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Perché i bambini americani (e quelli italiani) hanno smesso di credere in Dio
NEWS 14 Dicembre 2020    di Lorenzo Bertocchi

Perché i bambini americani (e quelli italiani) hanno smesso di credere in Dio

Sapete perché i bambini negli Stati Uniti non credono più in Dio? Se i “conservatori” vi rispondono dicendo che la causa è la dissoluzione dei costumi e della morale, e i “liberal” vi dicono che ciò avviene grazie al progresso della scienza e della ragione, ora c’è una indagine, condotta proprio negli States, che offre una soluzione che a qualcuno potrebbe sembrare sorprendente.

Un report dell’American Enterprise Institute mostra, dati alla mano, che il principale motore della secolarizzazione negli Stati Uniti è stata l’accelerazione della spesa pubblica per l’istruzione e il controllo del governo sui contenuti curriculari insegnati nelle scuole.

Peraltro l’obiezione che l’istruzione per tutti abbia ridotto l’ignoranza, e quindi la “superstizione” religiosa, non regge. I ricercatori, infatti, hanno visto che «un livello di istruzione superiore non prevedeva una minore religiosità», concludendo che «le teorie secondo cui la religione è in declino perché l’urbanizzazione è ostile alla religiosità – o perché le persone moderne e istruite sono intrinsecamente scettiche nei confronti della religione – non hanno alcun supporto nella documentazione storica effettiva».

Studiando la religiosità dell’infanzia i ricercatori hanno constatato che la storia del declino religioso in America non è la storia di adulti che rifiutano consapevolmente la fede dei loro antenati: è la storia di ogni generazione che riceve un’educazione più secolare rispetto alla generazione precedente. La conclusione è che «mentre le persone più istruite non erano meno religiose, le società che spendevano più soldi pubblici per l’istruzione erano meno religiose».

Le scuole pubbliche che escludono l’istruzione religiosa indicano ai bambini e ragazzi che l’impegno religioso non è una priorità nella vita e lo relegano a un’attività hobbistica da fine settimana, come lo sport o la pesca. Forse si potrebbe citare Marshall McLuhan, dicendo che anche in questo caso si conferma la validità della sua formula interpretativa per cui «il mezzo è il messaggio». L’ambiente educativo e i programmi formativi che si secolarizzano in vario modo, mettendo la domanda religiosa ai margini, offrono implicitamente e esplicitamente agli studenti una precisa gerarchia di valori che esclude Dio dall’orizzonte.

Vale per gli Stati Uniti e probabilmente vale per la nostra Italia, dove l’istruzione pubblica tende a fagocitare e soffocare tutto. Inoltre nell’Italia unita la laicizzazione della scuola è stato un progetto preciso dei risorgimentali, mazziniani e garibaldini da subito si impegnarono per una scuola non confessionale, seguiti a breve da non pochi liberali moderati e progressisti, dai radicali e successivamente dai socialisti.

Aggiungiamo che praticamente tutti i ministri della Pubblica istruzione italiana fino al fascismo furono di stampo laicista e molti di loro, la stragrande maggioranza, in odor di massoneria: Terenzio Mamiani, Francesco De Sanctis, Michele Amari, Giuseppe Natoli, Michele Coppino, Guido Baccelli, Paolo Boselli, Ferdinando Martini, Emanuele Gianturco, Nunzio Nasi, Leonardo Bianchi, Agostini Berenini, Niccolò Gallo, Luigi Cremona, Luigi Rava, Edoardo Daneo. L’elenco di questi nomi per ricordare che se anche i bambini italiani, come quelli negli Stati Uniti, oggi non credono più in Dio, forse è perché qualcuno ha ben operato per occupare l’educazione scolastica. Sbattendo scientemente Dio fuori dall’aula.


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