100 anni fa nello Stato del Tennessee si celebrò un evento epocale, ancora oggi presentato come una «guerra all’evoluzione». Ecco i suoi retroscena inquietanti
Anche le ideologie, per avere fascino, hanno bisogno di eroi e, se possibile, di martiri. L’ideologia scientista si è costruita proprio a partire dalla celebrazione di personaggi della cui storia ci si è appropriati per poter dare al grande pubblico un’idea semplice, ma efficace: noi siamo i buoni, gli altri i cattivi. Così, alla fine del Settecento, Napoleone Bonaparte, mentre compie razzie per l’Europa e soggioga per primo gli scienziati per metterli al servizio delle sue guerre, nella sua lotta contro i papi si serve del processo a Galilei, opportunamente falsificato, per presentare la Chiesa come oscurantista e nemica della modernità, del progresso e della scienza.
Anche il Novecento ha il suo processo da mitizzare: un fatto assolutamente secondario, avvenuto cento anni orsono, nel 1925 in uno degli stati americani, il Tennessee, assurge ad evento epocale grazie al tam tam mediatico destinato a protrarsi nei decenni. Sul Timone di aprile Francesco Agnoli, storico e saggista ben noto ai lettori del nostro mensile, esamina questo evento – noto come “processo alla scimmia” – svelandone retroscena a dir poco inquietanti e, guarda caso, mai ricordati. Forse perché scomodi, anzi molto scomodi per la cultura dominante.
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