Cristiani in Nigeria
Meeting, Meloni: «Ha ragione Draghi ma l’Ue non è debole da oggi»
La premier accolta da un’ovazione al Meeting di Rimini ricorda che l’Ue può ripartire solo se riscopre le sue radici e la sua anima. A Cl: «Non vi siete rinchiusi nelle sacrestie nelle quali volevano confinarvi»
27 Agosto 2025 - 14:40

Pubblichiamo di seguito ampi stralci del discorso che la premier Giorgia Meloni ha tenuto questa mattina al Meeting di Rimini (La Redazione)
L’Europa tra sfide e radici
«Un’Unione Europea che sembra sempre più condannata all’irrilevanza geopolitica, incapace di rispondere efficacemente alle sfide di competitività poste dalla Cina, dagli Stati Uniti, come ha giustamente rilevato Mario Draghi qualche giorno fa da questo palco. Ora, io che sono passata dall’essere “un’impresentabile” a chi oggi viene considerato quasi mainstream, posso dire che quelle stesse cose le dicevo anch’io anni fa, quando però nessuno voleva ascoltarle. E non lo dico per rivendicazione personale, ma perché la realtà, alla fine, presenta sempre il conto.»
«Questa fase di enormi mutamenti ci offre per paradosso una grande opportunità, che possiamo cogliere solo se l’Unione Europea sarà capace di riscoprire la propria anima e le proprie radici. Sì, anche quelle culturali, anche quelle religiose, colpevolmente negate anni fa. Banalmente, perché se non sai chi sei, non puoi neanche definire il tuo ruolo nel mondo, la tua missione nella storia.»
Mattoni nuovi per l’Italia e il mondo
«Mi ha colpito molto il titolo che avete scelto quest’anno, che richiama una frase di T.S. Eliot: “Non smettere mai di cercare, e alla fine della tua ricerca arriverai dove sei partito e conoscerai quel luogo per la prima volta”.
Viviamo in un tempo che sembra un deserto: un deserto di valori, di identità, di senso. Ma anche nei deserti si può costruire, se si ha il coraggio di farlo con mattoni nuovi.
Mattoni che non sono fragili, che non si sgretolano al primo soffio del vento, ma che sanno resistere perché poggiano su fondamenta solide: la nostra storia, la nostra cultura, i nostri valori.
Non significa chiudersi nel passato, ma anzi avere la capacità di innovare, di guardare avanti con strumenti moderni e metodi nuovi, senza mai smarrire ciò che siamo.»
Politica estera e sicurezza
«In politica estera, in questi tre anni, l’Italia ha recuperato centralità e credibilità. Oggi il nostro Paese è considerato stabile, autorevole e affidabile, capace di difendere i propri interessi ma anche di essere protagonista di proposte che possano aiutare a risolvere le grandi crisi internazionali.
Lo abbiamo dimostrato sulla guerra in Ucraina, dove la nostra proposta per garantire la sicurezza di Kiev, ispirata all’articolo 5 della Nato, è oggi la principale sul tavolo. È un contributo alla pace del quale dobbiamo essere fieri.
Lo abbiamo dimostrato anche in Medio Oriente. Non abbiamo esitato a sostenere il diritto di Israele a difendersi dopo l’orrore del 7 ottobre, ma oggi diciamo con la stessa chiarezza che la reazione è andata oltre il principio di proporzionalità, causando troppe vittime innocenti e coinvolgendo anche comunità cristiane.
Hamas deve rilasciare subito tutti gli ostaggi. Israele deve fermare gli attacchi, bloccare le violenze dei coloni in Cisgiordania e consentire un accesso umanitario pieno alla Striscia di Gaza.»
Politiche migratorie e cooperazione internazionale
«Sulle politiche migratorie abbiamo scelto la strada della serietà. Non quella dei proclami o delle promesse irrealizzabili, ma quella del lavoro quotidiano, della cooperazione con i Paesi di origine e di transito, dei risultati concreti.
In questi anni gli sbarchi sono diminuiti in modo significativo perché abbiamo costruito accordi solidi e rapporti di fiducia, e perché l’Italia è tornata a essere un interlocutore rispettato e credibile, capace di proporre soluzioni che guardano al lungo periodo.
Il Piano Mattei per l’Africa è la dimostrazione concreta di come intendiamo affrontare il tema migratorio: non con slogan o soluzioni di facciata, ma con un approccio serio, di cooperazione tra pari. L’Africa non è un continente povero, come ricorda spesso il cardinale Robert Sarah, ma un continente ricco di risorse e di potenzialità, che però troppo spesso sono state sfruttate da altri, senza che quelle ricchezze rimanessero nei territori che le possedevano.
Ecco perché lavoriamo per costruire con i Paesi africani un partenariato vero, che investa in infrastrutture, energia, formazione, capitale umano, per offrire alternative concrete a chi oggi è costretto a migrare. È così che si affrontano le cause profonde dell’immigrazione, ed è così che si restituisce dignità a quelle persone e a quelle nazioni.»
Famiglia e natalità
«Anche qui, il declino demografico non è l’unico scenario possibile. Il declino è sempre una scelta.
Combattere quel declino è la nostra scelta e faremo ogni sforzo necessario a ricostruire una società amica della famiglia, amica della natalità, nella quale la genitorialità sia un valore socialmente riconosciuto, protetto e sostenuto, nella quale la famiglia torni a essere riconosciuta e valorizzata per il ruolo insostituibile che svolge.»
Scelta religiosa e impegno sociale
«Voi che siete rimasti fedeli al carisma del vostro fondatore, non avete mai disprezzato la politica, anzi, non vi siete rinchiusi nelle sacrestie nelle quali volevano confinarvi.
Vi siete sempre sporcati le mani, declinando nella realtà quella scelta religiosa nella quale mezzo secolo fa altri volevano ridurre il mondo cattolico italiano e che San Giovanni Paolo II ha ribaltato quando ha descritto la coerenza nella distinzione degli ambiti tra fede, cultura e impegno politico.
Don Giussani, in un suo celebre discorso tenuto ad Assago nel 1987, invitava i politici a guardare sempre ai movimenti che dal basso nella società esprimono il senso religioso, cioè quella energia sacra del cuore che si evidenzia come desiderio di libertà e di giustizia, come rispetto per la dignità di chiunque, come opere che aiutano le persone a lavorare, a fare rete, a lavorare.
C’è bisogno di questo per reagire in un tempo stanco e disincantato, ma nel quale la speranza resiste ancora. Quella speranza che non cede, che si radica nella determinazione, che ci spinge a credere e a combattere anche quando tutto sembra avversarci.»