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5.12.2024

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In piazza contro il razzismo, e il virus diventa innocuo
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9 Giugno 2020

In piazza contro il razzismo, e il virus diventa innocuo

Fino a due settimane fa la notizia principale della sezione esteri dei big media era grosso modo questa: «New York nuovo epicentro pandemia» o «Stati Uniti primo Paese al mondo per numero di morti e di contagi da Covid 19». Il tutto con una serie di reportage su una città al collasso e sulla superpotenza piegata dal virus.

Corriere della Sera del 28 maggio: «Coronavirus nel mondo, negli Usa oltre 100 mila vittime», titolo pressoché identico nello stesso giorno per Repubblica: «Coronavirus mondo, 100 mila morti negli Stati Uniti». Nell’articolo si leggeva: «Gli Stati Uniti hanno superato i 100.000 morti per coronavirus, lo riportano i calcoli del New York Times, che sottolinea che tale bilancio eccede il numero dei militari americani morti in tutti i conflitti combattuti dagli Usa dalla guerra di Corea in poi. Questa pandemia sta per diventare la più letale della storia Usa dopo quella della spagnola nel 1918 in cui persero la vita 675 mila americani». Uno scenario apocalittico. Per uscirne veniva invocato il vaccino, e veniva ribadita l’assoluta necessità di lockdown, distanziamento sociale e, ça va sans dire, mascherina. L’imperativo era sempre quello: limitare al massimo gli spostamenti per ridurre il rischio contagio.

Poi, improvvisamente, tutto è cambiato, con la morte di George Floyd, o meglio con la successiva diffusione del video dei suoi nove minuti di agonia a terra sotto il ginocchio del poliziotto ora incriminato per la sua morte. Nei giorni successivi gli Stati Uniti sono stati teatro di un moltiplicarsi di proteste, saccheggi e disordini al grido di «black lives matter», ovvero «le vite dei neri contano».

Improvvisamente le prime pagine dei quotidiani americani, ma anche europei e di conseguenza nostrani, hanno iniziato a lasciare spazio alle «manifestazioni antirazziste» in cui il distanziamento sociale, le misure di sicurezza e le mascherine improvvisamente non avevano più alcuna importanza. Non solo. I media hanno iniziato a titolare «Il vero virus è il razzismo». Così è andata anche nel nostro Paese. Se fino a un mese fa lo sceriffo Beppe Sala tuonava: «Non permetterò che quattro scalmanati senza mascherina, uno di fianco all’altro mettano in discussione tutto ciò», non si è sentito nessuno tuonare contro gli assembramenti di fronte alle manifestazioni di Bologna, Roma e altre città italiane.

Scrive Repubblica: «In tremila al sit-in organizzato da Sardine, associazioni e americani che vivono nella Capitale.». Ma come, il limite per gli eventi all’aperto non è mille persone? Interpellato sull’incoerenza il sindaco di New York Bill De Blasio ha candidamente risposto: «Quando vedi una nazione, un’intera nazione, alle prese con una straordinaria crisi seminata in 400 anni di razzismo americano, mi dispiace, non è la stessa cosa del proprietario del negozio che vuole riaprire o della persona religiosa devota che vuole andare di nuovo nei luoghi di culto».

Ora è chiaro, il virus è evidentemente sensibile alla «crisi seminata in 400 anni di razzismo americano» e diventa innocuo di fronte alle suddette manifestazioni per poi tornare ad essere pericoloso in tutte le altre situazioni. Ma non più in prima pagina, perché ormai, evidentemente, l’allarme del momento è il razzismo. «Black lives matter» è il nuovo #iorestoacasa a patto che a parlare non sia la giovane attivista Candace Owens, lei evidentemente non è black abbastanza da godere delle tutele dei manifestanti, il suo orientamento conservatore e il suo supporto a Donald Trump, considerato l’origine del virus dei virus, le hanno attirato gli insulti e le offese dei protesters.

Il razzismo è la vera pandemia, hanno ribadito anche i Fridays for future, sono riusciti a indire un nuovo “sciopero” ad hoc. Il Covid chi se lo ricorda più. I tutorial per lavarsi le mani, gli assembramenti pericolosi e le autocertificazioni, tutto dimenticato. Oggi c’è una nuova emergenza, lo dicono i giornali, chissà quante vittime farà. E chissà quale sarà il prossimo pericolosissimo virus.

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