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14.12.2024

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«Ogni apparente gioco col diavolo è molto pericoloso»
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4 Aprile 2024

«Ogni apparente gioco col diavolo è molto pericoloso»

Padre Luis Petit è nato a Barcellona, ha studiato presso il Seminario di Toledo ed è stato ordinato sacerdote nel 2000. In seguito ha studiato Dottrina sociale della Chiesa presso l’Università Lateranense di Roma. Ha ricoperto vari incarichi pastorali a Toledo fino al 2006, quando è andato in Perù, nella Prelatura di Moyobamba, dove è stato dal 2006 al 2018. E dal 2018 è operante nella diocesi di Barcellona in diverse parrocchie come sacerdote esorcista. Ha di recente rilasciato un’intervista a Infocatolica in cui risulta chiaro che il demonio oggi ha il dominio su gran parte della società (come ha dimostrato anche l’indagine condotta dal Timone con Euromedia Research secondo la quale il 71,70% degli italiani intervistati crede nell’esistenza del diavolo).

Padre Petit ha innanzitutto dichiarato che oggi la società ci avvicina al demoniaco come a qualcosa di «piacevole, bello, attraente». La strategia sembra essere sempre la stessa dalla mela di Eva, per cui «le cose di Dio e della religione vengono presentate come noiose, come qualcosa che limita la libertà, ecc. e questo è pericoloso perché evidentemente il diavolo, come diceva sant’Ignazio di Loyola, è il nemico della natura umana. Cerca sempre di farci del male».

Mentre ai nostri progenitori biblici sono bastate le parole amorevoli del Padre, «Adamo, dove sei?», per capire la serietà dell’inganno in cui erano caduti, oggi gli attacchi del demonio non vengono percepiti come qualcosa di serio o grave, bensì come giochi. Ma «il diavolo non gioca», ci avvisa padre Petit, «potete pensare che sia simpatico, che sia piacevole o che sia più divertente, ma in un modo o nell’altro vi farà sempre del male. Il diavolo non gioca, non ha gioia e nemmeno senso dell’umorismo». Se pensiamo che nel deserto il diavolo si avvicinò persino a Gesù con aria seducente e parole ammaliatrici, ancor di più oggi «continuerà a tentarci con l’idea che Dio non vuole la nostra felicità. E lo presenterà in tutti i modi possibili: attraverso le ideologie, la letteratura, la musica e così via».

La sua presenza nella società nel tempo è stata normalizzata. Non è difficile trovare oggetti alla moda che richiamano elementi e simboli satanici, per non parlare di alcuni testi musicali fino ad arrivare alle festicciole in maschera dei bambini. «È vero che esiste un paradosso tra l’assenza di predicazione sul diavolo, soprattutto nella Chiesa cattolica, e la sua costante presenza nel mondo laico. Magliette, tatuaggi, canzoni, film, amuleti e così via», afferma a tal proposito padre Petit. Questo, spiega ancora, è dovuto alla natura stessa del diavolo che «da un lato vuole rimanere nascosto, ma dall’altro cerca di essere venerato e di essere al centro dell’attenzione. Risolve questo problema simulando la sua presenza come simbolo di ribellione e anticristianesimo, come se fosse solo una questione di estetica. Ma dietro questa moda c’è lui stesso».

Senza inventarsi nulla è la Parola di Dio a rivelarci la sua natura e a mostrare i suoi tranelli, per questo Padre Petit avverte che «dovremmo recuperare l’insegnamento su questo tema, senza esagerare, semplicemente restando fedeli alla Scrittura. Dalla Genesi all’Apocalisse appare l’esistenza e l’azione del diavolo». Parlando poi nello specifico dei tranelli che sembrano più banali, ma sono gravi, avvisa di stare attenti ai giochi dei bambini (citando esplicitamente il gioco Invoquemos Demons, che incita i bambini a invocare gli esseri degli inferi): «Qualsiasi parvenza di gioco con il diavolo è molto pericolosa. Inoltre, potrebbero verificarsi casi di possessione nei bambini. È sorprendente, ma fin dall’età della ragione i peccati che aprono la porta alla possessione possono portare alla necessità di un esorcismo per un bambino».

In quest’ottica, è facile pensare come le feste di Halloween che hanno sempre più presa su bambini e giovani, siano porte di accesso facile al demonio: «Una società […] che rinuncia alle sue radici cristiane, è costretta a sostituire feste e celebrazioni con altre. E poiché siamo in un’epoca di dominio del male e della cultura della morte, il male e la morte vengono celebrati. Le tenebre sono preferite alla luce, soprattutto perché la luce smaschera le azioni malvagie, come dice Gesù». «C’è un’azione ordinaria del diavolo che è la tentazione, che spiega la follia a cui sta portando la nostra società occidentale», prosegue, «la natura non perdona mai. Il rifiuto dell’ordine naturale e della morale produce la malattia dell’anima. Ma, inoltre, aprire la porta al diabolico collega questa società malata con una presenza del male, in alcuni casi con segni preternaturali».

Dopo essersi soffermato sulle minacce ai bambini, padre Petit fa un chiaro riferimento al mondo della musica constatando che «non venga spesso incluso tra le possibili porte aperte all’azione di Satana nella nostra vita. Se una persona canta una canzone in cui chiede ripetutamente al diavolo di venire da lui, c’è un pericolo reale che questo accada». Stando bene attenti ai pericoli reali di certi testi musicali: «Il pericolo non sta nei messaggi subliminali e in queste cose che a volte sono ricercate. Ma il pericolo è proprio nel fare invocazioni diaboliche. Anche essere influenzati da un tipo di messaggio che porta al male e al peccato». Ci vengono propinati alla radio musiche e testi sempre più brutti confermando «il rifiuto moderno della vera arte [che, ndr] è anche una ribellione contro la natura umana, un dono di Dio».

Al contrario a volte la filmografia può contribuire a creare maggiore consapevolezza sull’azione del demonio. Parlando del film Nefarious (film horror indipendente americano del 2023 scritto e diretto da Chuck Konzelman e Cary Solomon, basato sul romanzo di Steve Deace del 2016 A Nefarious Plot) padre Petit afferma che può aiutarci a «capire che dietro a tante leggi e ideologie del nostro tempo c’è un’azione diabolica. Il modo in cui il protagonista viene posseduto è un po’ esagerato, ma mi sembra una risorsa legittima, per far parlare il diavolo. C’è anche la figura del prete razionalista che non crede a queste cose. Ma è curioso vedere come il diavolo, finché non si rende conto che il prete non crede nel diavolo, abbia paura del prete e del suo potere. Questo punto mi è sembrato molto reale».

Conclude l’intervista rispondendo alla domanda sulla percentuale di persone viste in atteggiamenti strani, urla, o dialoghi solitari che potrebbero essere possedute: «È impossibile dare una percentuale, ma non ho dubbi che alcuni casi che si presentano come disturbi mentali siano in realtà influenze demoniache. Idealmente, uno psichiatra dovrebbe essere in grado di riconoscere che ci sono diagnosi che sfuggono alle tipologie patologiche. Dovrebbe rendersi conto che c’è qualcosa che non va. Naturalmente, un esorcista riconosce l’esistenza di malattie mentali di origine naturale». (Fonte foto: Screenshot Youtube ACdP/ Pexels.com)

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