Come arrivare a capire che quello che la vita ci ha offerto era precisamente il meglio per noi anche quando il senso comune urla che è una bugia, anche quando le luci accese sulle vite degli altri (e con i social le luci sono sempre più accese) ci dicono che a loro è andata sicuramente meglio che a noi? Risponde Costanza Miriano, nel suo nuovo libro
Per gentile concessione dell'autrice pubblichiamo un breve estratto del nuovo libro di Costanza Miriano, "Non desiderare la vita d'altri", Ed. Sonzogno, pag. 192, € 17,00.
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Perché vogliamo i soldi? A parte per vivere, perché vogliamo i soldi?
Per poter comprare tutto quello che vediamo?
Per poter esibire macchine costose che dicano al mondo che ce l’abbiamo più lungo?
Per sentirci protetti dalla vita?
Per poter fare tutto quello che ci pare?
Per poter controllare circostanze e persone, quindi per avere potere?
E veramente, quando possiamo tutto questo, siamo felici?
Alcune persone hanno dato una risposta diversa a questo desiderio, o meglio, hanno ascoltato questo desiderio, andandovi a fondo.
Il santo – perché i santi sono gli unici veri ribelli al senso comune – più amante della ricchezza è stato Francesco. Il santo più frainteso della storia. Altro che il poverello, il pazzo di Dio. Era un genio, ed era un guerriero, e uno che non si fermava davanti a niente. Francesco ha amato la ricchezza fino alla fine, più di tutti. Lui ha aperto una strada nuova, e ha trovato una risposta a questo suo desiderio di essere ricco, in una forma che ha cambiato la storia, ma prima di tutto il suo cuore.
Non è che Francesco non voglia più essere ricco, è che a un certo punto vuole la ricchezza vera. Vuole tutto. Vuole incontrare Dio. Vuole l’unione con Cristo. Comincia un cammino alla ricerca della pienezza, proprio perché non ama la povertà, ma al contrario vuole che tutto il mondo sia suo.
Ogni desiderio dice qualcosa di noi, e non va mai negato e basta. Ci dice per cosa è fatto il nostro cuore, è un richiamo verso l’alto, la pienezza, le stelle. Desiderio viene sidera, stelle; è il momento in cui siamo privati, siamo lontani, “de”, dalle stelle. Ma volere le stelle è una cosa buona, che richiama il cuore verso l’alto.
La scoperta esplosiva che fa Francesco, la cosa fondamentale che capisce, è che noi siamo doppi, c’è dentro di noi una specie di Mister Hyde. Mentre il dottor Jekyll è così buono e gentile con chiunque, mister Hyde è davvero mostruoso, dice e pensa e a volte fa delle cose irripetibili. C’è in ognuno, proprio in tutti tutti, ne parla anche san Paolo nella lettera agli Ebrei (non faccio il bene che voglio ma il male che non voglio), e prima di tutto ne parla il Vangelo, a più riprese (dal cuore dell’uomo viene ogni sorta di male…). Questa condizione è la causa di ogni nostro combattimento, di ogni fatica, anche di ogni desiderio vissuto come una mancanza e riempito con cose che non la saziano, e non vissuto per quello che è, un richiamo alla pienezza. È la causa di ogni nostra ribellione e scontentezza, di ogni insoddisfazione, di ogni tentativo di scappare dalla nostra storia.
Ecco, Francesco è uno che questo mondo interiore, questo inconscio, questo Mister Hyde lo prende di petto.
A un certo punto fa il gesto più contro sé stesso che si possa immaginare: abbraccia e bacia un lebbroso. Va contro la sua natura, la sua cultura, il suo gusto. Non perché fosse pazzo, ma perché non voleva perdere tempo con le pippe mentali della fede, voleva andare alla sostanza, incontrare il suo inconscio, quella parte oscura che gli impediva l’unione piena con Cristo. Va contro un muro a duecento all’ora, e a quel punto qualcosa si rompe dentro di lui, e, racconta, “quello che per me era amarezza diventò dolcezza di anima e di corpo”. Da allora tutta la sua vita, e la storia della Chiesa e quindi anche del mondo, cambia. Comincia a vivere coi lebbrosi, a Rivotorto, si prende cura di loro, li lava, bacia le loro ferite purulente.
Se volete fare un’esperienza seria di cristianesimo, diceva padre Emidio, dovete trovare uno che proprio vi ripugna, lo abbracciate e in quel momento cominciate a sentire la conversione, altrimenti le altre sono tutte chiacchiere. Quel mondo interiore oscuro, lì dove il peccato originale ha lasciato la sua impronta, si neutralizza con gesti “contrari”, con gesti che rompano, che spezzino.