domenica 13 ottobre 2024
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Pride month, se un pompiere non si piega al diktat Lgbt
NEWS 12 Giugno 2024    di Raffaella Frullone

Pride month, se un pompiere non si piega al diktat Lgbt

È iniziato decenni fa con “la parata dell’orgoglio gay”, ossia la manifestazione di un pomeriggio con una sfilata provocatoria e irriverente, poi pian piano l’evento si è preso sempre più spazio ed è diventato un mese intero in cui tutti, in particolare realtà istituzionali e commerciali si inchinano – più o meno convintamente – alla causa arcobaleno. Il pride penetra ovunque, dalle biblioteche ai negozi, passando per i bar. Negli anni il termine “gay” è scomparso, sia per normalizzare la parata, sia per includere “le altre identità” varianti, variabili e fluide che partecipano al “mese dell’orgoglio”.

Difficile sottrarsi impossibile farlo senza pagare un prezzo. E a pagare a questo giro è stato Jeffrey Little, capitano dei vigili del fuoco americano che lo scorso anno si era rifiutato – in virtù della sua fede cristiana – di issare la bandiera del cosiddetto “Progressive pride”, nella spiaggia in cui stavano prestando servizio come assistenza alla balneazione. Apriti cielo. Per il suo no – invocato in nome della libertà religiosa – è stato trascinato in tribunale.

Nel contezioso legale si è tentato di salvare capra e cavoli, quindi da un lato l’uomo è effettivamente stato dispensato dal compito in questione, tuttavia gli è stato chiesto, o meglio imposto, di provvedere all’alzabandiera incaricando un suo sottoposto di farlo al posto suo. Bisognava dunque garantire che la bandiera sventolasse i suoi colori arcobaleno per celebrare le identità fluide, gli orientamenti sessuali che diventano identità, le percezioni del momento, e i diritti declinati in base al genere.

Little comunque non molla e con i suoi avvocati annuncia un ulteriore ricorso. «Non ci si dovrebbe aspettare che una persona abbandoni la propria fede entrando nel posto di lavoro – afferma – la mia preghiera è che le persone di fede prosperino sul lavoro, senza dover nascondere alcuna parte della propria personalità».

La vicenda ricorda quanto accaduto nel 2016 a Kelvin Cochran, anch’egli vigile del fuoco, premiato nel 2005 per le operazioni di soccorso a New Orleans quando la città era devastata dall’uragano Katrina e consulente del Dipartimento di sicurezza nazionale durante la presidenza Obama. L’uomo, cristiano evangelico, aveva scritto un libro in cui non nascondeva il suo credo religioso in particolare sul tema della famiglia che, metteva nero su bianco, era unicamente formata dall’unione di uomo e donna. Apriti cielo anche in questo caso. Il volume gli è costato il posto di lavoro, lo stipendio, anni di gogna mediatica e una multa da oltre un milione di dollari.

Non solo quindi si è ridotto sempre più lo spazio per il dissenso, ma si riduce sempre di più anche lo spazio in cui è consentito non celebrare il cosiddetto orgoglio lgbt, il che è paradossale se si considera che parliamo di una realtà, che ancora oggi vuol presentarsi come la minoranza discriminata da proteggere e tutelare. In nome di un orientamento sessuale che – a suon di neolingua – è diventato identità. Ma noi non siamo “eterosessuali”, o “omosessuali” o una delle altri ennemila varianti, siamo uomini e donne. Non siamo un’etichetta che riduce l’essere umano, meno che meno una marionetta chiamata ad inchinarsi ai piedi dell’idolo del momento. Siamo anime fatte per l’eternità. E non isseremo quella bandiera. (Foto: Pexels.com/Pexels.com)

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