«Il buono scuola è la via per colmare il vuoto educativo»
I divari scolastici in Italia testimoniano ancora una volta la carenza del sistema. Una vera libertà di scelta delle famiglie non sarebbe un vantaggio per le scuole private ma per tutto il Paese
Sabato 31 maggio è stato presentato alla Camera dei Deputati lo studio promosso da Fondazione Agnelli e Fondazione Rocca dal titolo assai eloquente: Divari scolastici in Italia. Il risultato della ricerca offre dati tanto interessanti quanto allarmanti: ad esempio, lo studio della matematica proposto ad uno studente liceale del Sud presenta un ritardo di due anni rispetto a quello proposto ad uno studente suo coetaneo che abita al Nord, ancora viene confermata la stretta relazione tra il contesto socioeconomico in cui vivono gli studenti e i relativi risultati di apprendimento.
L’esito della ricerca non mi sorprende affatto, anzi conferma quello che vado affermando da anni. Fino a quando nella scuola italiana non si interviene radicalmente, con l’avvio della riforma che renda il nostro sistema scolastico veramente libero, veramente autonomo, veramente scelto dai genitori, con lo Stato che non è più gestore pressoché unico del servizio ma garante e controllore, gli esiti delle ricerche non potranno che descrivere il progressivo acuirsi dei divari fra i territori. Occorre che in Italia avvenga esattamente ciò che avviene in Europa e nel mondo, dittature escluse, ovviamente, ossia garantire ai cittadini - che hanno già pagato le tasse - il diritto di apprendere senza costi aggiuntivi. In tutti i Paesi europei i cittadini scelgono liberamente fra una scuola statale e una scuola paritaria, entrambe pubbliche, a costo zero, avendo già pagato le tasse. Si tratta di un modello che favorisce il pluralismo, la libertà di scelta educativa dei genitori, il diritto di apprendere degli studenti, la libertà di insegnamento dei docenti, in sostanza un sistema scolastico di qualità, con rendimenti scolastici ai primi posti Ocse Pisa. Non è un caso che in quelle regioni in cui sono state avviate politiche a sostegno della libertà di scelta educativa dei genitori, i risultati degli apprendimenti sono in linea con gli standard europei. La scuola potrebbe quindi tornare ad essere un vero ascensore sociale grazie anche ad una imposizione fiscale più equa ed efficiente.
Sappiamo, invece, che la situazione in Italia è diversa: le scuole pubbliche paritarie stanno morendo, poiché, già indebitate, non riescono a sostenere i costi di gestione, reggono solo quelle che, per poter garantire la continuità dell’opera, hanno rette pari al costo medio studente. Si tratta però di una situazione che è conseguenza di una iniquità del sistema: tra la chiusura e la retta pari al costo medio studente si sceglie la seconda possibilità, per poter garantire il pluralismo educativo, anche se con percentuali ridottissime. Per questo mi rivolgo nuovamente al Governo, al Ministro Valditara, a tutte le forze politiche, a livello trasversale, perché introducano il buono scuola, una misura a sostegno delle famiglie, non delle scuole paritarie: è la famiglia, infatti, che deve poter scegliere la scuola per i propri figli.
È chiaro che, come cittadini, non potremo che prendere atto delle scelte del Governo e del Parlamento, proprio in quanto cittadini, non possiamo, però, fare a meno di denunciare il pericolo incombente, una reale ipoteca sul futuro dei nostri giovani. È bene dirlo adesso e ripeterlo fino allo sfinimento, chi verrà dopo di noi deve sapere a chi attribuire la responsabilità. Sono fermamente convinta che le tragedie che caratterizzano la nostra società e di cui la cronaca ci informa ogni giorno hanno un'unica causa: il vuoto educativo, un vuoto che avrebbe potuto perfettamente essere evitato da una sinergia educativa tra le scuole pubbliche, statali e paritarie, a costituire una trama educativa di scambi, di rete, di relazioni, di esperienze. Mala tempora currunt, sed peiora parantur. Le forze politiche sono dunque chiamate ad una scelta: agire per ideologia o agire in scienza e coscienza.