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Dostoevskij e la russofobia dilagante
NEWS 3 Marzo 2022    di Giuliano Guzzo

Dostoevskij e la russofobia dilagante

Il conflitto in Ucraina purtroppo non sembra rallentare. Anzi, a ben vedere si moltiplicano i dati allarmanti: dal bilancio delle vittime civili – le autorità ucraine, ieri, hanno ufficializzato un conteggio di oltre 2.000 civili uccisi – a segnali che non possono non apparire preoccupanti. Uno su tutti è il decollo, avvenuto negli Usa, del Boeing 747 “Doomsday”, mezzo rimasto in volo quattro ore per una esercitazione e che dovrebbe sopravvivere a un attacco nucleare, fungendo da centro di comando e controllo anche dopo l’attacco. Il che, banalmente, fa comprendere una cosa: in America non si esclude più la possibilità della Terza guerra mondiale, eventualità a cui, al contrario, ci si inizia a preparare.

Ciò nonostante, anche in questi scenari drammatici, alcuni avvenimenti strappano un sorriso, per quanto parecchio amaro. Ci si riferisce all’ondata russofoba, per così dire, che sta travolgendo l’Occidente. Basti pensare che la giornata di ieri si è aperta con il professor Paolo Nori (foto in alto) che, in lacrime, denunciava sui social la decisione dell’Università di Milano Bicocca di sospendere un suo corso su Fëdor Dostoevskij, forse il più grande romanziere della storia della letteratura universale.

«Caro professore», recita la mail recapita a Nori, «il prorettore alla didattica ha comunicato la decisione presa con la rettrice di rimandare il percorso su Dostoevskij. Lo scopo è evitare qualsiasi forma di polemica, soprattutto interna, in questo momento di forte tensione». Nei social la polemica è immediatamente divampata e già nella giornata di ieri l’Università milanese è tornata sui suoi passi, per quanto il docente interessato resti molto amareggiato e indeciso, a questo punto, sul da farsi. «Ancora non so se ci vado oppure no. Ci devo pensare. Non è che mi chiamano e io corro», ha difatti riferito Nori all’Ansa.

Attenzione, però, a considerare l’episodio un caso isolato. Negli Stati Uniti c’è chi chiede di cacciare dalle università gli studenti russi. E non solo negli Usa: ancora tre giorni fa Tatiana Moskalkova, commissario per i diritti umani della Federazione Russa, ha denunciato l’espulsione degli studenti russi dalle università europee a seguito degli eventi in Ucraina; come se costoro avessero una qualche responsabilità con le decisioni di Putin. Secondo altre fonti, queste sarebbero però solo fake news di Mosca, almeno per quanto riguarda le università italiane.

Il punto è che non è falso, ma verissimo quello che è successo a Paolo Nori. Così come è vera la presa di posizione di un albergatore di Rimini, riportata dal Corriere della Sera, di non volere turisti russi tra i piedi. Una decisione talmente forte e discriminatoria da indurre la stessa categoria a prendere le distanze da questo albergatore. Certo, se questo è il trend c’è da aspettarsi che, dopo Dostoevskij cacciato dalla porta di una Università – e rientrato dalla finestra solo in seguito ad una mobilitazione trasversale – numerose altre saranno le manifestazioni di una russofobia che deve preoccupare per tanti motivi; primo fra tutti, il fatto che iniziare a prendersela con tutto ciò che è russo, oltre ad essere poco sensato, risulta pure pericoloso e controproducente.

Ma sì, perché una simile tendenza altro non fa, se ci si pensa, che rafforzare la retorica di Putin nel momento in cui, come fa da giorni, denuncia un odio occidentale contro la Federazione russa. Ecco che allora in questo modo non solo non si ferma l’invasione russa dell’Ucraina, ma si dà a Mosca ottimi argomenti per continuare a vendere la propria operazione militare come qualcosa di doveroso, in risposta ad un Occidente violento e chiuso al dialogo. È quello che vogliamo davvero? Meglio, prima di proseguire con decisioni e scelte nella migliore delle ipotesi, pensarci bene. Perché la pace è da tutt’altra parte.


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