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I dispetti della Francia e quell’autolesionismo tutto italiano
NEWS 12 Novembre 2022    di Valerio Pece

I dispetti della Francia e quell’autolesionismo tutto italiano

Dopo Attila, Napoleone, Churchill, l’Italia sembra aver trovato un nuovo fustigatore, il ministro dell’interno francese Gérald Darmanin. Sulla vicenda dell’Ocean Viking – nave ONG con 234 migranti accolta «a titolo eccezionale» nel porto di Tolone – i colpi di Darmanin si abbattono come una furia. Prima deplorando l’«inaccettabile» comportamento italiano (sul rifiuto di attracco a Catania), poi passando alle minacce: «La Francia tirerà le conseguenze dell’atteggiamento italiano» che si ripercuoterà «su tutti gli altri aspetti della sua relazione bilaterale». Infine pronosticando che «sarà il governo italiano a perderci», perché «se accogliamo questi 234 migranti, non ricollocheremo nessuna delle persone che ci eravamo impegnati a ricollocare per le settimane, i mesi a venire, fintanto che l’Italia continuerà questo comportamento contrario al diritto internazionale, alla solidarietà e agli impegni del governo prima dell’arrivo di nuove autorità italiane».

PARLANO I NUMERI

Al netto del profluvio di parole del ministro francese, è impossibile ignorare un fatto: su 44.000 migranti arrivati negli ultimi 3 mesi in Italia, in Europa ne sono stati redistribuiti 112, di cui, in Francia, appena 38. E ancora: dal 2011 – anno in cui la Francia di Sarkozy iniziò la guerra contro il leader libico Gheddafi destabilizzando di fatto l’intera Africa settentrionale – sono arrivati in Italia 819.330 migranti (negli undici anni precedenti, dal 2010 al 2020, gli sbarchi erano stati 214.975). Questi numeri dovrebbero bastare, da soli, a chiudere ogni possibile discussione (e a mostrare quanto il Trattato del Quirinale firmato da Macron e Draghi, «pietra miliare dei nuovi rapporti fra la Francia e il nostro Paese», fosse l’ennesimo bluff).

UN DOSSIER DA BRIVIDO

In questa nuova guerra diplomatica tra cugini c’è però anche dell’altro: l’atteggiamento delle forze di polizia francesi nei confronti dei migranti. Se cioè in Italia i «fragili» sbarcano immediatamente e vengono accuditi, al confine di Ventimiglia la gendarmeria francese si rende protagonista da anni di violazioni così gravi da costringere due organizzazioni umanitarie di ispirazione cristiana (Oxfam e Diaconia Valdese) in collaborazione con ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) a pubblicare uno scottante dossier dal titolo paradigmatico: «Se questa è Europa…». L’indagine raccoglie testimonianze di migranti minorenni, compresi dodicenni, vittime di abusi, detenzioni e respingimenti illegali verso l’Italia una volta superata la frontiera di Ventimiglia.

Nel dossier, spiega Avvenire, l’intervento di prassi della polizia francese comporta «il fermo dei minori, spesso la loro registrazione come maggiorenni, la falsificazione delle dichiarazioni sulla loro volontà di tornare indietro, la loro detenzione senza acqua, cibo o coperte, senza la possibilità di poter parlare con un tutore legale». Il giornale della Cei, raccontando il dossier, aggiunge: «I ragazzi raccontano anche di essere stati vittime di riprovevoli abusi verbali o fisici: il taglio delle suole delle scarpe, il furto di carte Sim. In molti vengono costretti a tornare fino a Ventimiglia a piedi, lungo una strada priva di marciapiede».

BOLDRINATE ANTI-ITALIANE

Ora. Di fronte ai ridicoli numeri sulla redistribuzione (38 migranti accolti in Francia su 44.000 rimasti in Italia); a fronte di dossier senza colore politico che raccontano di una violenza transalpina da far impallidire; a fronte del documento con cui Frontex (cioè l’agenzia europea per il controllo delle frontiere) parla delle navi ONG come «fattore di attrazione» per l’aumento degli sbarchi; a fronte, infine, del realismo di Papa Francesco che sul tema si è espresso con queste precise parole: «Ogni governo dell’Unione europea deve mettersi d’accordo su quanti migranti può ricevere. Al contrario, sono quattro i Paesi che ricevono i migranti: Cipro, la Grecia, l’Italia e la Spagna, che sono quelli più vicini al Mediterraneo»; a fronte di tutto questo, cosa fa la sinistra italiana? In una spirale di puro e finissimo autolesionismo, tifa contro l’Italia.

Ebbene sì. Qualche perla? Piero Fassino scrive: «Le prove muscolari sui migranti non solo non pagano ma provocano isolamento internazionale e crollo della credibilità. Litigare con i partner, come la Francia, è il modo più sbagliato, specie quando serviranno alleati per la riforma del Patto di stabilità». La piddina Alessia Morani continua: «Fare un disastro diplomatico di questa portata in soli 20 giorni non era facile ma il presidente Meloni ce l’ha fatta». Sulla stessa scia cinicamente anti-italiana (oltre all’amor di patria manca anche l’originalità) c’è Laura Boldrini: «È bastato neanche un mese al governo Meloni per compromettere i rapporti di collaborazione Italia-Francia. Un bel capolavoro». (Nessuno stupore in realtà: nelle stesse ore, e per un analogo tic, le sinistre attaccavano la lettera a presidi e studenti con cui il ministro dell’Istruzione Valditara osava ricordare l’anniversario della caduta del Muro, accusandolo di “leso comunismo”).

MACRON E IL PUNCHING BALL IN COMPROPRIETÁ

Peccato però che ad ammettere che la reazione della Francia è stata talmente eccessiva da risultare pretestuosa (di «reazione incomprensibile» e di «reazione sproporzionata» avevano parlato, rispettivamente, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il ministro degli Esteri Antonio Tajani) ci hanno pensato addirittura i giornali francesi. Di fronte alla minaccia – poi diventata ufficiale – di sospendere i ricollocamenti di richiedenti asilo (di fatto mai iniziati), Le Figaro ha parlato della linea francese sull’immigrazione come di una «politica pasticciata». Nonché di un Macron stretto in un sandwich: non può accogliere migranti per non dare spago alla destra di Marine Le Pen (a Parigi una bambina è stata sgozzata da una donna algerina con permesso di soggiorno scaduto), né può esagerare con la rigidità per non essere (ancora) accusato di razzismo dalla sua parte politica e dal resto dalla Ue. Ecco allora che l’Italia diventa il punching ball preferito dal presidente francese, che nel dare pugni al Belpaese deve però alternarsi con l’esterofila sinistra italiana. Un cazzotto ciascuno. (Foto: Imagoeconomica/Screenshot Facebook)

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