Venerdì 24 Ottobre 2025

Monastero wi fi, conto alla rovescia per l’edizione giubilare

A Roma il prossimo 20 settembre appuntamento con il capitolo generale dell’apostolato nato dalla giornalista Costanza Miriano: «Quest’anno un pellegrinaggio che farà attraversare la porta santa»

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«Un pellegrinaggio da una tomba all’altra dei due uomini che con Cristo hanno cambiato la faccia della terra, duemila anni fa, e che continuano a vegliare sulla Chiesa, l’apostolo delle genti e il primo Papa». Così nel suo blog Costanza Miriano presentava l’ormai prossimo “capitolo” del “Monastero wi fi”, esperienza nata più di cinque anni fa che ha all’attivo sei edizioni e migliaia di partecipanti ogni anno e le cui catechesi sono state raccolte dal Timone. Più che partecipanti ad un evento a dire il vero, sono “monaci wi fi”, laici cercatori di Dio dentro le giornate frenetiche dell’epoca dell’intelligenza artificiale, donne e uomini immersi in questo mondo sfaccettato e complesso a cui si ostinano a non voler appartenere tenendo lo sguardo sempre al cielo. L’anno scorso a San Pietro si messo a tema niente di meno che l’importanza del digiuno nella vita spirituale, era l’ultimo dei “cinque pilastri” sui cui Costanza Miriano – madrina dell’evento insieme a Monica Marini e ad un manipolo di amiche quasi tutte bionde -  nel suo Si Salvi chi vuole (Ed. Sonzogno) invitava a strutturare la vita spirituale. Ma non è stato l’ultimo appuntamento di un apostolato che conta anche decine di “Monasterini” in giro per l’Italia, quest’anno si prepara l’edizione giubilare, che si snoda sottoforma di pellegrinaggio. Si parte alle 10 di sabato 20 settembre dalla Basilica di San Paolo Fuori le Mura, si arriva alle 16.30 alla Basilica di San Pietro, passando per la Porta Santa, per quasi sei chilometri di cammino e per tre catechesi: il cistercense Mauro Giuseppe Lepori, l’oratoriano Maurizio Botta e don Riccardo Cendamo. E mentre crescono le iscrizioni abbiamo raggiunto colei che ha ispirato questa iniziativa. Costanza Miriano, ma non sonoo finiti i pilastri? L’avventura continua? «Direi che l’avventura continua, sì, anche se i cinque pilastri pensavamo di averli piantati tutti, grazie ai sacerdoti che ci hanno parlato, in questi sei anni, di: come avere una vita spirituale seria e poi dal secondo anno di preghiera, parola di Dio, confessione, Eucaristia e digiuno. L’idea per questo settimo anno era di fare un incontro su Maria Madre della Chiesa che fosse un po’ conclusivo, per poi porci il problema di continuare o meno. E invece con il Giubileo ci hanno detto che un incontro di una giornata intera non sarebbe stato possibile in nessuna Basilica papale (e nessun’altra chiesa poteva contenerci tutti). Così i fatti da soli hanno portato a un’organizzazione particolare». Che cosa prevede il programma di quest’anno e come è stato pensato? «Più che pensato, appunto, è stato dettato dalle circostanze; ci avevano offerto la Basilica di San Paolo solo per mezza giornata, lo stesso quella di san Pietro, e allora ci siamo adeguati: va bene, abbiamo detto, ci prendiamo una mattina sulla tomba dell’Apostolo delle genti, poi cammineremo tutti insieme meditando e pregando, e arriveremo dopo un cammino di due ore sulla tomba del primo Papa. Solo organizzando ci siamo resi conto della complessità della cosa, ma ormai eravamo in ballo, e vuol dire che balleremo. Al momento siamo intorno ai duemila iscritti, ma credo che aumenteranno, come succede ogni anno alla fine. Ci saranno due catechesi a San Paolo, meditazioni e rosari itineranti, messa a San Pietro. Il tutto dalle 10 alle 16.30, con partenza da San Paolo alle 11.30, in modo che anche chi non può dormire a Roma riesca a fare tutto in giornata». Dopo sei anni e un piccolo gregge che continua a crescere, vi sarete fatte un’idea di quello che secondo voi la gente cerca e anche sulle ragioni per cui fatica a trovarlo… «Penso che nella Chiesa ci sia una ricchezza enorme, e tante persone, anche se vi attingono dalla propria realtà locale, sono felici di poter ricevere altro nutrimento, come delle pecore che ogni tanto vanno a brucare in un nuovo pascolo, magari in altura, con delle erbe profumate e nuove. Poi ci sono pecore meno fortunate, che a volte abitano in zone in cui i pascoli sono un po’ rinsecchiti, dove faticano a nutrirsi, e allora ricevere nuovo nutrimento diventa quasi necessario. Infine c’è il tema dell’amicizia: ritrovarsi, o conoscersi, vedere che ci sono tanti altri da tante parti del nostro paese (e qualcuno anche da fuori) che fanno lo stesso nostro cammino, alla ricerca del nutrimento, fa bene. Penso che questa esperienza essenzialmente ha il compito di far circolare il bene: quello che c’è fra i pastori, quello che c’è anche nel gregge». Il 20 settembre è il giorno dei Santi Martiri del Vietnam, possono dire qualcosa ai monaci wi fi del terzo millennio? «Sai che non lo sapevo? Credo che siamo tutti chiamati a testimoniare che il Signore è al primo posto nel nostro cuore. Questo dicono i martiri. Loro sono stati pronti a giocarsi la vita fino al sangue. Noi siamo chiamati a giocarci la vita non tutta insieme, magari a pezzi, anche se non spargiamo sangue: forse ci è chiesto di passare sopra al nostro orgoglio, a un desiderio, di dare un po’ dei nostri beni, di rinunciare a imporci in qualcosa. Ognuno di noi sa cosa è disposto a dare pur di non perdere la relazione con il Signore, e – parlo per me – non sono sicurissima di averlo messo al primo posto, ancora». E il prossimo anno? «Beh, il prossimo anno a questo punto ci “tocca” organizzare il Capitolo su Maria Madre della Chiesa. Se poi si andrà avanti o no, saranno i fatti a dircelo. Dio è nella realtà, mentre il nemico spadroneggia nei nostri pensieri, emozioni, desideri, proiezioni. Cerchiamo di stare ai fatti, e obbedire semplicemente alla realtà. Se la nostra piccola idea può fare ancora del bene a qualcuno, continueremo». (Foto: Credit Cristian Gennari) ABBONATI ORA ALLA RIVISTA!

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