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L’ecologia di Greta attacca sul clima, ma difende l’aborto e canta Bella ciao
NEWS 2 Ottobre 2021    di Valerio Pece

L’ecologia di Greta attacca sul clima, ma difende l’aborto e canta Bella ciao

Vedere navigati politici provare ansia da prestazione nei confronti della 18enne Greta Thumberg ha suscitato in molti una certa impressione. Prima il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani – lo stesso che aveva affermato che «gli ambientalisti oltranzisti sono peggio della catastrofe climatica» – in ginocchio da Greta per chiederle di «aiutarlo a trovare soluzioni». Poi addirittura (foto sotto) Mario Draghi (il premier che il mondo ci invidia e che notoriamente non parla con nessuno), il quale, riguardo all’incontro con chi a sedici anni ha lasciato la scuola, annunciare visibilmente sollevato: «È andata benissimo. Siamo pronti a scelte audaci». Insomma, un palpabile imbarazzo politico, unito forse a un invito a prepararsi al peggio. Quello che invece pochi sembrano aver colto, anche sul versante cattolico, è altro. E cioè che con l’ecologia Greta c’entra poco o nulla. Anzi, è la peggior testimonial dell’unica autentica ecologia: quella integrale.

“Ecologia dell’uomo”, questa sconosciuta

Con una concordanza significativa, gli ultimi due Papi hanno auspicato l’avvio di un movimento per “l’ecologia dell’uomo”. Perché anche l’uomo – questa la loro sintesi – possiede una “natura”, e il violentarla o anche solo il negarla porta inevitabilmente all’autodistruzione. Papa Benedetto XVI ha recentemente ricordato l’importanza di proteggere la «natura dell’uomo», esattamente come «il movimento ecologico ha scoperto il limite di quello che si può fare», riconoscendo «che la “natura” stabilisce per noi una misura che non possiamo impunemente ignorare». Lo ha fatto in modo magistrale nell’ultima sua fatica: La vera Europa. Identità e missione (Cantagalli), libro uscito in questi giorni con un’accorata e convinta prefazione di Papa Francesco.

Se il non meglio specificato «bla bla bla» che Greta tira addosso ai politici (gli stessi che, in una contorsione mentale rivelatrice della confusione in atto, in questi giorni la stanno entusiasticamente applaudendo) nasconde la mancanza di proposte concrete e di visione, la Chiesa, al contrario, sul tema ecologico ha un messaggio lineare, cristallino, laicamente salvifico.

O CON RATZINGER O CON GRETA

Per il Papa emerito, ad esempio, «il concetto stesso di matrimonio omosessuale è in contraddizione con tutte le culture dell’umanità che si sono succedute sino a oggi, e significa dunque una rivoluzione culturale che si contrappone a tutta la tradizione dell’umanità». Ancora, per Benedetto XVI l’eutanasia è «idea distruttiva» («la crescente tendenza al suicidio come fine pianificata della propria vita è parte integrante del trend descritto»), mentre uno spartiacque della modernità è da individuare nell’introduzione della pillola anticoncezionale, che ha permesso «la separazione tra fecondità e sessualità». Un evento, questo, che «ha trasformato la coscienza degli uomini», aprendo la strada «alla creazione dell’uomo razionalmente». In definitiva per il Papa emerito «o l’uomo è creatura di Dio, è immagine di Dio, è dono di Dio, oppure l’uomo è un prodotto che egli stesso sa creare». Perché «quando si rinuncia all’idea della creazione, si rinuncia alla grandezza dell’uomo, si rinuncia alla sua indisponibilità e alla sua dignità che è al di sopra di ogni pianificazione». Tutto questo Greta (e il suo movimento) non solo lo ignora, ma lo combatte. Tanto che l’attivista è assolutamente a favore dell’aborto, esempio massimo di «pianificazione umana» e, insieme, emblema di quella «cultura dello scarto» che un’ecologista – per quanto giovane ed eterodiretta – dovrebbe almeno fingere di contemplare. Almeno per non arrivare all’assurdo per cui va bene il bambino come “rifiuto ospedaliero”, purché però gettato in un sacchetto di plastica riciclabile.

Il «vaffa» della THUMBERG ai pro-life

Di avere un pallino per l’aborto, la Thumberg l’ha confermato anche attaccando la nuova legge del Texas sul battito del cuore («heartbeat bill»), che consente l’interruzione di gravidanza solo fino alla sesta settimana. Sul suo profilo Instagram la giovane Greta ha pubblicato un grafico che spiega (eufemismo) «le ragioni perché una donna abortisce».

La trovata – superficiale come da prassi ma stavolta anche volgare – serve a Greta per ribadire che si tratta di «scelta personale», che «non ti riguarda»; per cui «pensa agli affari tuoi», altrimenti «fuck off». Il “vaffa” scagliato contro chi difende la vita racchiude il senso del post dell’attivista svedese. La stessa che – con l’ennesima capriola cosmica – per le vie di Milano ieri ha cantato e ballato sulle note di Bella ciao, strattonatissimo canto delle mondine, accaparrato prima dalla sinistra e ora, non si sa come, diventato inno ufficiale dell’evento milanese “Youth4Climate”.

SORRIDO SOLO PER IL GAY PRIDE

Ancora sui social, stavolta con un autoscatto in cui finalmente la si vede sorridere, Greta Thumberg è scesa in campo a sostegno del Gay Pride svedese. «Supporting Stoccolma pride», scriveva l’allora sedicenne attivista, supportando i secolarismi impazziti che certe rivendicazioni LGBT portano con sé, e, autamaticamente, attaccando quella «natura dell’uomo» invocata da molti, dentro e fuori la Chiesa.

In un contesto in cui è diventato normale chiedere di fare al massimo un figlio, in cui un deputato francese dei Verdi (Yves Cochet, ex ministro nel governo Jospin), senza che nessuno si strappi le vesti arriva a proporre la diminuzione degli assegni familiari dopo il terzo figlio, diventa difficile non vedere in un ambientalismo caricaturale (diventato però una vera e propria “religione verde”), così ben collegato alle pretese LGBT e a ideologie abortiste dure a morire, un’unica, malinconica trama. Un disegno indivisibile e concatenato che detta l’agenda politica ad un mondo ormai terrorizzato, in balia dello “spirito di paura”.


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