Dopo la lunga telefonata tra Trump e Putin, il presidente USA ha assicurato che la conversazione durata ben due ore à stata «molto buona», al punto da poter condurre all'avvio immediato di negoziati per il cessate il fuoco e, successivamente, per la fine della guerra tra Russia e Ucraina. «I negoziati tra Russia e Ucraina inizieranno immediatamente», ha scritto Trump su Truth Social.Ha inoltre dichiarato di avere subito informato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e i principali leader europei: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, Emmanuel Macron, Giorgia Meloni, Friedrich Merz, e Alexander Stubb.
L'ultima notazione, degna di grande interesse, riguarda l'apprezzamento per la disponibilità di papa Leone XIV e del Vaticano ad ospitare i colloqui di pace:«Il Vaticano, rappresentato dal Papa, ha dichiarato di essere molto interessato a ospitare i negoziati». Una disponibilità offerta dal Pontefice appena insediato che in molti hanno apprezzato e che si presenta come universalmente credibile. Per quale motivo? Quello Vaticano è uno stato piccolissimo, senza grandi eserciti, senza reArm in corso, senza elmetti - esclusi quelli delle guardie svizzere-, e soprattutto senza scalpitanti volenterosi che non fanno che preoccupare, invece, la gente comune con i possibili scenari di conflitti ancora più estesi. Ma soprattutto è sede del Vescovo di Roma, capo della Chiesa.
Nel solco già tracciato da papa Francesco, Leone XIV chiede a tutti, governanti in primis, il coraggio della pace che procede esattamente dal dis-armo, a cominciare da quello delle parole. La Santa Sede ha una lunga tradizione di mediazione nei conflitti, anche prima dell'era contemporanea, quella in cui quanto più grave era diventata la minaccia portata dalle guerre, tanto più radicale e accorato si è fatto l'invito della Chiesa a tutti i popoli per la pace: fu Benedetto XV agli inizi della Grande Guerra a scrivere una lettera rivolta ai capi dei popoli in guerra chiedendo di giungere “quanto prima alla cessazione di questa lotta tremenda, la quale, ogni giorno più, apparisce inutile strage". "La guerra sempre è una sconfitta", diceva stanco ma deciso Papa Francesco a gennaio 2025.
E nella comprensione che la Chiesa ha maturato nei secoli di sé stessa, ciò che è sempre stato al centro del messaggio cristiano si è fatto via via più chiaro, e sempre più urgente: la pace, quella vera, è dono di Dio, Cristo è l'unico principe della pace ed è a Lui che occorre guardare, come ha ricordato fin dal primo affacciarsi al mondo Papa Leone XIV. Grazie a Dio possiamo contare su un altro tipo di sollecitudine, diversamente orientata da quella degli eurofili con l'elmetto, che ci auguriamo possano recuperare un po' di equilibrio: dipendesse dal loro andazzo attuale tutto riarmiamoci e partite, "ciao Core" (o "te saludi, Menego", a seconda della provenienza geografica). (Foto: Imagoeconomica)
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