Dopo i contributi dell’avvocato Domenico Menorello, membro del CNB e promotore del network “Ditelo sui tetti”, e del dottor Renzo Puccetti, medico e bioeticista, riceviamo e volentieri pubblichiamo quello di Massimo Gandolfini, neurochirurgo e presidente del Family day. (L.B.)
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La sentenza 242/19 della Corte Costituzionale che ha depenalizzato il reato di aiuto al suicidio (580 C.P.) certamente non ha fissato una sorta di “diritto al suicidio”, ma ha purtroppo aperto un varco verso le istanze della cosiddetta morte volontaria medicalmente assistita. Il tema è di delicatezza enorme e chiama in gioco la coscienza personale e civile di ogni cittadino e della società in cui viviamo. In particolare, del cittadino che crede e si riconosce nel messaggio evangelico, nella Tradizione e nel Magistero Cattolico.
In questi giorni, il confronto riguarda l’opportunità o meno di scrivere una legge che recepisca l’esortazione che la Consulta ha lanciato al potere legislativo, cioè al Parlamento. Un ddl in tal senso, ddl 104 a firma dell’allora deputato, oggi senatore PD, Alfredo Bazoli, di contenuto decisamente aperturista verso il suicidio medicalmente assistito, venne approvato alla Camera dei Deputati nel 2020, ma non arrivò mai al Senato, per la caduta del governo Draghi. Si arriva così ai nostri giorni, con un dibattito che non riguarda soltanto la contrapposizione fra chi pensa che la vita è un bene a disposizione della volontà del soggetto (autodeterminazione) – come fosse un oggetto, di cui si può fare quel che si vuole – e chi (come il sottoscritto) ritiene esattamente il contrario - non solo sul piano religioso, ove non dovremmo spendere nemmeno una parola, ma anche sul piano laico, in quanto fondamento di ogni altro bene e diritto – ma che, oggi, riguarda l’opportunità o meno di scrivere una legge ad hoc.
Cominciamo col dire che, in ordine all’attività legislativa, il Parlamento è sovrano: accogliendo le sollecitazioni che provengono dalla Consulta, è libero di rispondere se, quando e come vuole. Ciò premesso, elaborare una legge che prevede la morte volontaria assistita, significa, di fatto, introdurre nel nostro ordinamento la possibilità legale di poter commettere un omicidio, non solo non sanzionato penalmente, ma addirittura ammesso socialmente. Si tratta di una contraddizione insanabile con la tradizione e le radici culturali del popolo italiano, ma soprattutto con la ratio fortemente personalistica che connota la nostra Costituzione. Si obbietta che – volenti o nolenti – questa deriva è già in atto dopo la sentenza 242/19: purtroppo è così, ma non dobbiamo dimenticare che una sentenza – per quanto autorevole sia – rimane una sentenza, da valutare caso per caso, mentre una legge dello Stato ha valore universale, con un’incidenza anche culturale di non secondaria importanza.
Il valore pedagogico di una legge è altissimo nella possibilità di “manipolare” – nel bene e nel male – le coscienze. Un riferimento storico – che cito solo a riprova di questa mia tesi – risale a pochi decenni fa: le leggi razziali manipolarono nel male tante povere, ingenue, deboli coscienze, facendo passare per socialmente utile e sano l’eliminazione di cittadini ebrei-italiani. E se accadesse oggi che una legge sulla morte assistita e provocata, innescasse un pendio scivoloso verso la cultura dello scarto (Papa Francesco), per la quale chi è fragile, malato, malandato, improduttivo, un peso per la società, che sottrae risorse, deve togliersi di mezzo … anzi, ha il “dovere sociale” di togliersi di mezzo? Se ci pensiamo bene – certamente in modo non voluto e concedendo la più grande buona fede – si è già aperto uno spiraglio in tal senso con la sentenza della Corte, ove si prevede che colui che si trova nella condizione di essere affetto da malattia inguaribile e sostenuto da presidi di sostegno vitale, può adire a suicidio medicalmente assistito, mentre chi è sano non può!
Ripeto, pensiamoci bene e ci accorgeremo che tutto ciò significa, di fatto, che esistono vite di serie A, quelle sane, vite di “valore”, che non si toccano, e vite di serie C che, in quanto tali, possono essere eliminate. Chi è più fragile, vulnerabile, bisognoso di tutto, è titolare di una vita che non vale più la pena di essere vissuta e che, dunque, può, ha i requisiti per, essere eliminata. Prevedere una legge in tal senso è drammaticamente dannoso sul piano antropologico, culturale, di civiltà giuridica, e al contempo è inutile perché i criteri che consentono il suicidio assistito – purtroppo – già ci sono e li ha fissati la Corte Costituzionale. Purtroppo – non finiremo mai di ripetere questo avverbio, purtroppo – già oggi chi aiuta un paziente a suicidarsi, non incorre in alcuna sanzione penale se i criteri fissati sono rispettati, come è avvento nella vicenda DJ Fabo/Marco Cappato. Sarà il singolo tribunale locale competente a valutare la correttezza della procedura, caso per caso, e ad oggi – quando lo stigma sociale e morale della condanna del suicidio è alto – sono pochissimi. Sette casi dal 2019.
Era così anche in Belgio, nel 2004, quando venne approvata la legge sulla morte assistita, suicidio/eutanasia, e nel 2023 sono diventati 3423. Così in Olanda (circa 6938), in Canada (oltre 10.000). Come dichiarò Bert Kaizer, fondatore del Expertise Centrum di Amsterdam, ove si pratica morte assistita: “L’eutanasia è contagiosa. Una volta che è sul menù, la gente la ordina”. Così in Olanda ove si sta discutendo la “legge della vita compiuta”: over 75 che possono accedere all’eutanasia senza alcuna motivazione … solo perché lo vogliono”. È uno scenario di una disumanità impressionante, che – tutti insieme, senza veti incrociati o delegittimazioni reciproche – abbiamo il dovere di fermare, ricordando le parole inequivocabili della Lettera “Samaritanus Bonus” (settembre 2020): «Coloro che approvano leggi sull’eutanasia e il suicidio assistito si rendono complici del grave peccato che altri eseguiranno. Costoro sono altresì colpevoli di scandalo perché tali leggi contribuiscono a deformare la coscienza anche dei fedeli». Certamente, nessuno di noi lo vuole e per questo dobbiamo impegnarci per cercare ogni piega, virgola, cavillo, scappatoia per fermare una legge che apra alla morte assistita, avendo lucida coscienza che il male minore si subisce, ci si lotta contro, si ostacola con ogni mezzo, si contrasta in ogni modo … mai si sceglie!
*Neurochirurgo e Psichiatra, Presidente Associazione Family day
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