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Vescovo tedesco spiega perché hanno scritto in Vaticano
NEWS 13 Aprile 2018    

Vescovo tedesco spiega perché hanno scritto in Vaticano

È la cura per l’Eucaristia ad aver spinto lui e i suoi confratelli a scrivere in Vaticano. Così ha motivato la sua firma il vescovo tedesco di Passau, Stefan Oster, nel giornale diocesano Passauer Bistumsblatt.

La settimana scorsa è uscita la notizia di una lettera di chiarimento firmata da 7 vescovi tedeschi e inviata alla congregazione per la Dottrina della fede e al cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, a proposito della decisione approvata dalla conferenza episcopale tedesca di concedere, in certi casi, l’accesso alla comunione al coniuge protestante sposato con un partner cattolico. La decisione risale al febbraio scorso, ma era stata presa, seppur a maggioranza, dopo un acceso dibattito, segno della difficoltà di alcuni ad accettare l’approccio “caso per caso” applicato all’intercomunione.

«L’eucaristia è per noi cattolici così importante», scrive il vescovo Oster, «che esprime essenzialmente la nostra comprensione della fede e della chiesa». Tra le altre cose il pastore rileva il problema del rapporto tra comunione e confessione, perché, scrive, «esiste una connessione intima tra questi due sacramenti e qui occorre un chiarimento più profondo che ancora non c’è. Come può la Chiesa cattolica trattare quei fedeli di altre confessioni circa il sacramento della riconciliazione in preparazione all’Eucaristia?».

A proposito del nuovo paradigma del “caso per caso”, mutuato da quanto previsto dall’esortazione Amoris laetitia per l’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati, Oster si chiede se questo criterio di «eccezioni in un caso individuale» in materia di intercomunione non possa generare una comprensione di «accesso generale». A parere di Oster ciò potrebbe portare a una «banalizzazione dell’Eucaristia».

La lettera inviata dai sette vescovi, tra cui il cardinale di Colonia, Rainer Maria Woelki, non è stata inviata per «screditare altri vescovi», ma per «ricevere un chiarimento da Roma».


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