Venerdì 24 Ottobre 2025

Sull'orlo della guerra o della pace

«Si vis pacem para bellum aut pacem?». Una riflessione del prof. Alessandro Beghini, Presidente della sezione di Verona della Società Internazionale Tommaso d’Aquino

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Numerosi sono i teatri di guerra a livello globale e non sarebbe vano chiedersi oggi come mai ci sia stata una recrudescenza di questi proprio dopo la pandemia per Covid-19 quando da più parti molti proclamavano e ostentavano una nuova fraternità umana paventando, con un linguaggio guerresco, la percezione di una nascente solidarietà mondiale contro il “terribile” virus. Ma dai focolai pandemici si è passati ai focolai di guerra e dalla presunta solidarietà mondiale alla belligeranza diffusa che sta ridisegnando nuove mappe geopolitiche. Papa Leone XIV esordì, appena eletto, con un messaggio tanto profetico quanto drammatico il cui fulcro è la parola Pace. Pace che non è semplicemente una assenza di conflitto, ma la ricerca costante e faticosa di una possibilità di tranquillità dell’ordine ovvero una disposizione armonica della società quando tutto funziona bene al suo interno e non teme pericoli dall'esterno, come insegna sant’Agostino. Se da un lato possiamo citare il politico ed economista britannico John Noble che nel suo If you wish for peace, prepare for peace ha aggiornato il noto Si vis pacem para bellum, dall’altro, non soddisfatti di una definizione di pace come mera assenza di guerra, vale la pena chiedersi però come devono essere declinate pace e guerra. Nella prospettiva del santo di Ippona la pace scaturisce principalmente dalla pratica della giustizia. Ed essa è sì una virtù, ma anche uno stato d’animo, una disposizione alla benevolenza, alla fiducia. Ma davvero la pace si può limitare a questo o, nella sua essenza, è qualcosa di più o di diverso? La dottrina di Tommaso d’Aquino insegna che la pace trova il fondamento nella concezione della provvidenza divina, andando oltre l’insegnamento del profeta Isaia che ripeteva, assieme ad Agostino, che la pace è effetto della giustizia. L’Aquinate spiega che è la carità, ovvero la regina delle virtù, la causa prima e diretta della pace (Somma di Teologia II-II, q.29, a.3) perché non segue la logica del dovuto, che può al massimo dar origine all’alleato o al socio, ma quella del gratuito, che si rapporta all’altro come ad un amico. Pertanto, l’ordine non viene meramente inteso in senso statico o giuridico, ma in senso dinamico e politico, cioè  l’atto di ordinare, ovvero un atto etico volto ad unificare le dimensioni interiori e personali con quelle esteriori mondane e storiche. Per questo nel pensiero tommasiano la pace radicata nell’amore si contrappone non tanto alla guerra, quanto all’odio e alla violenza che della guerra ne sono le radici. Secondo san Tommaso tutte le creature cercano la pace. Nell’uomo, però, questa ricerca si declina secondo un triplice ordine: un ordine verso se stesso, un ordine verso Dio e un ordine verso il prossimo. Ma, e qui sta la genialità dell’autore, «non può esservi vera pace che nel desiderio del vero bene; perché qualsiasi male anche se da un certo punto di vista è bene e soddisfa così l'appetito, ha molte carenze che lasciano l'appetito inquieto e turbato. Perciò la vera pace non può trovarsi che nei buoni e nel bene. Mentre la pace dei cattivi è una pace apparente e non vera» (Somma di Teologia II-II, q.29, a.2, ad3). La vera pace, insegna ancora il nostro, è fatta nella vita presente dal disprezzo delle ricchezze materiali e dell'assoggettamento alla concupiscenza, dalla contemplazione della verità e della divina sapienza. Se è vero che ognuno di noi sceglie il bene in quanto riconosciuto come vero bene, il buon governo allora non può che adoperarsi al bene stesso della comunità, ovvero alla sua salvezza «così come il comandante di una nave ha il compito di condurla al porto della salvezza senza subire i danni che le potrebbero derivare dalle insidie del mare. Ora, il bene e la salvezza di una pluralità di persone aggregate insieme consiste nell'unità, che prende il nome di "pace"» come scrive negli Opuscoli politici (Libro I, cap.3). E tutto questo è stato magistralmente sintetizzato da Papa Leone XIV nel corso del recente Giubileo dei Governanti sostenendo che solo «una buona azione politica (…) può offrire un efficace servizio all’armonia e alla pace sia a livello sociale, sia in ambito internazionale». (Foto: Imagoeconomica) ABBONATI ORA ALLA RIVISTA!

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