Venerdì 24 Ottobre 2025

Nigeria, 200 cristiani massacrati dai jihadisti

«C'erano cadaveri sparsi ovunque», gli agghiaccianti resoconti dei superstiti alla strage

Nigeria 200 cristiani uccisi
Una mattanza. Non si può purtroppo definire altrimenti quanto avvenuto nella notte tra venerdì e sabato scorsi, nella comunità rurale di Yelewata, a Guma County, nello Stato di Benue, nella Nigeria centrale, dove almeno 200 cristiani, in gran parte cattolici, sono stati barbaramente assassinati da miliziani jihadisti - subito identificati come pastori fulani radicali - in un’operazione ferocemente pianificata. La strage ha coinvolto intere famiglie, che per lo più riposavano rifugiate in edifici adibiti ad alloggi temporanei allestiti nella piazza del mercato locale, dove trovavano accoglienza fino a 500 persone. L’orrore, come si accennava, si è consumato nel cuore della notte. I terroristi si sono fatti avanti urlando a squarciagola un inconfondibile «Allah Akbar», seguito da fuoco, coltellate e roghi che hanno ridotto in brandelli e cenere uomini, donne e bambini. Secondo la ricostruzione dei fatti della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acn), gli aggressori hanno agito per oltre tre ore, dando fuoco alle porte degli alloggi, sparando e sorprendendo parecchi nel sonno. Molti corpi sono stati bruciati fino a risultare irriconoscibili Il tragico bilancio, inizialmente stimato intorno a un centinaio, è stato corretto dalla Diócesi di Makurdi e confermato da ACN, che parla di «almeno 200» vittime. Padre Ukuma Jonathan Angbianbee, un sacerdote locale superstite dell’inferno, racconta il panico vissuto: cadono colpi attorno alla casa parrocchiale, lui e altri si sono gettati a terra, confidando unicamente nella protezione di Dio. Al mattino, la piazza del mercato si presentava spettrale, disseminata di corpi e detriti: «Quello che ho visto è davvero orribile. C'erano persone assassinate. C'erano corpi sparsi ovunque». Le forze di sicurezza locale - polizia e militari - avrebbero inizialmente respinto un primo assalto all’ingresso della chiesa di San Giuseppe ma, incapaci di arginare con efficacia gli assalti, si sarebbero presto poi ritirati, consentendo ai jihadisti di compiere il loro massacro. Sulla matrice jihadista della strage, va detto, non ci sono dubbi. Testimoni ed autorità locali indicano infatti senza esitazione i Fulani come responsabili, rifiutando alla radice qualsiasi formula ambiguamente inerente a «banditi» o «pastori sospetti». Purtroppo è tutto molto chiaro. Si tratta di miliziani spietati e che agiscono «con totale impunità», ha commentato infatti anche Amnesty International, parlando di incendi su larghissima scala e centinaia di persone disperse o scomparse. Prova di ciò è il fatto che, negli ultimi mesi, l’area in questione - a larga prevalenza cristiana - è stata bersaglio di un’escalation di violenze analoghe, definite «un attacco pianificato per costringere l’intera comunità a fuggire». A fine aprile, nella stessa regione di Benue e in Plateau, si contavano già decine di vittime, e lo scorso dicembre in Plateau furono uccise circa 200 persone in raid simili. Intervenuta con forza, la Conferenza episcopale nigeriana ha dichiarato che né stipendi civili né infrastrutture valgono quanto la vita umana: «Fallire a proteggere le vite significa perdere la legittimità morale del governo». L’arcivescovo Ignatius Kaigama di Abuja denuncia che gruppi jihadisti – tra cui Boko Haram e milizie Fulani - stanno tentando una «pulizia etnica» contro i cristiani nella Middle Belt, mentre il governo, sotto l’ex presidente Buhari, sarebbe penetrato da elementi filo-jihadisti nelle forze di sicurezza Emeka Umeagbalasi, direttore di Intersociety, parla di un’agenda di islamizzazione in atto, favorita da anni di disattenzione politica. Anche per tale disattenzione, per così dire, le reazioni di protesta e sofferenza si moltiplicano. I vescovi invitano a una reazione internazionale, chiedendo al governo nigeriano un piano concreto per garantire la protezione dei più vulnerabili. Da parte sua, Papa Leone XIV - nel Regina Coeli di domenica scorsa - ha affidato le vittime alle preghiere di tutta la Chiesa, chiedendo che sollevino le coscienze e spingano a un impegno comune per la pace in Nigeria. Una nazione martoriata dalle violenze soprattutto islamiste e che però, ciò nonostante, vanta un primato che non si ricorda mai abbastanza: quello di Paese con il tasso più alto di frequenza nei luoghi di culto. Pur sapendo che rischiano la vita ogni giorno – e la strage dei giorni scorsi ne è un tragico esempio -, questi nostri fratelli nella fede continuano a darne testimonianza. Dando anche una silenziosa me splendida lezione a tutti, a partire dal pigro Occidente. ABBONATI ORA ALLA RIVISTA!

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