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Monsignor Munilla: «Un vaccino da feti abortiti è eticamente inaccettabile»
NEWS 9 Settembre 2020    di Giulia Tanel

Monsignor Munilla: «Un vaccino da feti abortiti è eticamente inaccettabile»

Un’altra voce si leva dall’interno della Chiesa per denunciare la propria preoccupazione rispetto ai problemi etici che si pongono nel produrre e somministrare un vaccino – nello specifico, contro il coronavirus – che derivi da linee cellulari estratte da tessuti di feti abortiti elettivamente (perché devono essere perfettamente sani!) e per invocare una scienza che tenga conto della dignità di ogni essere umano, tra i quali rientrano anche i piccoli bambini concepiti.

A parlare – dopo, su tutti, Anthony Fisher, arcivescovo di Sidney, e Joseph Strickland, vescovo di Tyler – è ora José Ignacio Munilla (a dx), vescovo di San Sebastián, in un’intervista rilasciata a Religion En Libertad.

Senza entrare qui nel merito dell’opportunità e dell’efficacia, tutte da verificare, di un vaccino contro il virus Sars-CoV-2 (temi che abbiamo affrontato più nello specifico in questo articolo), soffermiamoci sull’analisi delle questioni messe sul tavolo da Munilla.

Entrando subito in medias res, il Monsignore afferma senza mezzi termini che produrre vaccini utilizzando tessuti di feti abortiti elettivamente «è qualcosa di inaccettabile in termini etici. In linea di principio, siamo di fronte a una situazione di cooperazione illecita con l’aborto indotto, anche se non si tratta di una cooperazione formale e immediata. Che senso avrebbe che qualcuno che rifiuta l’aborto di esseri umani nel grembo materno ammettesse l’uso di questo tipo di vaccino? Ovviamente, la valutazione morale sarebbe diversa nel caso di aborti spontanei, e non provocati. La differenza sarebbe simile a quella tra l’utilizzo di organi di un cadavere donato per la ricerca o l’utilizzo di organi di un essere umano che è stato giustiziato. Il primo è morale, mentre il secondo è immorale». A chiarire questa questione è anche l’Istruzione Donum Vitae, riporta quindi Munilla, che nell’affermare questo fa peraltro riferimento alla turpe mercificazione di organi prelevati da bimbi abortiti da parte del colosso abortista Planned Parenthood; notizia rispetto alla quale il prelato si domanda, quasi retoricamente: «A cosa servono tutti quei resti umani che vengono acquisiti a pagamento nelle cliniche abortiste?».

La posizione, d’altronde, non va ad aggiungere nulla rispetto a quanto già affermato dalla Pontificia Accademia per la Vita nel 2005, nel documento Riflessioni morali circa i vaccini preparati a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti, a quanto sostenuto anche da (oggi santo) Giovanni Paolo II nell’Enciclica. Evangelium vitae, n. 74. Documenti nei quali, dopo un giudizio di condanna, si invitano i fedeli a esercitare l’obiezione di coscienza.

Una possibilità, questa, che nel caso di un vaccino contro il virus Sars-CoV-2, non dovrebbe essere particolarmente problematica, alla luce del fatto che – pare – “solamente” 6 vaccini sui 136 in corso di sperimentazione risultano essere sviluppati da linee cellulari di feti abortiti. Ma se così non fosse? Se non vi fossero a disposizione vaccini moralmente leciti? In tali casi, afferma ancora Munilla, le persone che ne hanno fatto uso per motivi di salute «non sarebbero diventate complici del male; poiché si troverebbero in un contesto di costrizione morale, perché la salute dei propri figli e della popolazione in generale è in pericolo. Sarebbe un’alternativa ingiusta, per la quale non possono essere biasimati». Questo, come scritto nell’Istruzione Dignitas Personae, ovviamente per ragioni di «particolare gravità» che «potrebbero essere moralmente proporzionate per giustificare l’uso di questo “materiale biologico”», ma sempre non senza tuttavia esprimere il proprio dissenso e richiedere la ricerca di una soluzione eticamente accettabile perché la produzione e commercializzazione di vaccini siffatti rimane comunque «gravemente immorale».

Infine, il vescovo di San Sebastian conclude promuovendo un appello a tutti i fedeli affinché prendano coscienza della questione in esame e si mobilitino: «i cattolici», ha chiosato, «hanno un tesoro di insegnamenti pro-vita che dovrebbero rispolverare».


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