è la stessa che ha lanciato il libro Massima colpa. Di fronte a questa ondata di fango, migliaia di polacchi sono scesi in piazza per difendere la reputazione del papa santo.

Inoltre contro il libro, cosi come contro il programma del canale privato Tvn realizzato da Maciej Gutowski con la stessa accusa, si è scagliato, ultimamente anche il partito di Jaroslaw Kaczynski: «Si condanna fermamente la vergognosa campagna di diffamazione dei media, in gran parte basata sui documenti della, macchina della violenza comunista polacca, contro il grande Giovanni Paolo II», ha detto Kaczynski, parlando di materiale che «nemmeno i comunisti hanno osato osare», in riferimento ai dossier della polizia segreta comunista che per anni ha cercato di ridurre l’ impatto pastorale del giovane arcivescovo di Cracovia e che, secondo il presidente della conferenza episcopale polacca Stanislaw Gadecki, avrebbero diffuso voci denigratorie e tendenziose, ancora tutte da verificare, anzi molte delle quali, sottolinea, sono state abbondantemente confutate.

Ma evidentemente si tratta di una damnatio memoriae senza esclusione di colpi se, anche da noi, si partecipa a questo incredibile tiro al bersaglio. Pensiamo agli ultimi interventi di Pietro Orlandi, fratello della scomparsa Emanuela, di cui non si hanno più notizie dal pomeriggio del 22 giugno 1983, che tra un salotto televisivo e l’altro, ha cominciato ad insinuare l’idea di un diretto coinvolgimento di Giovanni Paolo II nella vicenda della scomparsa di sua sorella. Addirittura avrebbe buttato lì che «Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi» e… «non andava certo a benedire le case». Inoltre – e ci sarebbe del comico, se la cosa non fosse, invece, incredibilmente seria – è stata fatta riascoltare una registrazione audio (peraltro di anni fa) in cui il coinvolgimento del Papa veniva confermato niente meno che da un componente della “banda della Magliana”.

Una registrazione che Pietro Orlandi avrebbe consegnato al promotore di giustizia del Vaticano, insieme ad una sua deposizione. Ma non basta, a coronamento di accuse di una portata così grave che come minimo bisognerebbe presentare come ben fondate, prima di essere lanciate, Orlandi ha anche affermato che un gendarme gli avrebbe pure confidato, subito dopo il rapimento di sua sorella, di aver sondato «quei tre o quattro cardinali» di cui si sapeva che avessero il “vizietto”, per ottenere qualche informazione utile, lasciando intendere che da più parti gli sarebbe stato detto che nel 1983 la pedofilia in Vaticano era “accettata”. Insomma accuse molto pesanti, che sembrano basarsi su un “corrono voci che”.

E le prove? A parte audio e “voci”, appunto, per il momento non ne sono note. Come Timone non temiamo certo di affrontare il tema degli abusi del clero – lo abbiamo fatto anche con il numero di gennaio della rivista (qui per abbonarsi). Tuttavia, l’intensità mediatica di questi attacchi – tutti concentrati in poche settimane, se non in pochi giorni –  senza esclusione di colpi alcuna, non può non apparire sospetta. E verosimilmente è anche un modo per demolire anche il magistero di un papa che sulla morale e sulla dottrina, complice l’aiuto dell’allora cardinale Ratzinger, è stato di cristallina limpidezza. (Fonte: Bing, immagine free).

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