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Lecito insultare la giornalista Rai se non sta a Sinistra. Il caso Miriano
NEWS 9 Maggio 2020    di Andrea Zambrano

Lecito insultare la giornalista Rai se non sta a Sinistra. Il caso Miriano

Insultare una giornalista Rai dicendole le peggio cose si può. Non si tratta di Giovanna Botteri ovviamente, ma di Costanza Miriano, alla quale evidentemente si possono indirizzare gli insulti più infamanti, senza però ricevere quella solidarietà mainstream che, per molto meno, altre colleghe hanno ricevuto.

Eh sì, perché se la corrispondente Rai da Pechino, col suo maglioncino nero, è stata presa in giro da Striscia la notizia per il suo look minimale – diciamo così – e prevedibile (chiediamo scusa in anticipo) ed è stata difesa da centinaia di erinni scatenate pronte ad accusare di machismo Michelle Hunziker (figurarsi…), alla Miriano è andata peggio, ma quella solidarietà femminile e di categoria – chissà perché? – non è arrivata.

I fatti.

La giornalista di Rai Vaticano aveva condiviso sui suoi profili social la campagna di Citizengo di boicottaggio della Disney che sta, da diverso tempo, inserendo nelle sue storie personaggi gay in forte odore di propaganda omosessualista. In particolare, il video in cui la responsabile britannica della piattaforma pro family, Caroline Farrow presenta a Bob Chapel, ceo della mayor statunitense, la bellezza di 700mila firme raccolte da cittadini in tutto il mondo, Italia compresa, per chiedere alla Disney di abbandonare la propaganda Lgbt in corso a danno dei bambini spettatori.

Per rafforzare la sua convinzione, la Miriano non solo ha postato la notizia della campagna di firme, ma ha mostrato lo screen shot della disdetta dell’abbonamento famigliare a Disney +.

«E in poche ore migliaia di attivisti Lgbt spiega la giornalista al Timone – hanno iniziato a insultarmi, a bestemmiare, ad augurare le cose più infamanti a me, a mio marito e ai miei figli».

La giornalista ha provato a bannare gli haters ma è stato come spazzare il mare. «Non sono riuscita a bloccarli tutti, così ho messo visibile solo agli amici il post, mentre su Instagram la procedura è stata ancora più incredibile».

La Miriano infatti ha raccontato che dopo aver segnalato le offese ricevute, si è sentita rispondere dal servizio segnalazioni del social che a causa del Covid, il personale è ridotto. «Pertanto non avrebbero potuto prendere in carico la mia segnalazione». Ci creda chi vuole. Quel che è certo è che la Miriano è stata bersagliata anche dal Fatto quotidiano che le ha dedicato un articolo appuntito dando voce anche a Gayburg che l’ha persino accusata di aver approfittato del mese gratuito prima di disdire l’abbonamento. «Falso – ha ribadito la scrittrice cattolica -, l’abbonamento è stato disdetto dopo averlo pagato».

Insomma: falsità, odio, umiliazioni in quanto donna e cattolica, mamma e moglie. «Hanno persino chiesto che mi venissero portati via i figli». In altri contesti ce ne sarebbe stato a sufficienza per imbastire una puntata speciale di Che tempo che fa. Ma stavolta non si è visto nessuno a dar manforte contro il body shaming: né fabifazi né luciane littizzetto. Non si sono levate proteste di Fnsi e Usigrai, si vede che anche tra i giornalisti ci sono gerarchie particolari e il Pd non ha tuonato contro gli attacchi sessisti. E che dire delle Sardine? E della ministra Teresa Bellanova? E della vestale della difesa al femminile, quella Laura Boldrini che di solito a quest’ora almeno un tweet lo avrebbe già fatto, se non proprio un comunicato indignato e civico? Che strano, se la giornalista non appartiene alla categoria della Sinistra mainstream si può insultare impunemente. Ma forse deve essere anche stavolta una questione di look. Del resto, il leopardato (di cui la Miriano è testimonial ormai di diritto) è più in vista del total black.


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