Valérie Boyer, senatrice della Droite populaire, è intervenuta al Senato mercoledì 12 marzo denunciando a chiare lettere i terribili attacchi e le violenze contro la minoranza alawita e contro i cristiani in Siria. Guai a lei, però, quando tra queste sillabe ha avuto l'ardire di citare le parole del vangelo di Luca. Dall'aula si sono levati brusii, proteste e fischi sempre più intensi e l'invito formale a chiudere rapidamente il suo intervento. Dalla caduta del regime di Assad, salutato con sospetto e acritico entusiasmo da molte voci in Occidente, il paese è precipitato in una spirale di violenza che si sta concentrando con efferata crudeltà nella zona costiera nord-occidentale del paese.
La colpa imperdonabile di queste terre e della popolazione pressoché inerme che la abita è la provenienza della famiglia dell'ex presidente da quella zona: le monache carmelitane di Aleppo si chiedono, in un messaggio diffuso per dare voce alle vittime di questo inumano massacro che si configura come genocidio, «in che modo il semplice e poverissimo popolo alawita è responsabile dei decenni di governo della famiglia Assad? Stupore, rabbia e paura sono ovunque nella regione di Latakia e in tutto il Paese.»La senatrice Boyer da tempo segue e sostiene la causa dei cristiani orientali, sua l'interrogazione all'Assemblea nazionale del luglio 2014 sulla condizione della minoranza cristiana in Oriente, e in particolare in Siria, così come altre azioni a sostegno della comunità cristiana. Nel suo discorso ricorda i tanti genocidi subiti da minoranza in Medio oriente, da quello armeno a quello molto meno ricordato degli assiro-caldei, minoranza cristiana di lingua aramaica, la stessa parla da Cristo. Ed è proprio quando cita la parola di Cristo riportata dall'evangelista Luca che le proteste di acuiscono e i fischi diventano insistenti: «In Siria le minoranze corrono ancora un pericolo mortale; non dobbiamo più essere testimoni silenziosi di questi genocidi. Secondo il Vangelo di San Luca, "se questi taceranno, grideranno le pietre" e sarà troppo tardi, e domani chi parlerà aramaico? Chi parlerà la lingua di Cristo?». Boyer difende l'importanza dell'identità culturale e religiosa anche per la Francia e questa spinta va in rotta di collisione con quella sorta di inerzia generale dell'Occidente che sembra costantemente impegnato ad odiare sé stesso e a fare il tifo per la propria fine, odiando soprattutto ciò e Chi lo ha reso tale, il cristianesimo e quindi Cristo e la Chiesa cattolica. La nostra storia, ridotta a un elenco di crimini e soprusi verso altre civiltà e persino altre specie animali ritenute tutte più meritevoli di occupazione del suolo terrestre, è attraversata da un sempre peggio celato odio anti cristiano, soprattutto da parte delle élites.
Così lo sintetizzava in un articolo del Foglio il filosofo Rémi Brague, insignito nel 2012 del Premio Ratzinger:«Si percepisce anche nelle élite occidentali un odio verso il cristianesimo. Non mi riferisco solo a un fenomeno passivo come la disaffezione verso la pratica religiosa, ma piuttosto a un desiderio positivo di estinguere la Chiesa e la religione, in particolare quella cattolica. In Francia, diverse chiese sono state distrutte; alcune sono state bruciate. Hanno decapitato un sacerdote. Quando i presunti umoristi e i giornalisti si burlano della religione, il bersaglio principale è il cristianesimo». La reazione di fastidio e rifiuto che i parlamentari francesi hanno riservato alla loro collega sembra l'espressione di questo specifico astio anti cristiano. Si rende sempre più necessaria, dunque, la spinta positiva di quelle che proprio Joseph Ratzinger aveva chiamato minoranza creative, capaci di riportare linfa vitale in un groviglio di rami apparentemente secchi, tragicamente compiaciuti di essere prossimi alla caduta. (Fonte foto: X)
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