Giovedì 23 Ottobre 2025

Papa Francesco al Corriere: «Bisogna disarmare la terra»

Il pontefice dal Gemelli fa giungere una lettera al direttore del Corsera. Un monito per tutti che non arriva da un pacifista à la carte, ma di chi sa che con le armi, specialmente con le armi moderne, le condizioni per considerare un loro “giusto” utilizzo si restringono fino quasi ad azzerarsi

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Con una lettera inviata al Corriere della Sera papa Francesco manda un chiaro messaggio di pace in queste ore dove crolla la tregua a Gaza e nel giorno in cui è attesa la telefonata di Donald Trump a Vladimir Putin sulla questione della pace in Ucraina. Ma sono anche i giorni in cui l’Unione europea si impegna ad armarsi con un piano da 800 miliardi per far fronte «all’emergenza» Russia e, più in generale, per tentare di dotarsi di una certa autonomia difensiva (molto spuria e poco coordinata). Il senso della lettera, al di là delle parole, è chiaro. Il Papa è per la pace e contro le armi e i soldi spesi per esse. «Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità», così il Papa dalla sua stanza di ospedale in cui è ricoverato dal 14 febbraio scorso e in cui si trova in uno stato di lento recupero in quadro clinico più volte definito «complesso». Agli intellettuali con l’elmetto, dalle redazioni alle curie, passando per i politici “responsabili”, la missiva papale assomiglia molto a un missile ipersonico piombato nelle loro tastiere, nelle loro articolesse e nei loro tinelli. Spiace, ma quella di Francesco non è la voce di un pacifista à la carte, non è la voce di chi non riconosce aggredito e aggressore, di chi non ammette la legittima difesa. È la voce di chi sa che con le armi, specialmente con le armi moderne, le condizioni per considerare un loro “giusto” utilizzo si restringono fino quasi ad azzerarsi. Con il prezzo salatissimo in termini di devastazione e vite umane. E, infine, è la voce di chi sa cogliere oggi il senso di quella beatitudine riservata agli operatori di pace. «La fragilità umana», scrive Francesco al Corriere partendo dalla sua condizione di malato, «ha il potere di renderci più lucidi rispetto a ciò che dura e a ciò che passa, a ciò che fa vivere e a ciò che uccide. Forse per questo tendiamo così spesso a negare i limiti e a sfuggire le persone fragili e ferite: hanno il potere di mettere in discussione la direzione che abbiamo scelto, come singoli e come comunità». «Mentre la guerra non fa che devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti, la diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità. Le religioni, inoltre, possono attingere alle spiritualità dei popoli per riaccendere il desiderio della fratellanza e della giustizia, la speranza della pace. Tutto questo chiede impegno, lavoro, silenzio, parole. Sentiamoci uniti in questo sforzo, che la Grazia celeste non cesserà di ispirare e accompagnare». Perché la pace si costruisce con una battaglia, quella nel cuore di ogni uomo che sceglie da che parte stare per attingere a quella «Grazia celeste» a cui richiama Francesco e la cui fonte non è un sentimentalismo con i cuoricini, ma il costato trafitto di Colui che è salito sulla croce. L’oblio di Dio è la vera causa della guerra. (Foto Imagoeconomica)

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