Giovedì 23 Ottobre 2025

Card. Koch: «Auspicabile riaprire l’accesso alla Messa antica»

In un'intervista rilasciata martedì, Koch ha affermato di «non aver parlato con Papa Leone XIV di questa questione e di non voler alimentare false speranze». Ciononostante, ha sottolineato: «Personalmente, sarei lieto se riuscissimo a trovare una buona soluzione»

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La liturgia latina tradizionale non è solo un capriccio, ma anzi è auspicabile che sia resa accessibile per non creare inutili divisioni. È questa la posizione del cardinale Kurt Koch, da quindici anni prefetto del Dicastero vaticano per la promozione dell'unità dei cristiani, intervistato da kath.net. Il cardinale, che abbiamo recentemente intervistato anche sulle pagine della nostra rivista (a cui è possibile abbonarsi qui) non ha particolarmente apprezzato le posizioni di Papa Francesco a riguardo. La sua lettera apostolica Traditionis custodes nel 2021 ha limitato l'utilizzo del Messale pre-concilio Vaticano II alle solo diocesi in cui dei gruppi celebravano la Messa tradizionale da prima della sua nuova disposizione. E anche riguardo a questi bisogna accertarsi che non neghino la riforma liturgica e il Concilio Vaticano II e che non celebrino nelle chiese parrocchiali. L'attaccamento alla tradizione, per il defunto Papa, non era qualcosa di particolarmente positivo, per così dire. Ma se l'obiettivo era non creare divisioni, non è stato raggiunto. “Papa Francesco ha scelto un approccio molto restrittivo in questo senso. Sarebbe certamente auspicabile riaprire la porta ora chiusa” ha spiegato Koch, che propone di tornare alle posizioni di Benedetto: “Papa Benedetto XVI ha indicato la strada da seguire, credendo che qualcosa che era stato praticato per secoli non potesse essere proibito”. Ha precisato però di “non voler alimentare false speranze”: “Non ho parlato con Papa Leone XIV della questione”. Il cardinale ha poi commentato i progressi sull'ecumenismo dello scorso pontificato: “In primo luogo vanno sottolineati i suoi (di Papa Francesco) incontri diretti con i rappresentanti delle altre Chiese. In secondo luogo c'è il cosiddetto 'ecumenismo del sangue', un termine da lui coniato dopo Giovanni Paolo II. I cristiani non sono perseguitati perché sono cattolici, ortodossi o protestanti, ma perché sono cristiani. Il sangue dei martiri ci unisce non ci divide” ha spiegato Koch, secondo cui i progressi sono stati però bloccati da Fiducia supplicans, che gli ortodossi hanno visto come una velata approvazione di pratiche inaccettabili, alienandoli ulteriormente. Secondo il cardinale si potrebbe risolvere la difficoltà sul primato di Roma. Gli ortodossi già accettano un primato onorario, va solo stabilito se debbano esservi associati determinati doveri e diritti: “Nel 1995 Giovanni Paolo II invitò tutte le Chiese cristiane a sviluppare congiuntamente una pratica del primato, affinché l'ufficio petrino non fosse più un ostacolo, ma piuttosto un aiuto nel cammino verso l'unità”, aggiungendo che l'anno scorso il dicastero per la promozione dell'unità dei cristiani ha distribuito a tutte le Chiese cristiane un documento a riguardo e attendono le risposte per sottoporle a Papa Leone e decidere come procedere. Un “problema importante” sta invece nella mancanza di unità all'interno della stessa ortodossia: “Mentre cerchiamo l'unità, stanno emergendo nuove divisioni all'interno dell'Ortodossia, ad esempio riguardo alla dichiarazione di autocefalia della Chiesa ortodossa in Ucraina”. Si dice però fiducioso sulla possibilità di fare progressi grazie a Leone: “Ha un legame interiore con il mondo orientale”. La via tracciata dal papa, secondo il cardinale, è quella della sinodalità agostiniana, seguendo la frase del santo “Con voi sono cristiano, Per voi sono vescovo” (Foto: Imagoeconomica) ABBONATI ORA ALLA RIVISTA!

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