Oggi è la memoria liturgica di uno dei santi più amati della storia della Chiesa, sant'Antonio di Padova, che per i padovani è semplicemente "il Santo". Amato da milioni di persone, viene invocato per le più diverse necessità perché considerato, a pieno diritto, capace di grandi grazie. Lo testimonia la famosa invocazione composta in suo onore da fra Giuliano da Spira nel 1233, due anni dopo la sua morte, e recitata ogni martedì nella Basilica a lui dedicata e in molte chiese del mondo. Ecco la versione in italiano:
Se cerchi i miracoli,
ecco messi in fuga la morte, l’errore, le calamità e il demonio;
ecco gli ammalati divenir sani.Il mare si calma, le catene si spezzano;
i giovani e i vecchi chiedono e ritrovano la sanità e le cose perdute.
S’allontanano i pericoli, scompaiono le necessità:
lo attesti chi ha sperimentato la protezione del Santo di Padova.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli.
Amen.
Tra i motivi per cui ci si rivolge con fiducia al grande santo francescano c'è anche la ricerca di un coniuge secondo la volontà di Dio e, di recente, quello di ottenere sollievo se si soffre di celiachia.
LA VITANasce in Portogallo, a Lisbona, nel 1195, probabilmente il 15 agosto anche se la data in questione è tradizione molto tardiva. Figlio di nobili, viene battezzato col nome di Fernando. «Nella prima adolescenza, - leggiamo su Aciprensa - fu circondato da frivolezze che lo abbagliavano, ma che in seguito seppe respingere con l'aiuto della grazia di Dio. La conseguente esperienza di libertà che sperimentò nella sua anima gli permise di stringere un'amicizia sincera con il Signore, un'amicizia che sarebbe durata tutta la vita. Come spesso accade ai buoni amici, il futuro Antonio non perdeva occasione per inginocchiarsi davanti al Santissimo Sacramento e pregare e pregare. Fu attraverso la preghiera che Antonio capì benissimo che solo Dio concede la vera forza». Quindicenne entrerà nel convento agostiniano San Vincenzo, sempre a Lisbona. Come per il cammino spirituale di tutti, anche quello del giovane Fernando è segnato da incontri: il più significativo avviene nel 1220 quando conosce i frati minori, i seguaci del famoso Francesco d'Assisi che portano a Coimbra le reliquie di alcuni martiri francescani. Come riporta il sito dedicato alla sua figura, «l’incontro si rivelerà fondamentale nel percorso di fede del giovane religioso: con grande sorpresa di tutti, nel settembre 1220 decide di lasciare i Canonici agostiniani per entrare a far parte dei seguaci di Francesco d’Assisi. Per l’occasione, abbandona il vecchio nome di battesimo per assumere quello di Antonio.»Ammesso al capitolo generale dell'ordine ad Assisi e, proprio per la sua profonda sapienza e umiltà, unite a grandi capacità oratorie, fu inviato a predicare in numerose città, soprattutto in Italia e in Francia, a difesa della fede cattolica e contro le insidiose eresie che dilagavano in quei tempi:«la sua eloquenza era tale che Papa Gregorio IX (1227-1241) lo chiamò senza esitazione "Arca del Testamento". La sua affabilità toccò il cuore della gente, che cercava di stargli vicino e in più di un'occasione gli strappò il saio. Per questo motivo, dovette essere assegnato a un gruppo di frati per proteggerlo».GRAZIE DI CONVERSIONE E MIRACOLILe sue catechesi, o sermoni, convertivano molti cuori, non era raro assistere a eretici o pagani che cadevano in ginocchio davanti a lui per aver trovato o recuperato la vera fede in Dio e il suo amore.«Fra Antonio si trasferì a Padova, dove aveva lavorato in precedenza. Lì denunciò e combatté i vizi sociali dell'usura e della frivolezza. Diede anche esempio di lucidità e saggezza: Antonio era un uomo studioso di grande capacità intellettuale». La sua forza veniva dalla preghiera assidua e grazie a quella otteneva da Dio di compiere molti miracoli. Uno dei più famosi riguarda la conversione istantanea di un albigese che sfidò il santo sulla reale presenza di Cristo nell'Eucarestia, e c'è di mezzo anche una mula, come racconta anche Aleteia: «Un giorno si trovava a Tolosa (Francia) per combattere gli errori dei nemici della Santa Chiesa e si mise a discutere con uno degli albigesi più tenaci. La lunga discussione finì per vertere sul sacramento dell’Eucaristia. Dopo grandi difficoltà, il difensore dell’errore venne ridotto al silenzio. Alla fine, sconfitto ma non convertito, ricorse a un’argomentazione estrema, sfidando il santo: “Basta con le parole, andiamo ai fatti. Se per qualche miracolo potete provare davanti a tutto il popolo che il corpo di Cristo è davvero presente nell’Ostia consacrata, abiurerò l’eresia e mi sottometterò al giogo della fede”.»E così avvenne: l'eretico propose di portare in piazza la sua mula, digiuna da tre giorni, e di farle scegliere tra una abbondante razione di avena e l'onore da riservare al Santissimo Sacramento poiché, secondo la fede cattolica e le parole di Antonio, ogni creatura avrebbe dovuto inginocchiarsi davanti al Dio incarnato. Ebbene la mula scelse Dio, riconosciuta la Sua presenza, per la grazia concessa da Dio stesso all'azione di Antonio, si inchinò davanti al ciborio con il Santissimo. L'eretico, che credeva all'inizio di mettere in scacco il grande predicatore, si arrese all'evidenza e mantenne la parola data diventando un fedele discepolo di Cristo e della sua chiesa. Sant'Antonio morirà il 13 giugno del 1231, sfinito dalla fatica e dalla malattia, nei boschi appena fuori Padova. «(...) ricevette l'estrema unzione, cantò a fatica un inno alla Vergine e, prima di partire per la Casa del Padre, disse con un sorriso sereno: "Vedo Nostro Signore che viene". Aveva solo 35 anni. Fu canonizzato da papa Gregorio IX meno di un anno dopo la sua morte e dichiarato Dottore della Chiesa nel XX secolo da papa Pio XII». In tanti ancora oggi lo invocano con piena fiducia: davanti a una delle tante statue che lo raffigurano col Bambino in braccio, in ricordo della visione che ebbe poco prima di morire, molti cuori affranti si rivolgono a lui certi della sua potente intercessione. Per la Chiesa la data di oggi è motivo di gratitudine anche per il dono di un'altra testimone dell'amore di Dio, la giovane sposa e mamma Chiara Corbella Petrillo, morta in questo giorno, nel 2012 e proclamata Serva di Dio nel 2018.