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La fiera del bebé, dove l’utero in affitto è l’ultimo dei problemi
NEWS 24 Maggio 2023    di Raffaella Frullone

La fiera del bebé, dove l’utero in affitto è l’ultimo dei problemi

Come in ogni fiera che si rispetti, gli slogan si sprecano: in primis “Soddisfatti o rimborsati”, poi “Programma di gravidanza e parto garantiti”, “La tranquillità di essere in buone mani” e infine “artigiani della riproduzione”. Pare di stare da Poltrone e sofà  e non manca nemmeno l’offerta a tempo, qui non è “fino a domenica”, ma è uno sconto sui servizi offerti, c’è il dieci per cento offerto riservato ai fortunati visitatori di Wish for a baby. Siamo via Mecenate a Milano, alla fiera del bebè, o formalmente la fiera della fertilità, detta anche la fiera dell’utero in affitto che i dissensi e le proteste (delle femministe di Radfem a cui si sono uniti militanti di Lega e Fratelli d’Italia) non sono riusciti a fermare. Nessuno si è infatti preso la briga di impedire la propaganda di una pratica illegale nel nostro Paese, e il dramma è che questa non è nemmeno la cosa più grave.

Una quindicina gli stand presenti quando arriviamo, sono da poco passate le 14 di domenica, alcune coppie si fermano a chiedere informazioni ai banchetti e c’è una conferenza in corso, a parlare è Carolina Sellitto, Responsabile del Lab Embriologia all’ Ospedale di Marcianise, in provincia di Caserta, nonché autrice di diversi libri tra cui Manipolazioni, che Amazon descrive come «un raccapricciante thriller che scorre veloce. Ambientato in un contesto scientifico contemporaneo, sulle attuali ricerche sul DNA e sulle manipolazioni anche allo stato embrionale, sottolinea il bisogno di monitorare come la Politica possa manipolare, in futuro, la ricerca». Parla con enfasi e descrive questa come la scienza che più di altre ha a che fare con la felicità. Dove questa è appunto la scienza esposta negli stand, quella che ha l’obiettivo di far nascere bambini.

Ce ne è per tutti i gusti, come da programma: c’è Cyros, danese, la più vasta banca di donatori di seme e di ovuli al mondo con tanto di catalogo dei donatori, c’è HC Fertility, clinica di riproduzione assistita di Marbella, in Spagna, c’è la Pronatal, dalla Repubblica Ceca, «abbiamo oltre 400 dipendenti che svolgono più di 5.000 cicli di fecondazione assistita ogni anno», c’è Fertilab dalla Spagna con furore, uno dei centri di Riproduzione Assistita di riferimento a Barcellona, una delle tante che ci allunga un depliant con listino prezzi: Fiv ciclo naturale 2775 euro, Metodo Ropa 5295 euro, Ovodonazione 4 ovociti 4630 euro, criotransfer 1695 euro, vitrificazione di ovociti, 2035 euro, e tante altre voci. Sono prezzi “speciali”, si legge, comprensivi di sconto del 10% per chi non si ferma al “primo tentativo” ma arriva almeno al secondo.

Tra le voci c’è anche l’adozione di embrioni. Per altro vietata in Italia dall’articolo 12 della legge 40. Ci fermiamo a chiedere come funziona: «Sì certo glielo spiego subito  – risponde una hostess dello stand prendendo un listino prezzi – in pratica ci sono diverse possibilità ma il programma Baby Ferti con Adozione di embrioni viene 9260 euro perché c’è il 15% di sconto in occasione di wish for a baby».

Ovviamente, essendo in fiera, la cosa principale che ci tengono a comunicare è il prezzo. What else?

«Grazie, ma aldilà dei costi, come funziona?»

«Bè innanzitutto vengono analizzate e selezionate le caratteristiche fenotipiche per selezionare quelli che sono più simili a Lei…».

«Da dove arrivano questi embrioni?»

«Sono gli embrioni in surplus delle nostre coppie che ormai hanno concepito e che vengono quindi donati alla scienza, oppure nascono dall’incrocio tra i nostri donatori di seme e dalle donatrici di ovuli. Negli ultimi due anni ne abbiamo avuti meno quindi abbiamo spinto per produrne di più»

«E che età hanno?»

«In che senso?»

«Quando sono stati concepiti?»

«Be’ questo non è importante, conta la qualità…»

«In che senso?»

«Abbiamo dei controlli molto rigidi, solo se risultano avere un certo livello di qualità possono essere adottati, se sono di qualità media vengono donati alla scienza, e se la qualità è bassa vengono scartati…»

Scartati, soppressi, come non fossero bambini. Come se non fosse anche questo il prezzo da pagare.

Che altro c’è da vedere, o da sentire, in  questa fiera, a questo punto? Ah sì, l’utero in affitto. Gli organizzatori, per bocca della portavoce di Wish for a Baby Maria Chiara Graziano, ci hanno tenuto a ribadire «C’è un divieto assoluto nella normativa italiana e non abbiamo mai pensato di fare un evento fuori da quello che la legge permette». Eppure basta avvicinarsi allo stand della greca Garavelas e sfogliare l’opuscolo che a pagina 25 illustra il “servizio” di “maternità surrogata”.

Anche qui chiediamo informazioni e nessuno si scompone, nessuno cerca di nascondere informazioni, nessuno fa una piega. «E’ una procedura che implica che nella coppia che la richiede la donna abbia un certificato in cui si attesta l’impossibilità di portare avanti una gravidanza, si compila un modulo e si prende un primo appuntamento col dottore». Il dottore in questione è Attanasio Garavelas, specialista della fertilità nell’omonima clinica, terrà la conferenza finale della fiera e in quel momento è ad un tavolino dello stesso stand, impegnato a parlare con una coppia. «Comunque non c’è problema, lui riceve una volta al mese a Milano e una volta a Roma, basta contattarlo e prendere appuntamento», ci rassicura la hostess.

Non c’è niente da scoprire insomma. E’ tutto alla luce del sole. Sanno di essere impuniti. D’altra parte se la nostra società ha accettato qualunque forma di procreazione medicalmente assistita, la ha resa legale e soprattutto moralmente accettabile, se è stato sdoganato lo spacchettamento della maternità e della paternità, se è stato violato anche il sacro atto di generare una vita e un’anima eterna, perché ci si dovrebbe scandalizzare dell’utero in affitto? I più manderanno giù anche quello, con un poco di zucchero, come con la pillola.

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