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Sanremo, da Allevi un magnifico inno alla vita
NEWS 8 Febbraio 2024    di Federica Di Vito

Sanremo, da Allevi un magnifico inno alla vita

È un nuovo Giovanni quello che tra lustrini e “dirompenti” gonne di pelle ha fatto toccare alla seconda serata di Sanremo il suo punto più alto. Eppure è sempre lui, il maestro Allevi, stesso sorriso, stesso talento prodigioso, stessa folta chioma riccia, anche se più candida. Dai suoi occhi lucidi sprizza però una luce diversa, ironica, speranzosa, felice. Agli occhi del mondo questo nuovo sguardo sembrerebbe stridere con la diagnosi di mieloma multiplo con la quale convive il musicista 54enne da circa due anni. Lui stesso nel giugno 2022 aveva affidato a un post di Instagram l’annuncio della malattia: «Non ci girerò intorno: ho scoperto di avere una neoplasia dal suono dolce: mieloma, ma non per questo meno insidiosa».

In sostanza, un tumore al midollo osseo. Non ci ha girato tanto intorno neanche ieri sera quando ha parlato del suo ultimo concerto e della conseguente diagnosi: «All’improvviso mi è crollato tutto. Non suono più il pianoforte davanti ad un pubblico da quasi due anni. Nel mio ultimo concerto, alla Konzerthaus di Vienna, il dolore alla schiena era talmente forte che sull’applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello. E non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi, pesantissima. Ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39 per un anno consecutivo». Ieri sera ha inaugurato il suo ritorno musicale sul palco dell’Ariston, regalandoci delle parole che lasciano da parte i toni ideologici che il Festival ha assunto soprattutto negli ultimi anni e consentendoci una boccata di autenticità.

«Era come se il dolore mi porgesse degli inaspettati doni», così Giovanni Allevi inizia quello che sarà un potente inno alla vita. «Non molto tempo fa, prima che accadesse tutto questo, durante un concerto in un teatro pieno, ho notato una poltrona vuota. Come una poltrona vuota?! Mi sono sentito mancare! Eppure, quando ero agli inizi, per molto tempo ho fatto concerti davanti a un pubblico di quindici, venti persone ed ero felicissimo! Oggi… dopo la malattia, non so cosa darei per suonare davanti a quindici persone».

E dopo aver espresso gratitudine e riconoscenza alla bellezza del Creato, ai familiari, al personale medico e a tutti gli altri pazienti, ecco che si innesca una toccante climax: «Quando tutto crolla e resta in piedi solo l’essenziale, il giudizio che riceviamo dall’esterno non conta più. Io sono quel che sono, noi siamo quel che siamo. E come intuisce Kant alla fine della Critica della Ragion Pratica, il cielo stellato può continuare a volteggiare nelle sue orbite perfette, io posso essere immerso in una condizione di continuo mutamento, eppure sento che in me c’è qualcosa che permane!».

Ora, è lecito chiedersi se dopo «Ciao bimba», il pubblico fosse pronto a tanta verità. Perché di fronte a quanto affermato dal maestro Allevi, lo show, i siparietti forzati e gli outfit costosi sembrano solo fumo. Vagamente simile al biblico «anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni», Allevi ha di fatto dato compimento a quanto scritto nel 2021 per Famiglia Cristiana«La visione proposta oggi dal cristianesimo è assolutamente dirompente. L’attuale cultura dominante è infatti centrata sul nichilismo, per cui il nostro valore e la nostra identità dipendono esclusivamente da un giudizio e un riscontro esterno. Tutto il mondo dei social e dei talent show è fondamentalmente nichilista: contano i numeri dei like e dei follower. […] Il cristianesimo propone una visione opposta e ci dice: io posseggo un’identità, un valore, una scintilla interiore, indipendentemente da qualunque riscontro esterno. […] I filosofi direbbero uno statuto ontologico».

«Com’è liberatorio essere se stessi!», così Allevi sfilandosi il berretto dà un esempio concreto a chi nel mondo dei social e della televisione fa della falsa autostima una morale. Palpabile la stanchezza, timida l’emozione, reale il tremolio alle mani, Giovanni Allevi ha poi suonato le note di Tomorrow, dedicata a un domani sempre più bello. Al termine dell’esibizione bisogna avvicinarsi per sentirlo sussurrare un «ce l’abbiamo fatta» carico di umanità. Non sappiamo se conosca realmente da dove gli arrivi tutta questa forza.

Noi sappiamo che non è solo «la forza della musica, la forza della vita», come ha detto Amadeus. È la forza che si manifesta a pieno nella debolezza ad aver fatto centro nel cuore di tutti gli ascoltatori, anche di quelli che abbandonato il divano e lasciato lo schermo acceso come sottofondo di uno show sempre uguale, si saranno rimessi seduti per ascoltarlo. Perché senza tanti hashtag o fronzoli superficiali, Allevi ha suonato e parlato vestito solo della sua anima, quella parte di noi che davvero «è ragionevole pensare permarrà in eterno». Ed è questo, maestro, il dono più grande di Dio a tutti noi.

(Fonte foto: ANSA)


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