Bene i vertici di Parigi e Londra, bene la piazza pro Europa e per la «pace giusta», il «sempre con Kiev», tutto bello: ma come fare? Vale la pena iniziare a chiederselo, perché il sostegno che si intende assicurare al presidente Volodymyr Zelensky – soprattutto nell’ipotesi, considerata sempre più concreta, che gli Stati Uniti non diano più aiuti all’Ucraina («non tollererò ancora parole di Zelensky», ha tuonato nelle scorse ore Trump) – avrebbe dei costi pesanti. Anzi, pesantissimi. Secondo un congiunto del think tank Bruegel e dell'Istituto di Kiel, eloquentemente intitolato Difendere l’Europa senza più gli Stati Uniti: una prima stima di quanto serve, ciò che serve all’Europa – per dispiegare il contingente necessario (300.000 soldati) – sono 250 miliardi di euro aggiunti l’anno.
Una somma oggettivamente immensa. Tanto è vero che anche i grandi giornali italiani - pur incrollabili nel manifestare vicinanza alla causa di Kiev – stanno in questi giorni suonando un campanello d’allarme, da Repubblica («Europa, difendersi senza gli Usa costerebbe carissimo», 1/3/2025) al Corriere della Sera («Ue, caccia a 250 miliardi per proteggere Kiev», 2/3/2025). In effetti, per sostenere questo salatissimo conto i Paesi europei dovrebbero portare il finanziamento delle spese militari ad almeno il 3,5% del Pil: ma, anche ammettendo che ci sia la volontà di batterla, si tratta di una opzione percorribile? Anche questa è una domanda che non ha senso eludere e che già solleva notevoli perplessità tra gli economisti.
Eloquenti, al riguardo, le parole di Wolfgang Munchau, economista, co-fondatore e Direttore di Eurointelligence.com, già editorialista del Financial Times: «Un aumento strutturale della spesa per la difesa richiederebbe sacrifici. Gli Stati Uniti spendono il 3,5% del loro PIL per la difesa. Nel 2023, i 27 paesi dell’UE hanno speso in media l’1,6% del PIL dell’UE. Questo divario di quasi 2 punti percentuali nasce perché noi europei spendiamo i soldi in altre cose. La Germania ha un sistema sociale di altissimo livello. Le persone hanno diritto a un reddito di cittadinanza base, che lavorino o meno […] La Germania si è anche assegnata un budget di 150 miliardi di euro per la transizione energetica»
«Gli Stati Uniti, invece, hanno i buoni alimentari e nessuna politica di "net zero". Non si può fare tutto», continua Munchau nel suo intervento pubblicato su Unherd.com, «ci sono compromessi necessari che gli europei non hanno nemmeno iniziato a discutere. Nella loro disperazione, però, gli europei stanno ora parlando di finanziare un aumento della spesa per la difesa attraverso il debito. Questo è economicamente folle. Per questo motivo, fallirà anche nel raggiungere il suo obiettivo dichiarato: scoraggiare un attacco nemico». Parole troppo pessimistiche? Staremo a vedere dal momento che proprio questo giovedì, 6 marzo, Ursula von der Leyen dovrebbe scoprire le carte per l’annunciato «piano di riarmo dell'Europa».
In vista del vertice Ue straordinario Ue, che si terrà appunto giovedì, possiamo però già dire - alla luce di quanto riportato poc’anzi - che chiaramente non potranno bastare i 20 miliardi sul tavolo da qualche settimana, la cui approvazione, attenzione, resta comunque subordinata all’unanimità degli Stati membri, con Viktor Orbán che pare tutt’altro che intenzionato a dare il suo assenso; né appare plausibile che possano bastare le regole che impediscono alla Banca europea degli investimenti (Bei) di concedere finanziamenti all’industria degli armamenti. Dunque per l’Europa potrebbe essere davvero molto dura varare un realistico piano «di riarmo» che possa impensierire Mosca. Il primo a lasciarlo intendere, a ben vedere, è proprio Volodymyr Zelensky.
Pur reduce da un incontro nello Studio Ovale che ha ricordato più un incontro di wrestling che uno diplomatico, come già osservato dal Timone, il leader ucraino si è guardato bene dallo sbattere la porta in faccia agli Stati Uniti. Anzi, ha confezionato su X un aperto ringraziamento agli Stati Uniti: «Grazie America». Forse perché sa che da Londra, Parigi e Berlino possono arrivare utili pacche sulle spalle, ma è da Washington che giunge l’aiuto decisivo. Basti dire che dopo ben 16 pacchetti di sanzioni, le uniche che stanno davvero funzionando sono quelle relative al sistema dei pagamenti dominato degli Usa, tutto il resto è ancora aggirato.
Dunque se la Casa Bianca dovesse davvero abbandonare l’Ucraina, per Kiev sarebbero dolori. Questo probabilmente, lo ripetiamo, a Zelensky è chiarissimo. E dovrebbe iniziare ad essere chiaro anche a quanti fanno sì bene a ricordare l’importanza della «pace giusta», ma dovrebbero anche iniziare capire che forse davvero la «pace possibile» - quella che si ottiene con negoziati spesso duri, mai lieti, ma indispensabili – è l’unica via praticabile. Diversamente, si tratta non solo di far aumentare ancora il conteggio di vite umane perse nella guerra russo-ucraina (conteggio che pare non impressionare più ampi settori delle istituzioni anche europee), ma pure le spese economiche. E forse in fondo è questo, quello dei quattrini e dei meri interessi, il solo linguaggio rimasto sul tavolo. (Foto: Imagoeconomica)
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