La storia del mondo abortista, come noto, è letteralmente costellata di conversioni. In effetti, dal dottor Bernard Nathanson – il medico che praticò in prima persona migliaia di aborti prima di cambiare rotta dedicandosi alla causa pro life – ad Abby Johnson – l’astro nascente del colosso abortista Planned Parenthood che ha cambiato radicalmente idea dopo aver visto un aborto con gli ultrasuoni – le storie da raccontare sono tante e tali che non è semplice stabilire da dove cominciare. Tuttavia, ogni vicenda è diversa e merita attenzione. Soprattutto, meritano attenzione vicende come quella di Kristin Turner.
Appena ventiduenne, la giovane ha già un passato abortista di tutto rispetto. Infatti non solo era pro choice, ma ha già abortito ed è giunta persino a tenere discorsi sul tema, spiegando «perché l’aborto fa bene alla società». Poi però, in seguito a delle riflessioni sul diritti umani, ha cambiato idea, diventando una pro life convinta, tanto da essere a più riprese citata nientemeno che dal New York Times come un concreto e fulgido esempio di quella «pro life generation» che, con le sue battaglie, ha preparato il terreno culturale al ribaltamento, da parte della dalla Corte Suprema, della sentenza Roe v. Wade.
A questo proposito, giova ricordare come il Timone – proprio a ridosso della Corte Suprema degli Stati Uniti n. 597 del 24 giugno 2022, con con cui si è deciso che l’aborto non è un diritto costituzionale, terremotando l’America di Joe Biden – abbia dedicato alla «pro life generation» un approfondimento speciale, nel quale sono raccolte quelle voci femminili emergenti a livello internazionale (da Julie Slama, la più giovane senatrice del Nebraska a Obianuju Ekeocha, attivista pro life di origine africana), che, col loro impegno, testimoniano come la causa pro life abbia anche nei più giovani delle garanzie di continuare ad essere promossa.
In tal senso, senza dubbio, va anche l’impegno di Aliette Espieux, 22 anni, la giovane portavoce ufficiale della Marcia per la Vita d’Oltralpe, oggi in prima linea per denunciare – come ha fatto scrivendo di suo pugno un contributo sul Timone di questo mese – la vergogna dell’aborto che il suo Paese, la Francia, ha voluto inserire in Costituzione. Ma torniamo alla Turner, dal momento che quella nei confronti della pur importante causa pro life, attenzione, è solo la prima conversione vissuta da questa giovane. Sì, perché ce n’è una seconda, in realtà, ancora più importante: quella che l’ha portata ad essere cattolica.
A raccontarlo era in realtà stata lei stessa, nel maggio dello scorso anno, allorquando suo account Twitter aveva appunto fatto sapere di voler entrare nella Chiesa, presentando questo passaggio come una sorta di inevitabile traguardo del cuore: «C’è uno spazio per Dio nel mio cuore. Ho provato di tutto per riempirlo in altro modo, ma non ce l’ho fatta. Ho bisogno di Lui quanto Lui di me». Sempre su Twitter/X è comparso un breve video del suo battesimo, avvenuto da poco, a Pasqua. Si vede il volto raggiante di una giovane che ha trovato ciò che ha sempre cercato. E che ora è più pronta che mai a combattere la Buona battaglia. (Fonte foto: Screenshot Lila Rose, YouTube – Screenshot Twitter X)
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