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10.12.2024

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“Se fossi in te”, il primo romanzo dell’autrice cattolica Susanna Bo
news
30 Novembre 2021

“Se fossi in te”, il primo romanzo dell’autrice cattolica Susanna Bo

Ci sono romanzi che hanno la capacità di tenere il lettore incollato alle pagine, che si leggono presi nella morsa tra la fretta di andare avanti per sapere cosa succederà dopo e il desiderio di rallentare per la paura di arrivare alla fine, che hanno la capacità di coglierti di sorpresa perché quella cosa proprio non te l’aspettavi e di accompagnarti in questo viaggio con una scrittura scorrevole, ma nel contempo frizzante e mai scontata, soprattutto se infarcita di un gergo giovanile che, sancisce inesorabilmente l’anagrafica, non è quello della tua adolescenza.

Questo e molto altro è Se fossi in te (San Paolo, 2021), la quarta fatica dell’autrice cattolica Susanna Bo, che con questo romanzo abbandona la narrazione autobiografica propria dei suoi due primi libri e quella di testimonianza che contraddistingueva il terzo, per lanciarsi nel mondo della fantasia. E lo fa mettendo nero su bianco una storia che catapulta nel mondo dei Post-millenial, con le protagoniste principali della vicenda che sono Adele e Arianna, due gemelle liguri esteriormente praticamente identiche. Ma la loro somiglianza si ferma qui: per il resto sono fondamentalmente opposte. In tutto. E tale differenza nel periodo adolescenziale diventa ancora più marcata, con Adele che studia per diventare estetista e passa il proprio tempo con gli amici a ridere, bere e fumare e Arianna che frequenta con profitto il liceo classico, mentre per il resto del tempo preferisce stare da sola a leggere e a guardare film e serie “impegnate”.

Due mondi insomma destinati a incontrarsi solo ed esclusivamente in quanto residenti nello stesso campo vitale domestico, se non fosse per una ingegnosa punizione ideata da loro madre, che prevede uno scambio d’identità per una settimana, con il severo vincolo di non farsi scoprire da nessuno… e che solo l’inizio di un viaggio che coinvolge non solo le due protagoniste, ma anche diversi altri personaggi del loro piccolo, complicato, segreto mondo esistenziale.

«Questa volta», ci confida la stessa Susanna Bo, «mi sono detta: un romanzo, per la prima volta. Un libro che tratti non tanto di una vita vera nello specifico, ma che ne racchiuda tante in una storia sola. Un romanzo che parli di giovani veri, concreti, senza fronzoli, senza maschere. E di adulti altrettanto reali. E una storia dove si parli di Dio senza parlare di Dio, che possa essere letta da tutti senza preconcetti, dove Dio non si predichi ma si respiri. E si respiri nell’anelito dei personaggi a una vita nuova, senza maschere, senza finzioni. Nel rifiuto, alla fine, di quel demone muto che da anni schiaccia le protagoniste».

Di certo, l’inizio del volume può risultare spiazzante, soprattutto per i lettori che hanno imparato a conoscere Susanna Bo dai suoi precedenti libri: il linguaggio è crudo, senza filtri, quasi ostentato. Una scelta in parte rischiosa, ma che ha il suo perché. «Ero piena di dubbi», ci rivela infatti ancora Susanna, «mi dicevo: l’inizio è troppo volgare, aggressivo, l’ironia è tirata per i capelli… ma volevo due adolescenti vere, al limite dall’antipatico e molto polarizzate sulle loro diversità… che poi diventano umane, ti aprono il cuore e ti conquistano. Esattamente come sono gli adolescenti di oggi (e anche di ieri, in fondo), che ti mostrano il lato duro perché hanno paura di essere feriti… ma che quando ti aprono il cuore sono semplicemente irresistibili».

Anche in tal senso, Se fossi in te è un libro che si rivolge a un pubblico diversificato.

È di certo interessante e appropriato per i giovani, che nelle protagoniste si possono rispecchiare e che possono ritrovarsi nel loro gergo, nei loro interessi e nella loro fatica di scoprirsi e scoprire il mondo. Ma è anche utile e godibile per il mondo adulto, soprattutto per chi si ritrova effettivamente ad avere a che fare con adolescenti alla ricerca di se stessi: per le mamme, per i papà, per gli educatori a vari titolo. Perché è solo provando a “mettersi nei panni di…”, che si può riuscire a conoscere e comprendere, pur mantenendo una importante differenza di ruoli e non piegandosi al ruolo di “amici”, un mondo con il quale magari si è a quotidiano contatto, ma che è lontano galassie, se appunto non si prova a compiere un viaggio di avvicinamento. Che poi, è anche quello che è successo alla stessa Susanna, che tra i suoi doni può vantare anche quello di essere una plurimamma: «Questo libro mi è scoppiato dentro. E, ti dico una cosa: mi ha avvicinato moltissimo alle mie figlie adolescenti e al loro mondo».

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