Questa mattina, nella solenne cornice della Sala Clementina del Palazzo Apostolico, Papa Leone XIV ha ricevuto in udienza i Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, in occasione dell’inizio del suo ministero petrino. Un discorso carico di significati simbolici e pastorali, che ha delineato l’orizzonte internazionale del nuovo Pontificato, nel solco della tradizione della diplomazia vaticana, ma con un’impronta personale fortemente marcata da esperienze vissute tra le Americhe e l’Europa.
Al centro dell'intervento del Pontefice, tre parole-chiave che si propongono come guida per il dialogo tra popoli, religioni e culture: pace, giustizia e verità.
Famiglia, fondamento di una società pacificata
Tra i passaggi più significativi, Leone XIV ha ribadito con forza la centralità della famiglia nella costruzione di società stabili e giuste. “
Occorre investire sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, ‘società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società’”, ha affermato, citando Papa Leone XIII, di cui ha voluto onorare la memoria fin dalla scelta del nome. Secondo il Papa, solo ripartendo dal nucleo familiare è possibile ricostruire un tessuto sociale frantumato e offrire ai giovani un contesto educativo e affettivo solido.
La pace, un dono che chiede impegno personale
Sul tema della pace, il Pontefice ha offerto una riflessione profonda e spirituale: “Troppo spesso la consideriamo una parola ‘negativa’, come mera assenza di guerra o di conflitto”, ha osservato, denunciando quella “brace sotto la cenere” che alimenta tensioni continue, nella vita privata come nelle relazioni internazionali.
Invece, nella prospettiva cristiana e interreligiosa, “
la pace è anzitutto un dono – il primo dono di Cristo: ‘Vi do la mia pace’ (Gv 14,27) – ma è anche un dono attivo, che coinvolge e impegna ciascuno di noi”. Una pace, ha proseguito, che si costruisce anzitutto “nel cuore, sradicando l’orgoglio e le rivendicazioni” e che richiede un uso responsabile delle parole: “Si può ferire e uccidere anche con le parole, non solo con le armi”.
Leone XIV ha ribadito l’importanza della libertà religiosa come base per il dialogo tra fedi e per la costruzione di un’autentica cultura della pace, “poiché l’esperienza religiosa è una dimensione fondamentale della persona umana”. Ha quindi invocato una rinnovata fiducia nella diplomazia multilaterale, invitando le istituzioni internazionali a recuperare la loro vocazione originaria di “spazi di incontro e di composizione dei conflitti”. E, citando papa Francesco, ha ricordato che “nessuna pace è possibile senza un vero disarmo” e che “
l’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo”.
Giustizia, rimedio agli squilibri e alle disuguaglianze
La seconda parola chiave evocata dal Pontefice è stata
giustizia, intesa come condizione essenziale per una pace duratura. “La Santa Sede non può esimersi dal far sentire la propria voce dinanzi ai numerosi squilibri e alle ingiustizie”, ha dichiarato, puntando il dito contro le condizioni di lavoro indegne, le disuguaglianze tra continenti e all’interno delle stesse società, e i fenomeni di esclusione sociale.
“
È compito di chi ha responsabilità di governo adoperarsi per costruire società civili armoniche e pacificate”, ha detto ancora, esortando a “
favorire contesti in cui sia tutelata la dignità di ogni persona, specialmente di quelle più fragili e indifese, dal nascituro all’anziano, dal malato al disoccupato, sia esso cittadino o immigrato”.
“Ciascuno di noi”, ha detto papa Leone, “può ritrovarsi in diverse condizioni nel corso della vita, ma la sua dignità rimane sempre la stessa: quella di creatura voluta e amata da Dio”.
Verità, fondamento di relazioni autentiche
Infine, il Papa ha voluto richiamare con forza l’urgenza della
verità, oggi messa a rischio dalla confusione semantica e dalla manipolazione comunicativa: “
Quando le parole assumono connotati ambigui e il mondo virtuale prende il sopravvento senza controllo, è arduo costruire rapporti autentici”.
«
La Chiesa non può mai esimersi dal dire la verità sull’uomo e sul mondo, ricorrendo quando necessario anche ad un linguaggio schietto, che può suscitare qualche iniziale incomprensione. La verità però non è mai disgiunta dalla carità». Nella prospettiva cristiana «
la verità non è l’affermazione di principi astratti e disincarnati, ma l’incontro con la persona stessa di Cristo»
Leone XIV ha infine collegato la ricerca della verità alle grandi sfide globali del nostro tempo: “Le migrazioni, l’uso etico dell’intelligenza artificiale e la salvaguardia della nostra amata Terra sono sfide che richiedono l’impegno e la collaborazione di tutti, poiché nessuno può affrontarle da solo”.
Un ministero nel segno della speranza
Concludendo, Papa Leone XIV ha ricordato che il suo ministero inizia nel cuore di un Anno Giubilare dedicato alla speranza. “È un tempo di conversione e di rinnovamento, l’occasione per lasciare alle spalle le contese e cominciare un cammino nuovo”, ha detto, con un auspicio finale che ha toccato le situazioni più critiche della scena internazionale: “Mi auguro che ciò possa avvenire in tutti i contesti, a partire da quelli più provati come l’Ucraina e la Terra Santa”.
Un messaggio forte e articolato, che delinea già i tratti principali del nuovo pontificato: dialogo, radicamento nella dottrina sociale della Chiesa, apertura universale e attenzione alle grandi sfide del presente, con uno stile che coniuga fermezza e umanità. (Foto: Imagoeconomica)
ABBONATI ORA ALLA RIVISTA!