Nel discorso di apertura per la 69ma sessione della Commissione sulla condizione delle donne (CSW69) il 10 marzo scorso, Sima Bahous, sottosegretario generale Onu, ha richiamato i principi fissati nella Dichiarazione di Pechino del 1995, ricordato i passi in avanti fatti a favore di donne e bambine e assicurato che non arretreremo di un passo. Detta così, ci può anche stare: la faccenda ha molti aspetti più che condivisibili, come la lotta globale per l’accesso delle bambine all’istruzione e al lavoro, per il contrasto alla violenza così(mal)detta di genere, per la liberazione da forme di schiavitù e abuso. Peccato davvero che in queste lotte si ometta scientemente - e con desiderio di estendere questo abominio il più possibile - di parlare di quante donne non abbiamo nemmeno accesso alla propria vita fuori dall’utero materno e proprio in nome di un tragico pseudo diritto delle donne, l’aborto; e quante donne, sempre in virtù di un perverso principio di libertà altrui, vengono sfruttate per fornire un bambino ad altre donne o coppie variamente assortite come si trattasse di bene di consumo (ma si sa che ora va molto la vendita della customer experience e quindi sia, si vende “l’esperienza del figlio, la genitorialità”).C’è un altro discorso che rivela come qualcosa sia cambiato in questa edizione dell’evento, quello del Segretario Generale Guterres che ha parlato con una certa veemenza di quanto stia crescendo la terribile “piaga del patriarcato”. (sic!) Visto il punto di osservazione di cui può godere per la sua carica, si poteva sperare si riferisse agli usi e costumi di ancora troppi paesi che, in nome di credenze distorte, retaggi tribali o semplice ferocia, mantengono le donne in uno stato di sudditanza assoluta e infliggono alle bambine sevizie terribili come le mutilazioni genitali o i matrimoni forzati con uomini di 30 anni più vecchi di loro. No, pare ce l’avesse con gli Stati uniti e quando parlava di leader pronti a sacrificare l’uguaglianza delle donne dandola in pasto alle belve alludeva con tutta probabilità a Trump e al suo esecutivo. La colpa del nuovo-vecchio presidente Usa risiede nei tagli ai finanziamenti alla cosiddetta salute riproduttiva (anche se, purtroppo, ha ampliato l’accesso alla fecondazione in vitro e ridotto i costi) e ai nuovi ordini esecutivi emanati per ribadire la distinzione naturale tra maschi e femmine fin dal concepimento. Il fatto significativo di questa edizione è che la delegazione USA ha per la prima volta apertamente denunciato l’ideologia gender che ha tentato di cancellare a suon di indottrinamento e colonizzazioni ideologiche la differenza sessuale. L’evento, riporta infocatolica, «è stato sostenuto dall'amministrazione Trump e ha visto la partecipazione di istituzioni impegnate nella difesa della famiglia». L’iniziativa della missione diplomatica Usa è stata promossa con il C-Fam (Center for Family and Human Rights) e la Heritage Foundation, entrambi organismi no profit che fondano la loro prospettiva sul diritto naturale. «Nel corso dell'evento, Jonathan Shrier, rappresentante ad interim degli Stati Uniti presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, è intervenuto per ribadire l'impegno dell'amministrazione Trump nei confronti dei valori fondamentali che sostengono la vita sociale: famiglia, verità e libertà. Nel suo discorso ha condannato categoricamente le politiche che mirano a cancellare la nozione di sesso biologico e a sostituirla con costrutti ideologici che negano le differenze naturali tra uomini e donne».Nonostante le reazioni dei progressisti, che in nome della difesa delle donne tendono ad una tragica o addirittura perseguita eterogenesi dei fini (in una grottesca politica di difesa delle donne hanno per esempio reso impossibile alle atlete competere veramente alla pari perché, in nome del genere di appartenenza percepito e modificazioni ormonali indotte, numerosi uomini fino ad ora hanno potuto partecipare a competizioni femminili), è stata proprio la politica di Trump ha promuovere una vera difesa delle donne e della loro libertà. «Shrier ha sottolineato che la protezione degli spazi specificamente destinati alle donne, sia nell'istruzione che nello sport, è una priorità fondamentale per gli Stati Uniti. Ha inoltre messo in guardia dal pericolo rappresentato dall'imposizione dell'ideologia di genere nei sistemi educativi di tutto il mondo, che, a suo dire, costituisce una minaccia diretta all'integrità dei minori e al diritto dei genitori di educare i propri figli secondo i propri principi e convinzioni». Con tutti i distinguo necessari su altre mosse politiche messe in atto dal burrascoso presidente Trump, la linea della sua amministrazione schierata a difesa della verità sull’uomo nella sua complementarietà maschio-femmina non può che ricevere il sostegno energico dei credenti, ma anche delle tante persone di retta ragione e buona volontà che forse ora, finalmente, sentono di poter uscire ancora di più allo scoperto e possono contribuire al declino di una delle più nefaste e anti umane ideologie mai comparse nella storia. (Foto: Pexels.com/Imagoeconomica)
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