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Pillole di Gmg – Il ritorno di coloro che sperano in Dio
NEWS 7 Agosto 2023    di Don Massimo Vacchetti

Pillole di Gmg – Il ritorno di coloro che sperano in Dio

Siamo sul pullman per rientrare. Ci aspettano lunghe ore di viaggio.
I ragazzi cantano. In fondo, la GMG è un’esperienza ecclesiale.
“Quando vado a Messa – dice Virginia – non ci sono molti giovani. Venire alla GMG è una boccata d’ossigeno. Ci si accorge di non essere soli”.
Il pullman è un microcosmo singolare per far crescere la comunione tra canti, testimonianze, preghiere, chiacchiere personali, silenzi e confidenze segrete. Poi, ci sono le ultime ore da smaltire. La veglia del sabato e la Messa della domenica sono stati momenti indimenticabili. Forse più che le parole del Papa, rimarrà l’epica per raggiungere il Campo della Grazia e l’estenuante ritorno sotto il sole.
Le cronache dicono fossimo un milione e mezzo.
“Siamo venuti per il Papa. Per lui abbiamo rischiato di svenire – non nasconde una certa delusione, Anna – e il Papa ci ha rivolto un discorso semplice, al limite del banale”. Mi colpisce la libertà con cui questa diciannovenne ci provoca. I giovani ambiscono a molto. Per questo sono disposti a molto. Il Papa ha fatto discorsi memorabili. Quello di sabato sera, in effetti, non passerà alla storia. Nell’omelia della Messa della domenica, il Papa ha invitato i giovani a “non temere”. La cosa più sorprendente forse è proprio questa. Nel cuore dei giovani, nonostante la Chiesa, e non solo il mondo, deluda le attese, sembri colpita da scandali, si accartocci dentro percorsi di autoanalisi, c’è qualcosa di indomabile. Una speranza non viene meno. “Signore, è bello per noi stare qui. È bello – per riprendere l’omelia del Papa – poter sperare che Dio voglia parlare con me. Dove mai potremmo andare? Solo Tu hai parole di vita eterna”.
Per questo, i giovani accorrono. Al di là, di tutta la pochezza umana, è come se sapessero riconoscere che c’è di più. E non temono. Se qualcuno li chiama, li sfida, si alzano e in fretta accorrono. Il loro cuore è come l’oceano sulle cui rive hanno dormito. Di più.

 


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