Educazione
E continuavano a chiamarlo don Camillo
Esce il libro che raccoglie i racconti di don Camillo sul crinale, la rubrica del Timone che da oltre due anni narra di un Mondo piccolo ai giorni nostri. Le storie sono illustrate da Tommaso Arzeno, con la prefazione di monsignor Georg Ganswein
29 Novembre 2018 - 00:05
«Si va avanti bene solo conoscendo da dove si viene. La cultura è una sporca faccenda», rispose don Camillo, «perché quando un discorso non si può tradurre in dialetto significa che è una parola in aria. Voi fate pure della filosofia e della politica, noi andiamo allo stand gastronomico dove il progresso non si arresta».
Don Camillo si è ritirato sul crinale insieme a Peppone. E si ritrovano al belvedere a guardare verso la Bassa, dove sembra che l’acqua abbia smesso di andare dall’alto al basso e la cultura abbia vinto la natura. E Peppone ha perso i riferimenti politici, ma il reverendo parroco ha conservato il Crocifisso dell’altar maggiore. Per questo al bar continuavano a chiamarlo don Camillo.
Sono brevi storie di un mondo piccolo ai giorni nostri, preparate leggendo e rileggendo la ricetta doc di Giovannino Guareschi.
Le conoscono, queste storie, i lettori del Timone, che da più di due anni leggono la rubrica “don Camillo sul crinale”. C’è la Desolina, perpetua sempre sul pezzo; la nipote Lucy, fashion blogger per passione; gli arzilli del Tresette accampati al bar; l’Assessora alla cultura, all’avanguardia del progresso; uno squadrone di badanti polacche pronte a un rosario al confine.
Ora sono tutti in un libro e ogni storia è illustrata da Tommaso Arzeno di Renoir. A voi, se vi pare, non resta che leggere. (Lorenzo Bertocchi, E continuavano a chiamarlo don Camillo, Cantagalli, pagg. 85, € 10,00. Lo trovate in libreria o negli stores on line, ad esempio QUI o QUI)










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