Con un corale «ve l'avevo detto, non poteva durare». Così potremmo dire che sia finita la luna di miele tra Elon Musk e Donald Trump. «Sono deluso, ho fatto tanto per lui»; «senza di me non avrebbe vinto le elezioni» è la versione politica delle più classiche accuse che si scambiano due ex coniugi, freschi di divorzio. «Senza di me avrebbe perso, il suo nome è nei file di Epstein» specifica Elon. «Togliamogli i sussidi governativi», controbatte The Donald. E se è vero che era prevedibile che non potesse durare a lungo, è ancor più drammaticamente vero che la rottura burrascosa tra i due farà male un po' a tutti, agli Usa in primis, ma anche alla già poco unita Unione Europea e ai fragili tentativi di ricerca della pace nei principali focolai di conflitto attivi nel mondo.
COS'È SUCCESSO
Secondo la sintesi di Ansa, ma le stesse vicende sono reperibili su tutti i principali media, tra i due stanno volando stracci via social e dichiarazioni alla stampa: «Abbiamo avuto un ottimo rapporto, ma sono sorpreso, Elon mi ha molto deluso", ha detto il presidente americano ai giornalisti durante un'apparizione nello Studio Ovale accanto al cancelliere tedesco Friedrich Merz. Sentendosi dare in diretta su X dal suo ormai ex alleato dell'"ingrato": "Senza di me non avrebbe vinto le elezioni", ha tuonato il patron di Tesla mentre il titolo della società crollava a Wall Street. Ormai è scontro aperto, dopo che per giorni i due hanno negato i dissidi dietro all'addio di Musk al suo ruolo nel governo. Il tycoon ha svelato di averlo cacciato. Ed Elon ha "dato di matto"». Musk, che si era convertito a Trump e alla sua corsa alla Casa Bianca sostenendolo con 270 milioni di dollari subito dopo l'attentato a cui era scampato in Pennsylvania, era poi entrato con tutti e due i piedi nelle stanze dei comandi; per lui Trump aveva creato il ruolo di "special government employee", affidandogli il DOGE, il "Department of Government Efficiency", con il compito di "snellire l'efficienza governativa".
E per un quadrimestre Elon è sempre al centro della scena. A fine maggio arrivano però i primi segnali di crisi con Musk che si dimette da quel ruolo e che non tace più le critiche alla politica dei dazi ostinatamente perseguita dal Presidente; a poco valgono le rassicurazioni di Trump ("Elon è fantastico! Sarà sempre con noi e ci aiuterà ogni giorno"). I dazi, secondo Musk, spingono gli Usa verso la recessione e di sicuro hanno già colpito duramente le vendite delle sue Tesla (la componentistica arriva dalla Cina). «Trump è nei file di Epstein, per questo non sono ancora stati resi pubblici», posta a caratteri di fuoco Musk sul suo X. «Azzeriamo le commesse del governo alle imprese di Elon», risponde Trump. La goccia che ha fatto traboccare un vaso già di per sé colmo e dondolante è stata la legge di bilancio, il "Big Beautiful Bill", la legge di spesa del partito repubblicano. Secondo Musk un disastro annunciato ("disgustosa abominazione"), per Trump una norma condivisa (mentre pare sia stata approvata in fretta e col favore della notte). Il miliardario imprenditore che punta allo spazio ha già acceso i motori a un altro razzo, per ora una provocazione a mezzo X: « È ora di creare un nuovo partito politico in America che rappresenti effettivamente l'80% della popolazione di mezzo?» . In meno di un'ora 300 mila risposte, l'84% a suo favore.
GLI EFFETTI DELETERI DI UN DIVORZIO ANNUNCIATOOra, staremo a vedere se - e a cosa - porterà l'annunciata telefonata chiarificatrice tra i due annunciata per oggi. Intanto, per gli equilibri della Casa Bianca la rottura tra l'uomo più ricco del mondo e quello più potente non porta niente di buono, se è vero come pare che stiano recuperando spazio figure che non hanno così a cuore negoziati di pace e fine dei conflitti in corso: guadagna terreno il neocon Graham, sostenitore di un mantenimento di rapporti forti con gli alleati (Israele innanzitutto), e con lui Mark Levin e Mike Pompeo, ex capo della CIA. A questo si aggiunge lo scontro di Trump con il senatore Rand Paul, convinto oppositore delle “guerre senza fine”. Niente di buono dal divorzio vip in corso nemmeno per l'Unione Europea, già percorsa da spasmi incontrollati di singoli protagonismi a discapito di una linea politica comune e a conferma della debolezza della sua identità di fondo (se invece avessero ascoltato Giovanni Paolo II, i burocrati di allora!). Due galli in un pollaio, per quanto spazioso possa essere, non possono resistere a lungo. Dio ci guardi dagli auto proclamati salvatori del mondo, in stile «Marte, stiamo arrivando» alla Elon Musk, o alla «salve sono Trump, risolvo problemi di decenni in 4 giorni».Le saghe dei supereroi - e la tragica storia del Secolo breve - ci avranno pur insegnato qualcosa: i supereroi hanno la sinistra tendenza a trasformarsi in supercattivi. Addolora senz'altro vedere una politica che quanto più grida le proprie grandiose ambizioni, tanto più si mostra limitata nella visione della storia e della dignità dell'uomo che la abita. In sintesi, cari aspiranti padroni del mondo, siamo a posto così, il Salvatore del mondo esiste già e, Lui sì, davvero, ha già combattuto e vinto per noi. Promemoria per i moralisti nostrani: il Salvatore di cui sopra, tra le altre cose, ha detto anche "chi è senza peccato, scagli la prima pietra", speriamo abbia lo stesso effetto che ebbe sugli uomini del suo tempo. (Foto: Imagoeconomica)
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