Sabato 25 Ottobre 2025

Le ombre razziste del “processo alla scimmia”

100 anni fa nello Stato del Tennessee si celebrò un evento epocale, ancora oggi presentato come una «guerra all’evoluzione». Ecco i suoi retroscena inquietanti

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Anche le ideologie, per avere fascino, hanno bisogno di eroi e, se possibile, di martiri. L’ideologia scientista si è costruita proprio a partire dalla celebrazione di personaggi della cui storia ci si è appropriati per poter dare al grande pubblico un’idea semplice, ma efficace: noi siamo i buoni, gli altri i cattivi. Così, alla fine del Settecento, Napoleone Bonaparte, mentre compie razzie per l’Europa e soggioga per primo gli scienziati per metterli al servizio delle sue guerre, nella sua lotta contro i papi si serve del processo a Galilei, opportunamente falsificato, per presentare la Chiesa come oscurantista e nemica della modernità, del progresso e della scienza. Anche il Novecento ha il suo processo da mitizzare: un fatto assolutamente secondario, avvenuto cento anni orsono, nel 1925 in uno degli stati americani, il Tennessee, assurge ad evento epocale grazie al tam tam mediatico destinato a protrarsi nei decenni. Sul Timone di aprile Francesco Agnoli, storico e saggista ben noto ai lettori del nostro mensile, esamina questo evento – noto come “processo alla scimmia” – svelandone retroscena a dir poco inquietanti e, guarda caso, mai ricordati. Forse perché scomodi, anzi molto scomodi per la cultura dominante. Per leggere l'articolo acquista Il Timone o abbonati

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