Domenica 07 Dicembre 2025

Corte Suprema Usa: stop a soldi pubblici a Planned Parenthood

Ora ballano centinaia di milioni di dollari. E l’industria dell’aborto trema davvero

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L'organo giudiziario supremo degli Stati Uniti, la Corte Suprema, ha emanato una sentenza che non solo passerà alla storia ma ne sta anche modificando la traiettoria, in una direzione che solo qualche anno fa, nel mondo dell'aborto come diritto da estendersi a tutti e ad ogni condizione, sembrava impossibile. Con 6 voti a favore e 3 contrari (nove sono i giudici che la compongono) la Corte ha stabilito che i singoli Stati federali possono escludere Planned Parenthood dai rimborsi previsti da Medicaid, programma per l'assistenza sanitaria alle persone con reddito basso. Secondo il linguaggio progressista, i servizi che PP garantisce appartengono alla cosiddetta salute riproduttiva e in questi, naturalmente, rientra la pratica dell'interruzione di gravidanza, ovvero dell'aborto. Come riporta Il Fatto quotidiano, «circa la metà dei suoi pazienti riceve cure tramite Medicaid» ed era questo a consentire al colosso di ricevere ancora ingenti quantità di denaro dai fondi federali. La vicenda, della quale vediamo ora l'impatto giuridico e sicuramente vedremo quello economico e culturale da qui in avanti, ha avuto inizio nel luglio del 2018. Registrata come Medina contro Planned Parenthood South Atlantic, la controversia era partita dalla decisione del governatore della Carolina del Sud che, invocando la legge statale che vieta l'uso dei fondi pubblici per l'aborto, aveva dichiarato che Planned Parenthood non avrebbe più potuto partecipare al programma Medicaid, mentre nel contempo aveva disposto che altri fornitori continuassero ad offrire cure mediche e assistenziali. McMaster aveva accompagnato la firma dell'ordine esecutivo dichiarandone la ratio, ovvero la difesa della vita nascente: la Carolina del Sud, testuali parole, «ha una forte cultura e una lunga tradizione di protezione e difesa della vita e della libertà dei bambini non ancora nati». Una decisione che per la rete di cliniche abortiste si traduceva in perdite enormi: nelle città di Columbia e Charlestond, i principali centri urbani dello stato, gestiva infatti diverse filiali erogando centinaia di visite e altre prestazioni, tra cui migliaia di aborti. La reazione all'ordine esecutivo del governatore è arrivata da una affiliata Planned Parenthood, Julie Edwards che ha fatto causa allo stato della Carolina del Sud impugnando una norma federale del 1871 che difende i cittadini dagli atti illeciti compiuti da funzionari statali: escludere la rete abortista, secondo la Edwards, significava impedire ai pazienti di esercitare il diritto di scegliere il proprio fornitore di servizi medici. Il tribunale distrettuale ha inizialmente fermato l'esclusione di PP da Medicaid e nel 2024 anche la Corte d'Appello del quarto circuito, con sede in della Virginia ribadendo che ogni fornitori qualificato offerto da Medicair non potesse essere contestato. La Carolina del Sud si è quindi rivolta alla Corte Suprema con il seguente quesito: se «la disposizione del Medicaid Act che prevede che qualsiasi fornitore qualificato conferisca inequivocabilmente un diritto privato al beneficiario di Medicaid di scegliere un fornitore specifico», rendendo di fatto impossibile allo Stato la decisione di escludere uno specifico fornitore. Diritto di scelta del paziente versus diritto dello Stato di decidere quali fornitori siano ammissibili e quali no se di mezzo c'è un attacco diretto alla vita del concepito: quale pesa di più? Ieri la risposta con la sentenza a firma del giudice conservatore Neil Gorsuch: secondo la Corte suprema il diritto di scelta di un fornitore specifico non esiste. Ha dato quindi ragione alla Carolina del Sud e alla sua decisione di escludere Planned Parenthood dal programma Medicaid. «Oggi la Corte Suprema si è nuovamente schierata dalla parte dei politici che credono di saperne più di voi», ha dichiarato Alexis McGill Johnson, presidente della Planned Parenthood Federation of America rivolgendosi - indebitamente - a tutte le donne. Di tutt'altro segno la reazione del repubblicano Alan Wilson, procuratore generale dello stato: «Si tratta di stabilire chi governa la Carolina del Sud: se i nostri leader eletti o se gli attivisti fuori dallo Stato e i giudici non eletti. Siamo lieti la Corte abbia fatto la cosa giusta». Ora, con tale sentenza, accolta con «grande soddisfazione e speranza» anche da Pro vita & famiglia, potrebbe innescarsi una positiva sequela da parte degli altri 26 stati a guida repubblicana. Tradotto in soldoni, per la Planned Parenthood significherebbe perdere il 35% delle entrate, circa 700 milioni di dollari. Si attende ora il voto del Senato previsto per il 4 luglio sulla Reconciliation Bill già approvata alla Camera, che prevede tra i molti tagli anche 300 milioni di dollari dai fondi federali Medicaid per PP. (Foto: Imagoeconomica) ABBONATI ORA ALLA RIVISTA!

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