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9.12.2024

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Se le casalinghe 2.0 mandano i giornalisti in tilt
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27 Marzo 2024

Se le casalinghe 2.0 mandano i giornalisti in tilt

Preparare la cena per il marito che rientra dal lavoro? Segno di sottomissione. Prendersi cura della casa? Un’abitudine indotta dagli stereotipi che si tramandano da generazioni. Decidere di non lavorare per curare casa e famiglia? Una sciagura da scongiurare con tutti i mezzi. E’ la sintesi di quanto si legge in questi giorni su alcune testate mainstream che hanno scoperto quelle che chiamano “mogli tradizionali”, o meglio, con tanto di hashtag le #tradwives, un movimento nato negli Stati Uniti fatto da ragazze giovani, spesso molto belle, che sui social mostrano la loro vita che non è imperniata, come il mondo vorrebbe, sulla professione, bensì sulla famiglia. E non hanno paura di mostrare la bellezza di essere – orrore! – casalinghe. Cosa che li manda in tilt.

«Ecco le “trad wives”, le influencer antifemministe che promuovono i valori tradizionali», titola Euronews che inizia l’articolo così: «Avete mai sentito parlare di “trad wives”? I contenuti postati da donne in abiti a fiori da sontuose cucine di campagna possono sembrare abbastanza innocenti, ma in realtà promuovono attivamente gli stereotipi di genere». Addirittura scomodano l’esperto. O meglio l’esperta, Simmons, “ricercatrice dell’Istituto per il Dialogo Strategico” che sentenzia sobria: «Le trad wife tendono a essere conservatrici e antifemministe, ma questo non significa che appartengano tutte all’estrema destra. Il movimento può soprattutto essere un punto di ingresso per l’ideologia nazionalista e suprematista bianca», secondo l’esperta dunque le donne in questione «invitano alla sottomissione» ai loro mariti, e «il pericolo è anche che questo possa normalizzare le relazioni abusive».

Il Messaggero confeziona un reel sul tema e in un articolo sul sito osserva: «Molti commenti sotto i post delle trad wife però non sono d’accordo con questo stile di vita anzi, pensano che si tratti di un passo indietro per l’emancipazione della donna, rinchiudendo il ruolo di donna nel classico stereotipo di genere, obbligate a diventare donne e madri perfette perché sottomesse o obbligate. Nei commenti sotto questi video si parla addirittura di “antifemminismo”».

Sulla stessa scia Fanpage che scrive: «La vita delle tradizional wives è sbarcata su Tiktok con contenuti che stanno diventando sempre più virali. Parallelamente stanno accendendo anche il dibattito su quanto, questi video, siano poco rispettosi della figura della donna, delle tante battaglie condotte in questi decenni in nome della parità di genere. E viene da chiedersi se le protagoniste non siano piuttosto donne vittime di oppressione, costrette a restare dentro i confini dell’ideale di donna perfetta: è l’ideale che ci è stato tramandato per secoli in fondo, l’unico ritenuto giusto e possibile». Almeno qui però si pone una domanda: «al tempo stesso, però, non si può sottovalutare l’altro lato della medaglia: se fosse semplicemente la libera scelta di libere donne?».

Detto in altri termini, che fine fa l’autodeterminazione? Il dogma per antonomasia del femminismo e del neofemminismo, la pietra miliare sulla quale costruire il “diritto all’aborto” così come il diritto a “lavorare su Onlyfans”, sbandierato nelle piazze fisiche e virtuali sembra non valere se le stesse donne scelgono di fare le casalinghe, viene cestinato così, sacrificato sull’altare della lotta al patriarcato. Peccato che anche nel tanto celebrato Occidente, ci sono giovani fanciulle, magari laureate, che decidono liberamente di vivere in modo diverso rispetto al modello proposto dal neo femminismo, di trovare compimento nel matrimonio. Eh sì, di dipendere da un marito (naturalmente per chi può farlo e no, non tutte sono libere di scegliere).

Tra i reel più incisivi realizzati dalle trad wives ce ne è uno che dice così: «Non voglio un lavoro. Non voglio essere un dirigente d’azienda, non voglio rompere il soffitto di cristallo. Non voglio progredire sulla scala professionale, non voglio essere un capo, tesoro. Non voglio fare niente di tutto ciò. Voglio cucinare in cucina, voglio pulire, voglio fare la spesa, voglio preparare i brownies, voglio cucinare la cena, preparare pasti fatti in casa ogni sera, quasi ogni sera, accogliere mio marito che rientra dal lavoro e dirgli “Hey, come stai, sei pronto per la cena?”».

La realtà è più forte dell’ideologia.

(Fonte foto: Pexels.com)

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