Alla seconda edizione del Festival dell'Umano tutto intero – manifestazione iniziata oggi a Roma ed organizzata dal networkDitelo sui tetti –, sono tanti i rappresentanti delle istituzioni e della politica presenti; anche il direttore del Timone, Lorenzo Bertocchi, questo pomeriggio ha moderato una sessione dell'evento. Ebbene, in tale prestigioso contesto sono numerosi i saluti e le parole rilevanti che i presenti hanno potuto ascoltare. A partire da quelle del Segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin il quale, riflettendo sul disorientamento valoriale ed etico del nostro tempo, ha evidenziato che questo accade perché “l'uomo oggi” “rifiuta in diversi modi la naturale dipendenza dagli altri e dall'eco-sistema per essere come Dio” e “in questa sfrenata e spasmodica ricerca di autonomia, di autosufficienza, di indipendenza da tutti e da tutto, l'uomo moderno non è in grado di dare «la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana», dal senso della vita al concetto di bene e di peccato, dall'origine del dolore alla via per raggiungere la vera felicità”
Al Festival dell'Umano tutto intero, per la precisione indirizzato al Presidente di Ditelo sui tetti, Domenico Menorello, un significativo messaggio di saluto è arrivato pure da parte del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Un messaggio significativo anche perché, a ben vedere, tocca molti aspetti. In primis, Meloni ha manifestato condivisione con l’evento e il suo spirito: «Condivido il punto di vista che avete scelto per riflettere sulle grandi sfide della nostra epoca e per tentare di trovare delle possibili soluzioni. Infatti, sono convinta quanto voi che si possa riscoprire la forza di immaginare e di costruire una società migliore solo se l’uomo ha l’umiltà di ritrovare la sua vera identità e riscoprire qual è il proprio ruolo nel mondo, che è quello di difendere la vita, non di manipolarla o sentirsene padrone».
Riflettendo poi sull’Icaro di Matisse - l’immagine che scelta come simbolo del Festival -, il Presidente del Consiglio l’ha definito una «metafora potente del nostro tempo». E questo perché, ha evidenziato sempre Meloni,«Icaro incarna l’uomo che vuole farsi Dio, che trasforma i propri talenti in superbia e pretesa di dominio e che è incapace di mettere le proprie virtù al servizio del prossimo e del bene comune.Essere custodi, non padroni. Questo è lo spirito con il quale tornare ad abitare “i luoghi dell’umano”, quei luoghi nei quali ci si può riconoscere tra eguali, e nella coscienza delle proprie fragilità è possibile stringere un legame di comunione». Parole significative dopo le quali, proseguendo nel suo messaggio, Giorgia Meloni ha voluto fare un richiamo valorale ancora più esplicito, non senza una sottolineatura alla difficoltà che oggi comporta avere - e manifestare - certe posizioni.
«In questo tempo, chi parla di vita, famiglia, cura, sussidiarietà, educazione, è avvertito come un corpo estraneo, una via di mezzo tra un sognatore e un illuso», ha infatti affermato la Premier. Che tuttavia ha anche aggiunto che questo rischio – quello, cioè, di essere presi come «una via di mezzo tra un sognatore e un illuso» - meriti, nonostante tutto, di essere corso: «Sono dell’idea, però, che la nostra società abbia bisogno di uomini e donne che abbiano il coraggio di andare controcorrente e di affermare quei principi e quei valori che nei millenni hanno fatto dell’Italia quella splendida “eccezione” descritta da San Giovanni Paolo II. Un’eccezione che è la sintesi migliore della civiltà europea e occidentale, frutto dell’incontro tra la filosofia greca, il diritto romano e l’umanesimo cristiano».
Certo, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, da quando il Pontefice polacco esaltava quella che, appunto, chiamava «eccezione italiana»; e in tutto ciò il vento della secolarizzazione ha certamente contributo, per così dire, a normalizzare l’Italia, uniformandone sotto molti aspetti (anche se non su tutti) gli ordinamenti – sui temi etici – a quelli di altri Paesi europei. Ma proprio per questo il richiamo di Giorgia Meloni alle parole di Giovanni Paolo II sono importanti, perché stanno a dimostrare come quello della splendida «eccezione italiana» sia un aspetto che sta a cuore ancora a chi ci governa; non resta pertanto che augurarsi come, ad alcuni provvedimenti senza dubbio d’impatto – si pensi all’utero in affitto dichiarato reato universale -, ne seguano altri. Solo così, infatti, quel che resta dell’«eccezione italiana» potrà avere ancora futuro (Foto: Imagoeconomica)
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