Sabato 01 Novembre 2025

Biancaneve “woke”, colossale flop Disney al botteghino

In Italia il film è partito bene, ma a livello internazionale è un bagno di sangue

biancaneve-liveaction
Anche se se ne parla - male, e parecchio- pare che questo non basterà a salvare il live action di Biancaneve dal flop. Da dove cominciamo? Il remake del primo classico della Disney sembra più un extreme make over movie edition finito in tragedia. La scelta dell'attrice che ha interpretato Biancaneve, la dolce, innocente, pallida Biancaneve che doveva il suo nome al colore del suo incarnato, è caduta su Rachel Zegler, giovane interprete di origini ispaniche e dalla pelle più che ambrata. Lei stessa non ha mancato di rivendicare la scelta della produzione per via di una versione documentata della fiaba (ah, anche filologa?) che giustifica il nome dato all'infante dai regali genitori perché scampati ad una tormenta di neve. Dal titolo e dalla trama, e quindi anche dalle assunzioni, sono spariti i nani e di conseguenza gli attori con nanismo. Non si volevano alimentare stereotipi, dicono (né le entrate economiche di attori con le caratteristiche fisiche necessarie al ruolo). I nani ci sono lo stesso, con i nomi che tutti ripetiamo come esercizio mnemonico e ce ne manca sempre uno all'appello; ma sono realizzati in CGI (computer generated imagery, immagini 3D animate), e sono chiamati "creature magiche", per la solita questione delle parole che si possono e non si possono dire: chissà, magari apriranno dei campionati. Il principe non c'è, si tratta più che altro di un attore rigorosamente non protagonista che riscuote un certo interesse da parte della principessa. Professione? Una specie di Robin Hood che con l'aiuto della coraggiosa Biancaneve svuota le casse della perfida, ricca e bellissima regina (lo specchio e i numerosissimi messaggi nella sezione commenti al trailer dovrebbero rassicurarla: la sua bellezza non è davvero minacciata) per distribuirle ai suoi sodali banditi, nani (ma quindi, veri attori con nanismo potevano recitare nella pellicola?). Chissà, forse l'uscita del film è stata semplicemente sfortunata (non lo crediamo, ma facciamo finta), una questione di mancato tempismo: pare che l'onda woke si stia ritirando (spiegavamo nel numero di marzo, qui per abbonarsi) e contro una intensa corrente di risacca non c'è molto da fare. Dovranno farsene definitivamente una ragione al quartier generale della Disney: le storie forzatamente riscritte anche a scapito del gusto del pubblico, i valori costretti a forza sul carro allegorico del politicamente corretto e del femminismo più estremo, i ruoli femminili tutti sacrificati all'idolo dell'autodeterminazione e del consenso informato non pagano. E non è una metafora: i dati al box office lo stanno dimostrando, salvo un'impennata di vendite che non sembra profilarsi a nessun orizzonte. «Biancaneve ha debuttato in sala anche all'estero (Italia compresa), dove ha raccolto altri 44,3 milioni di dollari che portano l'incasso globale del film poco sopra gli 87 milioni di dollari: Disney ed esercenti si aspettavano di arrivare almeno a quota 100» riporta Ansa, per una produzione che ne ha investiti 270 escluso il marketing, che ne ha richiesto un altro centinaio. E anche se in Italia è partito benino, l'esordio Usa è decisamente scoraggiante se confrontato ai risultati di un altro live action sempre in salsa woke del 2023, la Sirenetta, «che partì,  - si legge sul Giornale - il primo giorno, con 38.149.001 dollari, più del doppio al botteghino, per chiudere il week-end inaugurale Usa a quota 95.578.040 dollari. Ad essere realisti, invece, Biancaneve dovrebbe concludere, il suo fine settimana (i dati ufficiali si sapranno oggi), secondo stime, con appena 43 milioni di dollari nazionali, che diventano solo 87 a livello globale». (Fonte foto: screenshot, Disney IT, YouTube) ABBONATI ORA ALLA RIVISTA!

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