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Mons. Gallagher difende la neutralità del Vaticano nel conflitto in Ucraina
NEWS 5 Agosto 2022    di Redazione

Mons. Gallagher difende la neutralità del Vaticano nel conflitto in Ucraina

«Da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina il Vaticano si è prefissato di lavorare per la pace e, per quanto possibile, di fungere da mediatore tra le due parti», ha sottolineato l’arcivescovo Paul Gallagher, segretario di Stato per i rapporti con gli Stati nel podcast cattolico tedesco Himmelklar il 26 luglio.

Una delle domande centrali della puntata ruotava intorno al perché il Vaticano fosse rimasto rigorosamente neutrale senza schierarsi con le vittime ucraine e indicare la Russia come aggressore. Gallagher ha risposto che la Santa Sede non ha mai stretto alleanze: «Se formi un’alleanza con qualcuno, allo stesso tempo stringi un’alleanza contro qualcuno. La Santa Sede ha una missione universale. Non è che non vediamo chi è l’aggressore e chi è la vittima. Non si può semplicemente parlare di bene e male. Le cose non sono così semplici. Il nostro approccio è lavorare per la pace – e forse agire come mediatore».

L’arcivescovo ha poi tenuto a sottolineare che il Vaticano non si è dimostrato neutrale di fronte alle sofferenze del popolo ucraino, «neutro, ma non eticamente indifferente», avendo offerto a Kiev il massimo sostegno e contatto. E durante la videoconferenza con il patriarca Kirill papa Francesco aveva mostrato la sua insoddisfazione per l’atteggiamento assunto dal Patriarcato di Mosca.

«Posso capire che la gente voglia sempre che uno si schieri in un conflitto, ma questo non ha mai aiutato nessuno nel corso della storia. Il Vaticano si è offerto di aiutare e soprattutto di aiutare l’Ucraina, ma dobbiamo riservare una certa apertura da tutte le parti per quanto riguarda il dialogo ecumenico e politico. L’obiettivo deve sempre essere la pace. Questa è una parte fondamentale della nostra fede cristiana e della nostra etica cristiana», ha proseguito Gallagher.

Parlando dopo l’Angelus di domenica, papa Francesco ha detto che anche durante il suo viaggio in Canada, non ha mai smesso di pregare per il popolo ucraino, «chiedendo a Dio di liberarla dal flagello della guerra». «Se si guardasse la realtà oggettivamente», ha continuato, «considerando il danno che ogni giorno di guerra porta a quella popolazione, ma anche al mondo intero, l’unica cosa ragionevole da fare sarebbe fermarsi e negoziare. Possa la saggezza ispirare passi concreti di pace».


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