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Dopo l’aborto in Costituzione, Macron ora vuole più eutanasia
NEWS 12 Marzo 2024    di Paola Belletti

Dopo l’aborto in Costituzione, Macron ora vuole più eutanasia

Chissà cosa direbbe di questa proposta di legge nella sua amata Francia Madame Garnier, fondatrice delle Dames de Calvaire, la prima ad utilizzare il termine hospice nel senso moderno e a dare impulso significativo alla millenaria tradizione di cura dei malati terminali che accompagna tutta la storia umana. Era il 1843 quando aprì il primo hospice per morenti a Lione. La cosa distintiva di ogni persona gravemente malata o morente è che è ancora viva; l’aspetto tipico di ogni calvario è che si tratta di una strada da percorrere lungo la quale, benché molto sofferenti e certi della destinazione della morte, si mette un faticoso passo davanti all’altro da vivi e, ci si augura, sostenuti da qualcuno più in forze di noi.

Questa è l’immagine che può a buon diritto richiamare l’idea dell’amore fraterno, certo del valore della vita e dell’unicità di ciascuno fino all’ultimo istante; di sicuro molto più di quanto faccia la proposta di legge che riguarda «un po’ il suicidio assistito e un po’ l’eutanasia» del solerte Macron, propugnatore di (falsi) diritti decisivi come la scelta delle tende in una casa in fiamme. Così l’ha definita lo stesso Presidente in una recente intervista: «una legge della fratellanza che riconcilia l’autonomia dell’individuo con la solidarietà della nazione». Che per solidarietà della nazione intende forse l’auspicata spending review che la rimozione rapida di malati terminali un po’ troppo lenti ad arrivare al decesso otterrebbe per le casse dello Stato? Un po’ questo un po’ la fraternité, probabilmente.

Si sono da poco spente le luci sulla Tour Eiffel per festeggiare la libertà di aborto citata da un articolo della Costituzione che già si è rimesso a testa bassa a lavorare sul fronte della dolce morte. La legge, per la verità, aveva subito un rallentamento nel suo percorso dopo la visita di Papa Francesco a Marsiglia: doveva passare entro la fine dell’estate 2023, tanto che a metà settembre Olivier Véran annunciava «progressi significativi»; devono aver pesato le parole del Pontefice che nella sua tappa provenzale aveva messo in guardia dalla «prospettiva falsamente dignitosa di una morte dolce».

Il disegno di legge è stato rinviato, ma purtroppo non accantonato né rivisto nella sua irragionevole ratio. «Il progetto prevede la possibilità di ricorrere all’eutanasia attiva, cioè l’induzione diretta della morte, a certe condizioni: la persona interessata deve essere maggiorenne e soffrire di una malattia mortale incurabile. Le restrizioni alla capacità di giudizio, per esempio a causa di malattie mentali, dovrebbero essere escluse. L’assicurazione sanitaria dovrebbe pagare il processo di esame e attuazione individuale.» Ci risiamo: inguaribile, secondo questa logica, significa che non vale la pena curare.

Nel testo del progetto di legge viene indicata la possibilità per la persona che richiede la morte di autoamministrarsi la sostanza letale, se è in grado di farlo. Può anche ottenere che sia un volontario a farlo o addirittura il medico o l’infermiere. Mentre Macron parla di avvenute consultazioni con gli operatori sanitari e le diverse associazioni che si occupano di malati terminali, da queste parti sociali arriva invece un forte dissenso: «numerose le critiche rivolte al Presidente della Repubblica. In primo luogo, riguardo alle “condizioni per l’elaborazione del testo”: quindici organizzazioni di operatori sanitari ritengono che Emmanuel Macron “abbia annunciato un sistema molto lontano dai bisogni dei pazienti e dalla realtà quotidiana degli operatori sanitari”. I firmatari accusano l’esecutivo di aver fatto “una scelta brutale ignorando le parole degli operatori sanitari che non vengono consultati dallo scorso settembre”.»

Non ha ascoltato i malati e le loro famiglie, la maggioranza almeno, non ha davvero raccolto le istanze dei medici e degli altri operatori sanitari; ha ottenuto dalla chiesa francese, nelle parole dell’arcivescovo di Reims, Éric de Moulins-Beaufort, un’aperta e dura condanna. È naturale chiedersi quali siano gli interessi e le istanze che davvero intende servire e con tutto questo zelo. Tra gli inganni che questa proposta cerca di rifilare al popolo francese ce n’è uno particolarmente odioso che mira ad associare indebitamente le pratiche di eutanasia attiva alle cure palliative, disciplina sostenuta da reali progressi in grado di alleviare la sofferenza e di restituire la persona alla propria integrità fino alla fine. Dovrebbe riflettere sul valore della dignità umana, Monsieur le Président, perché anche lui, come tutti, ha una sola vita da vivere e una sola anima da salvare.

(Fonte foto: Imagoeconomica/Pexels.com)


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