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Per le strade di Londra la Marcia per la vita: «I bambini non nati contano»
NEWS 7 Settembre 2021    di Raffaella Frullone

Per le strade di Londra la Marcia per la vita: «I bambini non nati contano»

Se in tempi ordinari già gli eventi pro life vengono semplicemente snobbati dai media cosiddetti mainestram, ai “tempi del Covid” ancor meno ha trovato spazio, anche in Inghilterra, la notizia della Marcia per la Vita che si è svolta a Londra lo scorso sabato e che aveva per slogan “Dal concepimento, senza eccezioni.

A tenere banco è sempre comunque il Covid, sulle pagine dei giornali, nei tg, sui social media e nelle conversazioni al bar. Eppure i dati potrebbero anche spingere a guardare oltre. Se le vittime ufficiali causate dal Covid 19 nel Regno Unito hanno superato, dall’inizio della pandemia, quindi in circa un anno e mezzo, le 131 mila unità, i dati relativi all’aborto parlano di 219 mila bimbi soppressi nell’utero delle loro mamme in Inghilterra nel solo anno 2020. Un anno di aborto quindi miete più vittime di un anno e mezzo di pandemia. Ecco perché il popolo della vita inglese è tornato a scendere in piazza, in una Marcia che è stata ribattezzata “della rinascita” dopo la quasi totale assenza di manifestazioni dello scorso anno..

L’evento si è svolto per le strade del capoluogo inglese, il ritrovo alla Chiesa del Sacro Cuore in Horseferry Road e poi la mattinata dedicata alle iniziative dedicate a bambini e dei ragazzi e alle testimonianze. C’era Barbara, diventata mamma a 16 anni, che durante la gravidanza aveva considerato di abortire ma oggi parla di suo figlio sedicenne come «la cosa migliore che le sia mai capitata», e poi Sophie, che stava andando ad abortire 6 anni fa e si è fermata proprio perché per caso (o per meglio dire per Provvidenza) ha incontrato per strada la Marcia per la Vita che le ha toccato il cuore al punto di farle cambiare idea, poi ancora Amy, spinta ad abortite dopo uno stupro che ha portato il suo dolore sul palco dicendo: «L’aborto non guarisce la violenza, la acuisce».

Nel pomeriggio i pro life si sono riversati per le strade con striscioni, bandiere, cartelloni, canti, cori e slogan, il corteo è passato anche per la centralissima Trafalgar Square. Nessun distanziamento richiesoa, nessuna mascherina come stabilito dal premier Boris Jonhson lo scorso 19 luglio. Solo un corteo di donne, uomini e bambini a ricordare i bimbi mai venuti alla luce del Regno Unito.

La conclusione in piazza del Parlamento, con la testimonianza di una donna che ha abortito con la Ru486, interruzione di gravidanza che viene presentata come la forma “più facile e comoda” per “risolvere un problema”. «Ho ucciso il mio bambino nel ‘comfort’ di casa mia – ha raccontato Natalia tra le lacrime – qualcuno può spiegarmi per favore in quale modo è stato comodo e sicuro?»

In chiusura l’intervento del vescovo di Lancaster, Paul Swarbrick che dal palco ha lanciato una provocazione sulle «vite che contano», sulla scia del movimento americano black lives matter. «Alcuni anni fa, negli anni Sessanta, abbiamo abolito la pena di morte per i colpevoli. Perché ce l’abbiamo ancora per gli innocenti? – ha chiesto a gran voce – Tutte le vite contano, non è che alcune contino più di altre, sicuramente alcune hanno bisogno di un po’ più di amore e cure».

 

Sono le vite dei non nati. Non conteggiati nelle cronache, dimenticate dalla politica, eppure come tutte le altre anime destinate all’eternità.


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